Il 20 Ottobre dalle 10.30, presso il Dipartimento di SCIENZE della FORMAZIONE, Aula Volpi, Università di Roma Tre, si svolgerà la giornata organizzata dal MCE, AIMC, cidi, Proteo e Università Roma3 «La scuola pubblica per ricostruire legami di solidarietà».
Si potrà partecipare sia in presenza che in streaming, su Teams al link urly.it/3q8yv nella locandina. Prenotazioni al link urly.it/3qdjg
La poesia si rivela come un linguaggio immediato, che riesce a toccarci in profondità anche solo con poche parole.
Affrontare un laboratorio di poesia nella scuola può significare non solo dare spazio alla bellezza delle parole che sentiamo fluire nei testi dei grandi poeti, leggere e ascoltare poesie per il solo piacere di farlo, ma anche creare le basi per “fare poesia”.
Questo tipo di linguaggio infatti crea spazio anche per chi di parole ne ha ancora poche: i migranti, i bambini all’inizio del loro percorso scolastico, i disabili. La poesia ha le sue regole, è vero, ma allo stesso tempo consente di rompere gli stereotipi, di scrivere frasi forse incomplete da un punto di vista sintattico, ma assai ricche di senso.
All’inizio potranno essere costruzioni collettive, o suggestioni visive o sonore – quadri, foto, musiche, parole in assonanza o contrasto… – attraverso cui l’insegnante stimola la creazione e fornisce le strategie, le regole, il senso del ritmo… poi, via via i ragazzi e i bambini si approprieranno delle tecniche e nello stesso tempo, se siamo riusciti a trasmetterlo, assaporeranno il gusto di esprimersi in modo più libero, giocoso. La lingua, crediamo, debba essere soprattutto piacere di comunicare e di emozionare. Ci farà piacere conoscere e far conoscere le vostre esperienze, proposte… testi poetici delle vostre classi. E se non siete pronti per un laboratorio, potete intanto offrire ai vostri alunni la voce dei poeti, che aiutano a vedere il mondo con occhi nuovi. Ecco di seguito alcuni consigli. Buona lettura!
Il titolo, anagramma di “ giochi di parole”, ci introduce immediatamente nello spirito ludico con cui l’autrice avvicina i ragazzi della scuola media alla lingua italiana, alle sue regole e potenzialità.
Un libro ricco di spunti e idee concrete per proporre esercizi e riflessioni sulla lingua, smontandola e rimontandola come in un gioco ; un invito al divertimento ottenuto stimolando la freschezza e la leggerezza che abitano in ciascuno di noi, come strumenti di creazione e di comunicazione.
Giochi di parole appunto, e di senso che muta, sorprendendo anche i giocatori stessi. Questo testo sa essere un’ efficace guida per ogni insegnante che voglia far scoprire con gioia ai ragazzi la potenza della parola.
Consigliato a docenti di scuola primaria /secondaria di primo grado.
Antonella Bottazzi
L’esperienza, ben documentata dall’autrice, è quella di un laboratorio di analisi e creazione di poesie condotto da Ersilia Zamponi ( autrice del sopracitato “ I draghi locopei”) prendendo spunto da poesie di Roberto Piumini ( poesie che parlano di poesia). Un modo per parlare di sé, quasi un’autobiografia con utili indicazioni come: «Prova a fare il tuo autoritratto disegnando e scrivendo: traccia i lineamenti del viso e descrivi ogni sua parte con metafore.»
“ E prima di prendere carta
prendi penna.
Penna di falco o di cigno
penna di pollo, penna
con pancia piena
di inchiostri azzurri e neri
e di ogni colore tranne quello che
della carta su cui scriverai.
Prendi penna che punga
la carta e la mano che lasci
un segno netto e lungo e sottile
che non vi inciampi la formica
ma cada
proprio nel punto dove il mondo
ride. Dunque
un segno che sfiori
che tiri
che tenga.”
Roberto Piumini
Consigliato a docenti di scuola primaria e secondaria
Antonella Bottazzi
«Fare poesia è creare un luogo in cui immergersi nelle parole; fare poesia è darsi il tempo di ascoltare il proprio respiro; fare poesia è un modo per parlare e per sentire con tutti i sensi e in molti sensi…» Per introdurre i bambini alle potenzialità espressive del linguaggio poetico attraverso giochi di suoni, di forme, con esercizi di voce e di lettura, con alfabeti figurati, calligrammi, acrostici, giochi di rime e tanto altro, per imparare sorridendo.
Consigliato a docenti di scuola primaria e secondaria
Marina Sirotti
Un’autrice che con le sue poesie arriva dritto al cuore, con la semplicità di una bambina, con profondità e consapevolezza di donna matura. In questo piccolo libro sono racchiuse emozioni di freddo, gelo, tempeste, lupi e pettirossi che toccano le corde di grandi e piccini.
“Il mio fidanzato è un pettirosso
abitiamo al settimo piano
quando dal cielo scende la neve
di ramo in ramo ridiamo e ridiamo.”
