Ecco gli eventi e laboratori organizzati dal MCE giorno per giorno:
Venerdì 24 marzo Biblioteca di lavoro a scuola oggi a scuola oggi, con Marta Marchi e Lidia Liboria Pantaleo – ore9,30- 11 Le loro voci. Il giornale a scuola, con Lidia Liboria Pantaleo – ore 9,30 – 11 Struttura della materia. Dal visibile all’invisibile, con Donatella Merlo e Anna Aiolfi – ore 11,30 – 13 La classe cooperativa: modi, ragioni ed esperienze, con Marco Pollano e Elisa Salvetti – ore 11,30 –13 Laboratorio rap e hip-hop: relazioni, contaminazioni e partecipazione, con Antonio Sofia e Fabrizio Bruno – ore 11,30 – 13 Dall’io al noi: pratiche, libri e percorsi per crescere cittadini, con Domenico Canciani e Marta Marchi ore 14 – 15,30 Service Learning per lo sviluppo di una comunità educante, con Patrizia Lotti e Antonio Sofia – ore14 – 15,30 I primi 2000 giorni: il senso della continuità 0-6, con Susanna Mantovani, Diana Penso e Valeria Vismara – ore 16 – 17,30 Dare forma all’insegnamento. Scuola e università per la formazione dei docenti, con Anna D’Auria e Elisabetta Nigris) – ore 18 – 19,30 Eureka! Biblioteca e pensiero euristico, con Lidia Liboria Pantaleo e Marta Marchi – ore 18 – 19,30 Astronomia in classe (e fuori), con Elisa de Sanctis – ore 18 – 19,30
Sabato 25 marzo Presentazione del libro “Quale mondo, quali futuri”, con Giancarlo Cavinato e Valeria Zanolin – ore 9 – 11,30 C’è ancora bisogno di intercultura?, con Roberta Bonetti e Maura Tripi – ore 11,30 – 13 Classi aperte e didattica laboratoriale, con Roberta Passoni – ore 11,30 – 13 Il piano di lavoro per la differenziazione didattica, con Elisa Amato e Valeria De Paoli – ore 14 –15,30 Un’impresa pedagogica collettiva: il territorio educante, con Anna D’Aura e Federico Samaden – ore14 – 15,30 Cinque passi per una scuola inclusiva, con Roberta Passoni – ore 14 – 15,30 Il dialogo come modalità di apprendimento, con Franco Lorenzoni ore 16 –17,30 Matematica come ricerca e costruzione collettiva, con Sonia Sorgato e Irene Vacca ore 18 – 19,30 Presentazione del libro “A scuola con Mario Lodi, maestro della Costituzione”, con Rosy Fiorillo eAnna Masala, ore 18 – 19,30
Domenica 26 marzo Quattro passi per una pedagogia dell’emancipazione, con Rosy Fiorillo – ore 9,30 – 11 Tempo e narrazione, con Giancarlo Cavinato e Nerina Vretenar – ore 11,30 – 13 Resistere oggi sul cammino di Bruno Ciari, con Juri Meda, Marcella Bufalini Ciari e Alberto Speroni – ore 11,30 – 13
Illuminare la presenza delle donne nella storia della scienza, tra astronomia e geometria, con Nicoletta Lanciano e Rita Montinaro – ore 11,30 – 13 Fare educazione linguistica democratica a scuola, con Lidia Liboria Pantaleo, Nerina Vretenar e Silvana Loiero – ore 16 – 17,30 La grammatica: un’enigma con cui divertirsi!, con Monica Colli e Grazia Mauri – ore 16 – 17,30 Mano, pensiero e pitture rupestri: laboratorio di prei(storia), con Marianna Di Rosa e Sara Riva – ore18 – 19,30
Il Movimento Cooperazione Educativa – nazionale è tra gli organizzatori di Sfide-la scuola di tutti che si terrà a Milano dal 24 al 26 marzo 2023.
