Il 20 Ottobre dalle 10.30, presso il Dipartimento di SCIENZE della FORMAZIONE, Aula Volpi, Università di Roma Tre, si svolgerà la giornata organizzata dal MCE, AIMC, cidi, Proteo e Università Roma3 «La scuola pubblica per ricostruire legami di solidarietà».
Si potrà partecipare sia in presenza che in streaming, su Teams al link urly.it/3q8yv nella locandina. Prenotazioni al link urly.it/3qdjg
Il libro scritto da Luca Ricolfi e Paola Mastrocola, – Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza – (La nave di Teseo, 2021), ha suscitato in queste settimane dibattiti e prese di posizione fortemente critiche da parte di altri docenti e ricercatori, sui media e in rete.
Paola Mastrocola non è la prima volta che presenta la sua tesi sul declino della scuola italiana come effetto del “donmilanismo” che dal 1967, secondo lei, è il riferimento pedagogico-riformatore del nostro sistema di istruzione. Già in altre pubblicazioni la professoressa aveva presentato la sua ipotesi sulla disuguaglianza e l’incapacità della scuola di fare da ascensore sociale: l’abbassamento dell’asticella voluto per compensare le diseguaglianze di partenza e che in realtà danneggia ancora di più i ceti popolari. Quell’abbassamento voluto dai fautori della scuola democratica, che hanno sempre trascurato un aspetto, un minuscolo dettaglio… la preparazione. Il livello di studio. La qualità e quantità delle “cose” insegnate-imparate, [soprattutto nel corso dei primi 8 anni di scuola].
Nell’introduzione i due autori presentano questo libro come l’esito di un processo di verifica positiva di quella congettura, intrapreso dal professor Ricolfi, che, accolta la sfida, controlla l’ipotesi attraverso i dati e i modelli matematici, e dopo tre anni [ottiene] la conferma.
Mi chiedo: siamo di fronte ad una “dimostrazione” o a un processo tautologico di lettura della realtà? Un’altra occasione per creare polemiche anziché cooperazione? E la causa vera di questo abbassamento della preparazione dei nostri studenti è davvero la cecità della stragrande maggioranza, direi la totalità dei sostenitori della “scuola democratica” come sancisce l’autrice? Credo sia importante per ogni insegnante riflettere su questo. Penso ci serva per alimentare la riflessione sui problemi che la nostra scuola vive, discuterne insieme, cercare di costruire soluzioni cooperando e crescere professionalmente. Come primo contributo riporto di seguito il post con cui Vanessa Roghi ha presentato l’uscita di questo libro in rete e l’intervento di Franco Lorenzoni a Fahrenheit (Radio3) nella puntata del 18 Ottobre 2021, intitolata Una scuola tante scuole. Vanessa Roghi esprime poche parole, ma chiare. Nelle ultime righe del suo post rimanda ad un suo precedente articolo (2017) pubblicato su Minima et moralia, che ritiene ancora valido per mettere in risalto la poca conoscenza della storia della scuola italiana e la superficialità su cui si basa la teoria degli autori.
Mi immagino gli editori decidere di mettere la parola “progressista” in copertina, perché pareva brutto usare la parola “democratica” ma come è evidente leggendo il libro fin dalla quarta, quella era la parola che Ricolfi e Mastrocola avevano in mente: democratica.
Sono anni che la usano così questa parola, come un insulto, e non solo loro: ecco a me questa cosa fa orrore.
Poi se avrò tempo scriverò una recensione del libro che hanno scritto, intanto condivido un vecchio articolo perché sì vede che fra le cose di cui avere nostalgia c’è solo lo studio degli altri e non il proprio.