Vivian Lamarque
Consigliato a adulti e bambini di ogni età
Antonella Bottazzi
Una raccolta di poesie che fanno pensare, costruite assemblando parole leggere. Pagine dove puoi incontrare ricordi, paure, classi come bimboteche… e dichiarazioni d’amore inusuali dove a guardar bene c’è qualcosa di speciale: nella bassa Vanessa che può sparire nell’erba falciata come nella alta Mafalda che può dare briciole ai pulcini dell’aquila…
Consigliato a tutti i bambini a partire dai 7 anni
Marina Sirotti
Poesie di natura che hanno per protagonisti piante e animali ; parlano in prima persona e si raccontano a chi sa ascoltare.
Provate a leggerle senza il titolo, ai bambini piacerà tentare di indovinare chi parla ; possiamo così dare l’avvio ad una discussione anche sul piano scientifico e un successivo approfondimento.
Consigliato ai bambini dai 5 anni in poi
Antonella Bottazzi
Questo albo illustrato è un invito a guardarci intorno con occhi nuovi, scoprendo la poesia nelle cose di ogni giorno. Un albo molto utile come punto di partenza per fare poesia insieme ai nostri alunni. Molto evocative le illustrazioni di Arianna Papini.
Consigliato per bambini dagli 8 anni in su
Antonella Bottazzi
Formule magiche in rima per cacciare molti mali. Mal di pancia, raffreddore, brutti sogni, zanzare… piccole poesie per sdrammatizzare e curare e poi, chissà… provare a inventarne altre contro altri malanni.
Bruno Tognolini , con intelligenza e lievità, sa suscitare sorrisi.
«Contro gli spot della televisione
Specchio stregato di puzza di piedi
Non sono scemo come tu credi
Nel bosco magico io non ci vengo
E se non la smetti ti spengo.»
Bruno Tognolini
Consigliato a bambini dai 5 anni
Antonella Bottazzi
Poesie doppie, ora scure ora chiare, nell’alternarsi dei due poeti che giocano a specchio con le parole, scambiandosi i ruoli. Un gioco da proporre in coppia?
Delicate illustrazioni in bianco e nero di Pia Valentinis.
Settembre
E settembre arriva adesso con la sua faccia cattiva con le belle sue giornate a portarmi via l’estate.
E settembre arriva adesso con la frutta viva addosso marmellate ci prepara e l’autunno mi regala.
Consigliato per bambini da 8 anni
Antonella Bottazzi
Poesie che fotografano le stagioni con l’immediatezza e la semplicità di questa particolare forma poetica. Può essere l’ input per esercizi con i ragazzi, divertenti e molto funzionali dal punto di vista della riflessione sulla lingua e sulla capacità di generare immagini con poche parole, ma ben mirate.
«Tra mille ombrelli
Solo noi bambini
Guardiamo il cielo.»
Silvia Geroldi
Consigliato a bambini da 10 anni in poi
Antonella Bottazzi
Poesie in rima che hanno per protagonisti gli abitanti del mare. Illustrazioni originali.
Tartaruga
«Son più belle da vecchie
le tartarughe
occhi saggi, tranquilli
e tantissime rughe. »
Alessandro Riccioni
Consigliato a bambini dai 6 anni
Antonella Bottazzi
Cos’è la poesia? Un bambino non lo sa e va in cerca di una risposta, serve al suo pesciolino malato. Lo chiede alle cose e poi alle persone, e ciascuno dà una risposta diversa. La nonna dice che una poesia è quando rigiri le parole da cima a fondo e hop! Diventa un nuovo mondo… La panettiera dice che la poesia è calda come il pane… Un bellissimo albo illustrato da cui si può partire per chiedere ai bambini stessi cos’è una poesia. E poi magari dopo aver donato poesie ai frequentatori del parco vicino alla scuola, concludere l’esperienza con pane caldo offerto dal fornaio.
«Mi ha fatto ridere il signore quando gli ho chiesto se voleva ascoltare una poesia, lui diceva di sì mentre stava camminando forse pensava di dovere pagare.» Giacomo
Consigliato per bambini da 6 anni
Marina Sirotti
Questo testo raccoglie poesie di poeti adulti, ma soprattutto poesie di bambini. Create in classe, dal lavoro di Mario Lodi con i suoi alunni. Questi bambini riescono ad esprimere desideri, felicità, dolore, partendo dalle occasioni che si presentano nella vita quotidiana di scuola. Mario Lodi racconta e dimostra come con alcune semplici tecniche come lo spostamento di parole e pezzi di frasi che possono abbellire il pensiero, sostituzioni che possono creare un ritmo, anche i bambini possono FARE POESIA. Il libro fa parte di una piccola collana in cui sono presenti la fantasia, la pace e la guerra, i sentimenti.
Consigliato per bambini da 6 anni
Marina Sirotti
Circa 200 pagine che raccolgono grandi poeti di tutto il mondo, con biografie introduttive : chiare, comprensibili, arricchite da aneddoti curiosi. Tante poesie che puoi utilizzare come una bella risorsa a cui attingere nelle occasioni speciali o nei momenti di quotidiana meraviglia. Per parlare del vento ecco “ Bussò il vento” di Emily Dickinson, per raccontare di uccelli e libertà ecco “ Per fare il ritratto di un uccello” di Jacques Prevert…
Consigliato per bambini da 8 anni
Marina Sirotti
Un libro diventa la bacchetta magica che trasforma una parola in un’altra, e una cosa in un’altra. Il libro va alla scoperta di una fisicità delle lettere e delle parole. Le consonanti e le vocali oltre a una forma hanno un carattere: possono pungere, gridare o sussurrare. Per vedere se una parola è magica bisogna ascoltarla, guardarla, e magari toccarla e annusarla.