Consultate il Programma, cercate le nostre conferenze e gli interessanti laboratori che abbiamo predisposto su temi di politica scolastica, pedagogia e didattica delle discipline.
I laboratori sono organizzati dai gruppi di ricerca nazionali che si occupano di Italiano, matematica, astronomia, storia. Con il biglietto di ingresso potete scegliere i laboratori che vi interessano di più. Ma affrettatevi perché sono a numero chiuso…
Clicca qui per acquistare i biglietti e qui per vedere dove siamo!
“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla.” Lao Tzu
Cambiare vuol dire
mutare, andare incontro a una trasformazione,
mettersi in movimento,
viaggiare verso una nuova destinazione,
ma anche migliorare, innovare, evolvere…
I libri che vi proponiamo questo mese sono una piccola parte delle ampie possibilità che ci offrono questi argomenti. L’ottica con cui li abbiamo pensati va nella direzione di introdurre temi più specifici, o di affrontare, nel caso del cambiamento, situazioni difficili .
A scuola il gioco della trasformazione può aiutare a guardare gli oggetti e il mondo che ci circonda con occhi nuovi, più aperti, fuori dagli stereotipi e a smuovere la creatività nel senso in cui la pensava Rodari : un bastone che diventa un cannocchiale, una spada, il collo di una giraffa…
Ma anche a saper guardare le caratteristiche geometriche degli oggetti, introducendo così conoscenze più tecniche e dando un senso concreto ai concetti e all’astrazione.
L’osservazione delle opere d’arte poi può condurre gli alunni a feconde produzioni personali , magari anche attraverso l’uso di materiali poveri, di recupero, non troppo strutturati; sempre attraverso l’arte possiamo esplorare e comprendere l’evoluzione dell’uomo e della terra.
In altri termini
Un testo prezioso per chi crede che la geometria e la matematica si intreccino con la storia, la letteratura e l’osservazione del mondo che ci circonda. Un percorso di formazione per insegnanti da cui emerge come la matematica sia cosa viva, che cambia nel tempo, frutto dei luoghi e del contesto culturale. Dall’insegnamento di Emma Castelnuovo i laboratori, rivolti agli insegnanti di diversi gradi scolastici, su temi della didattica della matematica e dell’astronomia, si basano su premesse valide a diverse età: entrare nella storia delle discipline, inquadrare l’oggetto di indagine in un percorso di tipo storico, per far cogliere quanto in una determinata epoca già si conosceva (o non si conosceva) su che cosa ci si interrogava, e quanto un’epoca successiva abbia talvolta spazzato via intuizioni feconde e conoscenze sullo stesso argomento. Praticare la didattica attiva: disegnare, ritagliare, comporre nello spazio tridimensionale, usare il corpo, utilizzare la narrazione della scienza, anche in relazione a concetti e idee da altri campi del sapere, come la filosofia e l’arte, come strumento facilitante l’appropriazione di fenomeni. Insegnare a “sostare con le domande”, non dare risposta a tutto, quanto piuttosto insistere sull’importanza di imparare a porre e a porsi domande sensate, vere e non retoriche . I quattro scienziati “protagonisti” nei laboratori “irrompono” con una domanda/problema e con diversi stili narrativi: Didone con un testo letterario latino; Euclide con un suo testo dagli Elementi; Ipazia attraverso fonti letterarie e filmiche; Galileo con un frammento dal suo Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze.
Consigliato a tutti i docenti di matematica e geometria a partire dalla scuola primaria.
Antonella Bottazzi
L’officina matematica
Un libro che non può mancare nella biblioteca di un docente di matematica, geometria e non solo. Emma Castelnuovo, la più grande ricercatrice italiana di didattica della matematica, in questo libro ha raccolto alcune lezioni –laboratorio in cui, attraverso l’uso concreto dei materiali, avvicina i ragazzi ai concetti più astratti di queste materie, in modo sperimentale e tangibile. Sorprende la semplicità delle proposte, fatte con elastici, spaghi e altri materiali poveri,insieme ad una rigorosa correttezza scientifica. La conoscenza per Emma Castelnuovo si costruisce con osservazioni, manipolazioni, domande aperte e un continuo confronto con l’arte e con la storia.