Consigliato a bambini da 8 anni
Marina Sirotti
Il dialogo tra un poeta e il suo asino in un libro che non si dimentica, un vero capolavoro. Tenero e potente. Storia di amicizia e solidarietà, narra dell’uomo anche quando è l’asino a parlare.
Consigliato ad adulti e ragazzi
Antonella Bottazzi
Un libro che racconta un’esperienza di lavoro nelle ultime classi di scuola primaria, esperienza cominciata con un dono circondato da un alone di mistero, per riagganciare i bambini e i loro pensieri dopo la pausa estiva. Roberta Passoni prepara accuratamente un contesto, una situazione, in cui i bambini stessi saranno attori protagonisti. Un percorso che coinvolge grandi autori come Majakovskij, Klee, Leopardi… biografie scritte dai bambini stessi. Con opere in versione integrale, e non ridotte e semplificate, i bambini sanno confrontarsi e cogliere emozioni.
Consigliato da Marina Sirotti
“Fare poesia a scuola fa bene ai bambini…”
Una diversa prospettiva sulla poesia.
Quando si fa poesia a scuola, si lavora sulla creatività del linguaggio ma non solo.
La parola diventa un vero e proprio materiale da scoprire, indagare, riflettere e anche manipolare come un oggetto poetico che ha forma, colore, ritmo, suono, movimento, musicalità, con il quale poter giocare e scoprire relazioni sempre nuove. É il pensiero metaforico che mobilita il linguaggio ed esprime “immagini linguistiche” per capire la realtà e varietà di mondi possibili o impossibili. E costruisce nello stesso tempo un atteggiamento critico per cogliere la molteplicità dei significati che costituiscono la complessità e il senso della vita.
Si fa quindi anche un lavoro importantissimo non solo sul piano letterario-linguistico ma anche sul piano del pensiero logico e del pensiero analogico che sono le due forme di conoscenza per leggere, decodificare, capire il mondo. La poesia utilizza le due forme di pensiero, spesso presentate in forma dicotomica, ricostruisce e ricompone la dialettica tra emozione e conoscenza che fa parte in senso antropologico dell’uomo perché individua il legame tra libertà della parola e libertà di pensiero.
Quale didattica intorno al lavoro sulla poesia e sul linguaggio poetico?
Una pedagogia dello stimolo che attraverso la parola in libertà, porta ad evocare, cogliere e narrare in contesti quali “il laboratorio di poesia”, intrecci e interconnessioni con oggetti, immagini, movimenti, musica…e tutte le forme diverse dell’espressione artistica. Ma anche racconti, esperienze, memorie, ricordi, vissuti; anche idee, opinioni, pensieri, punti di vista intorno ad un tema che ci ha coinvolto a livello di gruppo: in questo senso la poesia collettiva è un’esperienza significativa per condividere idee, pensieri, emozioni sui quali confrontarsi. E’ un vero e proprio lavoro di ricerca sul piano sia del significato che del linguaggio per esprimere produzioni autentiche e ricche di senso. “Facendo poesia”, inoltre, si scoprono anche i processi di costruzione della “poesia degli altri”: le relazioni che intercorrono tra gli elementi del testo e il significato più autentico del messaggio che vogliono comunicare.
Come afferma il poeta L.Ferlinghetti: “…Una poesia sta in una pagina singola ma può riempire un mondo…”
«La poesia rivela il suo carattere di linguaggio in azione e riconquista una delle funzioni più interessanti del linguaggio poetico anche sul piano didattico: il potere di creare mondi, di generare idee, emozioni, concetti, associazioni che prima non esistevano e sui quali ci si ferma a ragionare e riflettere.» (Campolmi B., Di Credico A., Vretenar N. (a cura di), Chi ben comincia. Parlare-scrivere-leggere a scuola, Asterios, Trieste 2020, pp. 49).
Il festival nasce nel 2019 a Castel Maggiore, alle porte della bassa bolognese, dalla collaborazione tra Grazia Gotti (Accademia Drosselmeier) e Chiara Basile (libreria Lèggere Leggére), entrambe cittadine di Castel Maggiore.
Bambini e ragazzi, poeti che scrivono per loro, illustratori, insegnanti, appassionati di poesia del nostro Paese e di tutta Europa: il Junior Poetry Festival è un posto per voi.
Iniziata la scuola, le attività formative dei gruppi territoriali del Movimento di Cooperazione Educativa si intensificano con incontri e laboratori su Mario Lodi, nostro Maestro e compagno di viaggio.
Per questa nuova sezione del blog – che a imitazione delle Mille e una notte di Sherazade abbiamo voluto intitolare Milleunlibro – vorremmo fare proposte di libri per bambini ma anche per adulti: libri piacevoli, interessanti, coinvolgenti.
Quindi, pensiamo, niente di meglio che iniziare, per insegnanti e genitori, con un libro sulla fiaba, intitolato proprio Sulla fiaba, scritto da un autore amatissimo e conosciuto: Italo Calvino.
Si tratta di un piccolo libro, prezioso per le informazioni e le riflessioni su questo mondo magico che non cessa di affascinarci a tutte le età.
Nella lucida e sapiente Introduzione Mario Lavagetto, critico letterario e fine studioso dei maggiori autori della nostra letteratura, mette in luce gli aspetti rilevanti della ricerca e della riscrittura di Calvino nella “costruzione” della raccolta di fiabe della tradizione italiana, orale e scritta, pubblicata a metà degli anni Cinquanta del Novecento.
Una affermazione sorprendente che Lavagetto cita da Calvino è che «Le fiabe sono vere. Prese nella loro ripetuta e sempre varia casistica delle vicende umane, sono una spiegazione generale della vita, sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna…»
Calvino allora si addentra nel variegato mondo della fiaba vera e propria, del racconto magico e misterioso, attingendo dalla tradizione popolare e colta di quasi tutte le regioni italiane, trascrivendo, confrontando le varianti delle fiabe, integrando con discrezione dove rilevava punti oscuri.
Sulla fiaba è un libriccino importante per gli insegnanti che vi potranno trovare – oltre ai capitoletti sulla tradizione popolare toscana e siciliana, oltre alle informazioni sulle fiabe classiche idei Grimm, e di Perrault – innumerevoli idee e proposte per progetti didattici, opportunità per proporre ai bambini narrazioni, giochi linguistici e “magie”: materiali di riflessione e di indagine come la mappa delle metafore, con preziose citazioni tratte dai testi delle fiabe.
Un libro che nella biblioteca dell’insegnante, nella sua cassetta degli attrezzi, come lettura per l’estate, non può certo mancare.
Italo Calvino, Sulla fiaba, a cura di Mario Lavagetto, Einaudi, Torino 1988, (ora anche in formato kindle, euro 6,99).
Giuliana Manfredi
Un libro per immaginare, vedere, realizzare
Un invito a chi ancora non avesse letto questo classico di Calvino: non esitate, leggetelo per il gusto di leggerlo, lasciandovi trasportare, nella quiete delle vostre vacanze. Sognerete città impossibili, a volte spiazzanti, spesso auspicabili. E chissà, dopo la lettura vi coglierà forse il desiderio di condividere alcune di queste visioni con i vostri alunni, trasformandole in input per riflessioni interiori o nutrimento per menti e mani che potranno tentare di visualizzale e realizzarle attraverso la pittura, la manipolazione di creta o altri materiali.
Così anche la topologia, lo studio della geografia potrebbero prendere l’avvio da qui, attraverso un viaggio immaginifico, condotti dalla fervida mente dello scrittore.
Italo Calvino, Le città invisibili, edizioni Mondadori, 1972, euro 12,50.
Antonella Bottazzi
Un libro tira l’altro…
Raccontare, raccontarsi. Per docenti ed educatori.
La mancanza di ascolto di bambini e ragazzi è uno dei grandi problemi che ha sempre avuto la scuola: si riesce ad affrontarlo, e talvolta a risolvere, solo quando noi insegnanti scopriamo e ci rendiamo conto di quanta ricchezza ciascun allievo possieda, e quanto possa essere rilevante l’apporto che ciascuno può dare nell’avvicinare gli oggetti di conoscenza che proponiamo in classe.
«La conoscenza dell’uomo – sostiene Italo Calvino – passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stessi». Quindi imparare ad ascoltare con attenzione chi abbiamo di fronte ogni giorno è una delle qualità che noi insegnanti dovremmo tenere in maggior conto e curare con più attenzione, perché dovrebbe far parte della nostra cassetta degli attrezzi. Il Movimento di Cooperazione Educativa ha sempre dato grande valore all’ascolto e alla narrazione. Questo libro narra l’esperienza particolare di Modena, dove un nutrito gruppo di insegnanti ricerca da parecchi anni intorno alla narrazione orale. L’autrice, che di questo gruppo fa parte, è un sicuro testimonial di questa ricerca, di cui propone qui esperienze replicabili (e reinventabili) in molte altre situazioni scolastiche.
Antonella Bottazzi, Rami di uno stesso albero. Intorno alla narrazione orale, Collana MCE RicercAzione, Roma 2021, (ebook acquistabile nei diversi formati su tutti gli e-store, anche con Carta del docente, € 3,99).
Antonella Bottazzi
Chi ben comincia … inventa storie
Le storie, si sa, affascinano i bambini. Non c’è bimbo-terremoto che non si sia incantato, almeno qualche volta, ad ascoltare una storia letta da una voce amica o a seguire un cartone con le avventure del suo eroe preferito.
E se bambini e bambine le scrivessero, le storie, se ne inventassero loro di nuove, se provassero la grande emozione della scrittura creativa?
Difficile? Traguardo cui solo pochi possono arrivare? Niente affatto. La formazione linguistica che l’MCE propone ha come fine proprio lo sviluppo delle capacità linguistiche di tutti e tutte in modo che ciascuno/a possa usare la lingua per comunicare efficacemente e anche per dare parole all’immaginazione, ai sogni, all’invenzione di storie. In particolare la pratica del testo libero, caposaldo della pedagogia cooperativa, consente, fin dall’inizio del percorso scolastico, di elaborare e condividere scritture personali e creative.