Consigliato ai docenti di scuola secondaria di primo grado.
Antonella Bottazzi
Cuentacuentos
Un libro scoperto per caso e che mi ha accompagnato per tanto tempo, offrendo innumerevoli spunti di lavoro per le diverse età di bambini e per varie occasioni. La maestra Teresa Flores ha l’obiettivo di trasformare i bambini in cuentacuentos, raccontastorie , perché educare attraverso le storie aiuta a immaginare punti di vista diversi, , aiuta a veder l’invisibile . Teresa inizia dagli oggetti e dai materiali della vita quotidiana. I bambini o l’adulto raccontano con parole e contemporaneamente con mano e dita , con le corde, con i disegni ( numeri, forme, cose), con la carta, con la sabbia, con le carte da gioco…..
Ogni azione che accompagna il testo narrato, costituisce un enigma fino al momento della sua conclusione e questo è l’aspetto che più diverte i bambini.
Così nella storia di capitan Manolito si comincia da una carta piegata a triangolo e si procede con piccole trasformazioni attraverso pieghe fino ad arrivare allo strappo finale che conclude a sorpresa l’avventura.
I bambini dopo aver ascoltato queste storie come spettatori possono diventare narratori in altre classi o inventare a loro volta storie partendo da oggetti di uso comune.
Consigliato a insegnanti, animatori, educatori, genitori… a tutti quelli che credono che saper raccontare aiuti a vivere e se riesci a creare un po’ di sorpresa è ancora più bello.
Marina Sirotti
Trasformacose
Un libro per lavorare di fantasia anche con i più piccini. È un cartonato con pagine resistenti che si sfogliano e si aprono. 10 oggetti di uso comune che si trasformano in animali se il bambino solleva un’ala. Le immagini sono accompagnate da brevi testi in rima: “Trovo in cucina il mio colapasta… … ma poi diventa una civetta dall’aria entusiasta”. Le figure risaltano e catturano l’attenzione con i loro colori accesi . La sorpresa accompagna il lettore ad ogni pagina.
Consigliato a partire dai 3 anni, ma anche con i più piccoli potete giocare con gli animali che si nascondono dietro la pagina e fanno cu cù!
Marina Sirotti
Prima c’era un fiore
Piccole metamorfosi della natura. Le parole di Angela Nanetti e le luminose illustrazioni di Pia Valentinis accompagnano il lettore in un viaggio nel tempo. C’è un fiore , un fiore tutto bianco che sorride al sole, prima c’era un ramo nudo che tremava di gelo, dopo, poi… dove … sopra , sotto…quando… dentro, fuori…ieri, oggi, domani… parole che accompagnano trasformazioni naturali di alberi, frutti, animali , fino alle stagioni, con rime baciate o alternate, che si rincorrono in un bellissimo girotondo dove trovano spazio ricordi e pensieri.
Consigliato dai 7 anni
Marina Sirotti
Forme e fantasia
Quadrati, rettangoli, triangoli: semplici figure geometriche per immaginare paesaggi e inventare i protagonisti di una storia. È questo che ha fatto l’autrice di questo piccolo libro ed è questo che possiamo riproporre ai bambini giocando con le forme e i colori.
Consigliato dai 5 anni e a chi vuole giocare con le forme in una sorta di Tangram narrativo.