Ne parla un piccolo libro ‘Chi ben comincia – Parlare scrivere – leggere a scuola’ che cerca di aiutare gli/le insegnanti a riflettere sull’ importanza di un’educazione linguistica attiva, di un metodo naturale, dal punto di vista della formazione dell’identità e della capacità di comunicare, ma anche della capacità di usare la lingua per dare forma all’immaginazione e per inventare.
A cura di Bruna Campolmi, Annalisa Di Credico, Nerina Vretenar, Chi ben comincia, Collana MCE Narrare la scuola, Roma 2020, acquisto disponibile presso www.asterios.it e i diversi store.
Nerina Vretenar
Storia di montagna e di disabilità.
Un libro breve, scorrevole ma profondo, nel quale l’avventura sulle Dolomiti di un ragazzino cieco di 14 anni si intreccia con la storia di un cucciolo di aquila che viene rapito dai bracconieri. Realizzato in collaborazione con il Club Alpino Italiano, a colpire soprattutto nel libro è l’attenzione speciale che viene data alla montagna e alla natura, che sono davvero al centro della narrazione e non solo meri elementi di sfondo: un buon punto di partenza per riflessioni e approfondimenti in classe sui paesaggi montani e sul rispetto per la natura, per riavvicinare i bambini di oggi a un paesaggio naturale non semplicemente studiando “le caratteristiche della montagna” sul libro di testo, ma cercandole fra le righe (e, perché no?, con una bella gita magari!) mentre si legge una storia piacevole, abbinando a quel paesaggio le emozioni che la lettura suscita.
La cecità del protagonista offre ulteriori spunti di riflessione, sul tema della disabilità sicuramente, ma ancor di più sull’importanza dei sensi. Nel romanzo, infatti, narrato dal punto di vista del ragazzino, si trovano spesso descrizioni di paesaggi e avvenimenti attraverso sensi diversi dalla vista, percepiti come li percepirebbe appunto una persona cieca.
Mettersi nei panni dell’altro, imparare a osservare il mondo che ci circonda non solo con gli occhi, conoscere un paesaggio naturale “vivendolo” attraverso la storia… questa lettura sarà un’esperienza nuova anche per voi adulti, e come insegnanti vi accorgerete dei molti spunti che vi potrà offrire in classe!
Giuseppe Festa, Cento passi per volare, Salani editore, Milano, 2018, euro 12,90.
Valeria Zanolin
Temi importanti: giustizia, equità, conflitto.
Quest’anno nella mia scuola abbiamo trattato il tema della “giustizia” economica e sociale. Gli albi illustrati ci hanno aiutati ad affrontare questo argomento. Uno che ha catturato l’attenzione e l’interesse dei bambini e delle bambine è stato l’albo Due a me, uno a te di Jörg Mühle..
È la storia di un orso e una donnola alle prese con la divisione di tre funghi, trovati dall’orso e cucinati dalla donnola. I battibecchi che nascono per l’attribuzione delle quantità ai due è esilarante e incalzante: ognuno porta le motivazioni per cui dovrebbe ricevere una porzione più grande, fino all’intervento risolutivo di una volpe che lascerà spiazzati i due protagonisti.
“Io farei venire a tavola anche la volpe, così sono tre e mangiano tutti uguali”, mi ha detto Roberto durante una conversazione nel cerchio, luogo di scambio quotidiano nella mia sezione eterogenea. La discussione sulle possibili soluzioni, tra applicazioni dei concetti di equità, gusti personali e necessità è durata quasi un’ora ed è proseguita per giorni, tra le difficoltà classiche della gestione della parola in un gruppo di bambini e bambine così piccoli (3-4 anni, scuola dell’infanzia). Le domande stimolo sono state diverse, tutte afferenti ai concetti di giustizia, equità, conflitto e ricerca di soluzioni alternative argomentate.
Questo libro è un esempio perfetto di come uno stimolo di qualità (le immagini sono molto caratterizzanti e il posizionamento del testo mostra perfettamente l’incedere delle rivendicazioni e delle motivazioni dei protagonisti) possa portare a riflessioni impensate anche per i bambini e le bambine più piccoli, in un continuo dialogo con l’adulto, guida e ascolto, e con i coetanei: le argomentazioni portate a sostegno delle tesi circa la risoluzione dei problemi posti a partire dal racconto hanno stupito noi adulti, meravigliati da tanta capacità creativa e riflessiva.
Il prossimo passo è cercare di applicare nella vita reale le soluzioni “giuste” individuate. Per imparare questo, però, c’è una vita intera.
Jorg Muhle, Due a me, uno a te, Terre di mezzo editore, Milano, 2019,euro 12,90.
Pia Basile
I Disegnatori di Tutte le Cose
« Le farfalle non pesano quasi niente. Sono leggere. Sono appena come lo sfolgorio della luce del sole, come se al sole bruciassero gli occhi e battesse le palpebre mandando raggi gialli e rossi. Si potrebbe anche pensare che sono starnuti dell’arcobaleno… o frammenti che se ne staccano quando l’arco non è completo… Molto tempo fa le farfalle non esistevano. I Disegnatori di Tutte le Cose avevano il permesso di disegnare gli animali del Regno Animale e, separatamente, i fiori, i frutti e le piante del Regno Vegetale. C’era però tra i disegnatori, un giovane irrequieto che si chiamava Odaer, molto ingegnoso e sempre intento a costruire con le mani. Lui e un gruppo di amici si riunivano in segreto in una grotta in mezzo al bosco e discutevano di tutto ciò che si sarebbe potuto creare se i Disegnatori di Tutte le Cose fossero stati più trasgressivi e intraprendenti. “Un albero che canti come un uccellino oppure…” diceva Odaer. Ma il sogno più ambito al quale pensava giorno e notte era…..»
Gioconda Belli, autrice nicaraguense e Wolf Erlbruck, illustratore tedesco, hanno costruito insieme questa storia di personaggi strampalati e teneri, cocciuti e sognatori, con a capo il fantasioso Odaer. Il loro sogno segreto – sfidando l’armonia del cosmo e le leggi della Creazione poste dall’Anziana Custode, capo dei Disegnatori di Tutte le Cose – è dare forma a qualcosa di bello come un fiore ma che sappia volare come un uccello. Tentativi, trasgressioni e avventure si susseguono tra le pagine colorate di questo libro di grande formato che invita, tra le righe, alla leggerezza, alla creatività e alla perseveranza nel raggiungere gli obiettivi. Non ci sono, nel testo, risvolti morali o moralistici; è scritto con grazia e illustrato con tavole allegre e ironiche. Da leggere tutto d’un fiato perché sembra proprio esaudire il desiderio perentorio di Odaer: «Io voglio qualcosa che dia felicità!»
Gioconda Belli, Wolf Erlbruck illustratore, La fabbrica delle farfalle, Edizioni E/O, Roma 1997 euro 12,90.
Adriana Querzè in Burkina Faso, con la pedagogia Freinet
Modena, 17 maggio 2022 – Ci ha lasciati Adriana Querzé , insegnante, dirigente scolastica, formatrice e per dieci anni, tra il 2004 e il 2014, assessora all’Istruzione del Comune di Modena. Ha dedicato la vita alla scuola, con grande attenzione per i più fragili. Tanti docenti la ricordano con affetto e riconoscenza.
Adriana Querzè è stata un faro per molti docenti modenesi ,e non solo. Donna di grande cultura , da sempre nei corsi di formazione che conduceva, ci ha trasmesso l’apertura alle differenze , l’importanza dell’ascolto, la necessità di sospendere il giudizio. Ha saputo dare, a noi che per primi ci trovavamo ad insegnare agli alunni disabili nella scuola primaria, utili indicazioni pedagogiche e didattiche , mostrandoci come l’inclusione dovesse necessariamente passare attraverso la valorizzazione delle differenze, delle peculiarità e dei talenti di ogni singolo alunno. Allo stesso modo ci ha sostenuto quando ci siamo trovati ad occuparci e preoccuparci dell’accoglienza degli alunni figli di migranti. Ci ha suggerito l’utilizzo delle fiabe, come ponte tra i popoli e le diverse culture, un ponte del tutto naturale per i bambini; ci ha invitato a dare spazio al racconto orale e alla narrazione reciproca, per esaltare le somiglianze, più che le differenze. E lo ha fatto con la delicatezza e la grande lucidità che l’hanno sempre contraddistinta, forte dei valori che ha voluto condividere con noi. La scuola di Modena ti deve molto, grazie Adriana.
Antonella Bottazzi docente di scuola primaria
Perché leggere le storie di Giufà?
Le storie di questo personaggio giramondo ci permettono di avvicinarci a popoli e culture molto diversi dalla nostra, scoprendo però, forse con sorpresa, che oltre a tante differenze che ci dividono, ci sono tante somiglianze che potrebbero unirci.
Adriana Querzè e Arturo Ghinelli, autori del libro
Un’amica, una collega, una formatrice
Adriana era un’amica, una collega, una formatrice, una mente lucida, che ha trasmesso a tutti noi una visione chiara, anche se complessa, del mondo della scuola e della società. Ci ha dato sempre una speranza di poter cambiare, in meglio, la scuola e il mondo. Lo ha fatto qui nella nostra realtà, ma si è spesa anche per il miglioramento delle scuole in Burkina Faso, in collaborazione con l’ONG Bambini nel Deserto. Prima appoggiando la pubblicazione di fiabe “Italia Burkina andata e ritorno”, poi promuovendo una ricerca sulle difficoltà di apprendimento, seguita da una sperimentazione didattica di cui ha curato buona parte dei contenuti teorici. Oltre a noi, la piangono diversi colleghi insegnanti del Burkina Faso, che hanno conosciuto la sua umanità e competenza in occasione della prima formazione nel 2012. Ma il vuoto che ci lascia sarà riempito da ciò che siamo e che sappiamo, anche grazie a lei. Bruna Montorsi docente di scuola primaria
Il Movimento di Cooperazione Educativa, la Casa Laboratorio Cenci e la Rete di Cooperazione Educativa vi invitano a Cenci il 27, 28 e 29 Maggio per festeggiare il centenario di Mario Lodi insieme.
I posti per i laboratori in presenza sono TERMINATI.