Marina Sirotti
La vera storia di Kamillo Kromo
Questo libro illustrato racconta la storia di camaleonti che imparano a cambiare colore a seconda delle stagioni per potersi mimetizzare e così sfuggire alla cattura dei predatori. Ma la possibilità di trasformarsi deve essere appresa a scuola fin da piccoli , nelle lezioni di aritmetica : giallo + rosso ? verde – blu ? … Il piccolo Kamillo però di emoziona durante le interrogazioni , sbaglia i colori e così non vuole più andare a scuola. Nonostante questo Kamillo risolverà una volta per tutte la minaccia degli uccellacci neri, diventerà l’orgoglio di mamma e papà e tutti gli faranno festa. Un piccolo libro per parlare di problemi da risolvere, di scuola, ma soprattutto partendo dalla storia si possono proporre ai bambini esperienze di combinazioni, miscugli e trasformazioni di colori.
Consigliato dai 5 anni
Marina Sirotti
La vera storia di Kamillo Kromo
Fare per crescere
laboratori metodo Munari
Ogni testo riporta un argomento con riflessioni, pensieri ed esempi del grande designer, scrittore, inventore e tanto altro ancora, attraverso numerosi laboratori sperimentati con gruppi di bambini. Gli strumenti e i materiali di uso comune diventano fonte di ispirazione e aiutano i bambini ad esprimere la loro creatività fuori da schemi precostituiti. I laboratori sono descritti e documentati con fotografie dettagliate per offrire un valido aiuto a chi volesse riproporli adattandoli al proprio contesto.
Ogni volume propone un tema : 1 segni, 2 colore, 3 giochi, 4 parole, …
I volumi che ci riconducono in particolare all’argomento del mese sono :
trasformazioni (28) e cambiamenti (36).
Consigliato a insegnanti, educatori, genitori che credono in un apprendimento basato sulla partecipazione attiva del bambino, sullo sviluppo della sua creatività e in giornate di scuola in continuo divenire.
Marina Sirotti
Tutto cambia
Un albo illustrato di poche parole che ad ogni pagina stupisce. Immagini grandi, avvolgenti, , potenti, dove il lettore entra e si perde in un sogno. Sembra proprio un sogno quello che succede a Joseph quella mattina. Joseph guarda con occhi meravigliati le cose intorno a lui , tutto ciò che fino ad allora era familiare e conosciuto, sembra rivelare una nuova identità. Nella cucina il bollitore compare con orecchie, coda e zampe da gatto, la poltrona diventa un gorilla…
Questo libro mi ha aiutato a dare la notizia del mio pensionamento ai bambini con cui avevo condiviso esperienze di scuola per 3 anni.
Grazie a questo libro insieme abbiamo trovato parole per vedere il cambiamento non solo come pericolo, ma come possibilità di evoluzione. Crescere vuol dire anche accettare che vivere significa rischiare il cambiamento.
Consigliato a chi è affascinato dalle illustrazioni mutevoli, le illusioni ottiche, e a chi deve affrontare un cambiamento ; in generale dagli 8 anni in poi.
Marina Sirotti
Le cose che passano
Le pagine di questo albo illustrato sono intervallate da fogli semitrasparenti che simulano i cambiamenti delle cose o il loro passaggio momentaneo: il sonno che finisce, una piccola ferita che si rimargina, i pidocchi che lasciano la testa…
Un albo da proporre ai bambini per riflettere sulle trasformazioni piccole e grandi della vita, un invito a lasciare andare le paure e a non temere i cambiamenti .
Ma anche a riflettere sui sentimenti veri, perché quelli non passano.
Consigliato dai 5 anni.
Chakra, mandala, simboli
Un album con fogli staccati che offre molti mandala e simboli vari. Colorare i mandala è una forma di meditazione potente molto amata dai bambini, che può essere proposta anche ai più piccoli; con i bambini più grandi può essere un approccio che conduce alla costruzione dei propri mandala, seguendo le regole della simmetria e del ritmo e affiancando questa attività all’approfondimento della geometria.