Sono invece ancora APERTE le iscrizioni per i laboratori e le plenarie a distanza a questo link https://forms.gle/vzsr6oRdVSHTYoYy9 Per completare l’iscrizione vanno versati € 40 alla RETE DI COOPERAZIONE EDUCATIVA IBAN: IT48I0501812101000011769494
Vi ricordiamo che dal 27 al 29 maggio torna a Reggio Emilia il festival di Internazionale Kids! Tre giorni di incontri e scoperte per parlare di attualità, sport, ambiente, libri, musica e molto altro. Il festival è per un pubblico dai sette anni in su, ma sono benvenute le persone di ogni età se accompagnate da un bambino. Tutti gli incontri sono gratuiti e si svolgono tra i Chiostri di San Pietro e il palazzo dei Musei.
In occasione del webinar MCE che si terrà sulla piattaforma zoom lunedì prossimo, 23 maggio, abbiamo rivolto alcune domande a Enrico Bottero, traduttore, per MCE, della nuova edizione italiana della Scuola “moderna”. Guida pratica per l’organizzazione materiale, tecnica e pedagogica della scuola “popolare”, Asterios, Trieste 2022, apparso di recente in libreria.
Gentile professore, in merito a questo libro, da Lei recentemente tradotto dal francese, quali ritiene siano i punti essenziali di cui un lettore italiano deve tener conto nella lettura?
La scuola “moderna”, testo scritto durante la seconda guerra mondiale in un periodo, per Freinet, di immobilità forzata, è una sintesi efficace dell’organizzazione della classe cooperativa. Prima di allora, spinto dall’esigenza dell’azione, aveva scritto articoli sulle esperienze delle diverse tecniche. Solo durante la guerra scrisse un libro che le presenta tutte insieme grazie alla descrizione di una giornata nella scuola. Di qui l’importanza del volume che abbiamo pubblicato. Per comprenderla è però necessario contestualizzare distinguendo tra ciò che è inevitabilmente datato e ciò che possiamo considerare di attualità.
Iniziamo dal primo aspetto. Soffre inevitabilmente dell’usura del tempo la concezione provvidenziale della storia che emerge fin dalle prime pagine (la certezza del prossimo avvento della società socialista). È pur vero che dobbiamo rivendicare un rapporto tra pedagogia e politica, oggi pericolosamente ignorato (il che vorrebbe dire legittimare lo statu quo), ma non abbiamo più quelle “certezze”. Non abbiamo più una teodicea, la certezza di un’utopia realizzata. Abbiamo ancora una speranza ma, fortunatamente, meno certezze. Un altro aspetto legato al tempo trascorso è l’utilizzo di tecniche e materiali ormai desueti. Oggi non si usano più la tipografia o il ciclostile né si utilizzano le bandes enseignantes. Abbiamo nuovi strumenti e nuovi materiali. Dobbiamo utilizzarli al meglio nello spirito della scuola “moderna”. Abbiamo anche una società ben diversa. Quando scriveva Freinet c’era una scuola chiusa e impermeabile alla vita. Oggi c’è ancora chiusura ma la vita fuori dalla scuola è diversa perché molto più condizionata dal consumismo. Che cosa vuol dire oggi aprire la scuola al mondo, alla vita? L’apertura alla vita va pensata per evitare di diventare strumenti di logiche mercatistiche (a volte richieste dagli stessi genitori). La scuola deve essere un luogo in cui i ragazzi, affinché possano apprendere a cooperare, siano protetti dalla pervasive logiche competitive del moderno “capitalismo pulsionale”.
Detto questo, la grande attualità del libro sta nel fatto che mette al centro dell’azione dell’insegnante l’organizzazione materiale del lavoro. Se vogliamo superare la pedagogia tradizionale, dice Freinet, dobbiamo agire sull’organizzazione del lavoro. Una sua frase dovrebbe farci riflettere: «L’efficienza intellettuale, morale e sociale della vostra educazione non è solo condizionata, come ci hanno fatto credere per troppo tempo, dalla personalità dell’educatore o dal potere magico di un metodo. L’efficienza dipende dal materiale utilizzato, dalla sua perfezione e dall’organizzazione tecnica del lavoro».
Questa affermazione è agli antipodi della mentalità idealistica (ancora diffusa in Italia, più di quanto non si creda) secondo cui sarebbero la genialità dell’educatore, la sua capacità empatica, e magari “seduttiva”, a fare la differenza. Se vogliamo cambiare la scuola, dice Freinet, «dobbiamo smettere di contare sui casi eccezionali», (anche se lodevoli) magari, aggiungo io, facendone delle icone: «…cerchiamo strumenti, tecniche e un’organizzazione che consentano i migliori risultati educativi con insegnanti normali» i quali dovrebbero comunque credere nell’utilità delle tecniche e nel progetto pedagogico che le motiva.
Un altro aspetto importante del libro, anche se ancora sotto traccia («Cooperazione Educativa», n. 2, 1963), è la consapevolezza che la pedagogia proposta da Freinet non sia solo un insieme di tecniche ma un vero e proprio sistema. L’originalità di Freinet, non sta nelle singole tecniche (quasi tutte mutuate da altri educatori) ma nell’aver costruito una loro sintesi coerente. Coerente con che cosa? Con alcuni principi di fondo: si parte dall’espressione libera e creativa dei ragazzi e dalla comunicazione (si fa qualcosa per qualcuno, non compiti “scolastici”) e, con l’occasione, si lavora per giungere agli apprendimenti (pratici e cognitivi). Freinet ha indicato, concretamente, la via di una pedagogia degna di questo nome: conciliare l’esigenza di finalizzazione (dare un senso a ciò che si fa a scuola) con quella di formalizzazione (acquisire saperi e competenze pratiche e intellettuali).
I due fattori qui nominati che segnano l’attualità del libro (centralità dell’organizzazione e natura sistemica della pedagogia Freinet) indicano una scelta: la pedagogia Freinet (che non è “metodo”) deve evolversi (anche con nuove tecniche) ma senza modificare la sua struttura di fondo, i suoi principi. Se la cooperazione tra insegnanti ha luogo condividendo pratiche più che teorie, le tecniche Freinet sono un punto di riferimento essenziale. Non bisogna ogni volta reinventare l’ombrello. Se c’è già un buon ombrello che ci copre insieme dalla pioggia, partiamo da quello, miglioriamolo e arricchiamolo insieme. È anche questo un suggerimento di Freinet.
Sappiamo e apprezziamo i corsi di formazione che sta tenendo per insegnanti di scuola primaria. Quale, a suo avviso, è per i docenti di oggi l’attualità di questo “maestro” tanto apprezzato nel Movimento di Cooperazione Educativa?
Credo che l’attualità di Freinet (ma vorrei qui ricordare l’importante contributo della moglie Elise, troppo spesso misconosciuto) tra i maestri e le maestre di oggi consista proprio nella concretezza e realizzabilità delle tecniche. Gli insegnanti che, insofferenti della pedagogia tradizionale, cercano nuove vie trovano nella pedagogia Freinet e nelle tecniche una proposta praticabile per dare concretezza alle idee che li/le animano. Per questo sono importanti i momenti di ricerca/formazione. Non si tratta di “insegnare agli insegnanti” le tecniche che dovrebbero “applicare”, ma di condividere esempi attuali di organizzazione della classe cooperativa in modo che ciascuno possa sperimentare la sua via, tenendo conto delle condizioni materiali e umane del suo contesto. Le nuove esperienze vanno poi documentate, condivise e discusse insieme (in questo modo arricchite ed eventualmente corrette). Lavorare insieme sulle tecniche vuol dire cooperare concretamente tra insegnanti. È quello che molti di loro stanno cercando di fare, spesso utilizzando le piattaforme web che permettono di comunicare anche con i colleghi lontani. Solo un adulto capace di cooperare realmente con gli altri (dunque disposto ad accogliere le eventuali critiche e a modificare le proprie azioni, autoregolandosi) può promuovere un gruppo cooperativo con i suoi ragazzi. Lavorando con gli/le insegnanti mi rendo conto di quanto i molti impegni a cui oggi sono vincolati (anche grazie ad alcune derive dell’aziendalismo scolastico) rendano più difficile dedicare tempo alla documentazione e alla cooperazione con colleghi “freinetiani” che spesso lavorano in scuole lontane. Si tratta comunque di una via obbligata. Non bisogna demordere se vogliamo dare un futuro alla pedagogia cooperativa e “popolare”, a una scuola che sia democratica.
Ci può indicare, in breve, qualche esempio di condivisione e “uso” delle tecniche Freinet da parte di qualche docente nella sua pratica professionale quotidiana?
Si potrebbero fare molti esempi. Nel MCE oggi ci sono molti insegnanti che stanno lavorando con le tecniche. C’è chi è solo agli inizi e chi ci lavora da molti anni. Molto interesse, ad esempio, suscita il piano di lavoro. Io, tuttavia, non partirei da lì. Il piano di lavoro è una tecnica che ne riassume in sé molte altre (testo libero, attività di ricerca, preparazione di conferenze, lavoro sugli schedari di lingua e matematica, ecc.). Se non vogliamo che si riduca ad essere una risposta alla domanda di soluzioni per individualizzare le abilità di lingua e matematica attraverso esercizi prima sarebbe necessario introdurre alcune tecniche di vita. Molti insegnanti, giustamente, propongono e sperimentano in classe prima di tutto il testo libero, a cui seguono le tecniche di comunicazione (giornale, corrispondenza, radio, ecc.). Si rendono conto che il piano di lavoro senza solide basi nel metodo naturale non avrebbe alcun senso. Le classi che lavorano già con più tecniche arrivano naturalmente a costituire la cooperativa (o consiglio di cooperativa), un’istituzione di mediazione in cui si discutono proposte per la vita e il lavoro della classe, oltre a eventuali conflitti sulle attività e la loro gestione. Per operare, questa “istituzione” richiede però che si stia già lavorando con le tecniche. Se gli spazi di parola non hanno a disposizione attività comuni da organizzare si finisce per parlare solo dei problemi di relazione. Non va dimenticato che nella pedagogia Freinet la mediazione delle relazioni ha luogo attraverso l’impegno dei ragazzi in un lavoro comune.
Il 23 Maggio alle 17,30 durante il nostro webinar ci confronteremo su un libro che da molti anni aspettava una nuova edizione italiana: La scuola “moderna“. Guida pratica per l’organizzazione materiale, tecnica e pedagogica della scuola “popolare”. Un’occasione di dialogo, a cui partecipare per comprendere che Freinet ha ancora molto da dirci.