Consigliato dai 7/8 anni
Antonella Bottazzi
Il mio primo libro di origami
Moltissimi sono i libri di origami; questo è adatto a chi approccia per la prima volta a questo particolare tipo di arte, per chiarezza e semplicità delle immagini e delle didascalie. Dopo un inizio in cui i bambini o i ragazzi necessitano di essere seguiti dal docente per comprendere le spiegazioni (anche quelle simboliche), qualcuno si appassionerà e vi stupirà; il libro mostra 40 modelli con difficoltà graduali.
Anche in questo caso è possibile abbinare l’attività di origami all’osservazione delle figure che via via si formano, approfondendo alcuni concetti geometrici .
Il valore di questa attività è che l’apprendimento passa attraverso le mani, il movimento, la percezione dello spazio vissuta tramite il corpo .
Consigliato agli adulti alle prime armi e da 8 anni.
Antonella Bottazzi
Animani
Un libro di immagini di mani che si trasformano in animali attraverso la forma e il colore. Un invito a vedere la realtà attraverso l’immaginazione , ad andare oltre. Dalla lettura può prendere spunto la creazione di storie inventate , l’imitazione del gioco stesso di trasformazione con le proprie mani, i colori o il vecchio gioco delle ombre cinesi.
Della stesso autore del precedente, molto simile, c’è anche:
Mario Mariotti, Rimani – Fatatrac, Firenze, 1989
Consigliati dai 7/8 anni
Antonella Bottazzi
Flatlandia
Un romanzo datato ma ancora godibile; racconta il mondo della geometria piana, immaginandolo attraverso gli occhi del reverendo Edwit Abbott Abbott, che descrive i personaggi che lo abitano attraverso le loro caratteristiche geometriche a due sole dimensioni, altezza e lunghezza.
Un libro che fa sorridere e che può servire ai docenti come strumento giocoso per introdurre alcuni concetti della geometria euclidea .
Consigliato ai docenti di matematica e geometria di ogni ordine e grado.
Metamorfosi
Ultimo, ma non ultimo, un classico che già vi avevamo consigliato : non può mancare, dato il tema. Resta un libro a cui attingere in molte occasioni per gli archetipi che affronta, per la ricchezza del linguaggio e delle emozioni che sa regalare ad ogni età.
Consigliato a tutti i docenti
Antonella Bottazzi
La trasformazione del bruco in farfalla in un video sorprendente:
I festeggiamenti per il Maestro continuano martedì 22 novembre a Roma con il convegno internazionale “C’è speranza se questo accadde al Vho. Mario Lodi a cento anni dalla nascita”, dalle ore 9.30 alle 18.00, presso la sede del Dipartimento Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre in via Castro Pretorio 20, in Aula Volpi.
La Medaglia del Presidente della Repubblica che il Capo dello Stato ha destinato quale Suo premio di rappresentanza al convegno ne valorizza l’alto interesse scientifico e la sua natura internazionale. Il convegno è rivolto agli insegnanti, agli studenti di scienze pedagogiche, agli educatori, alle famiglie. Si tratta di un’occasione eccezionale per il mondo della scuola e dell’Università per riflettere su quanto e su come l’eredità del lavoro di Mario Lodi sia raccolta in diversi Paesi europei.
Un convegno nazionale a Pisa il 18 Novembre 2022, dalle 9.30 alle 18.00, forse, completa le proposte per riflettere insieme sull’importante eredità di Mario Lodi.
È richiesta l’iscrizione al link riportato in fondo alla locandina.
La necessità di confrontarci sulla importante eredità che Mario Lodi ci ha lasciato non si spegnerà mai.
Durante i Tre Giorni per la Scuola, edizione 2022, che si svolgeranno negli spazi della Città della Scienza di Napoli dal 9 all’11 Novembre, siete invitati il 9 Novembre alle 15.00 in sala C all’incontro Quale scuola per una cittadinanza planetaria-Attualità di Mario Lodi.
Adriana Querzè in Burkina Faso, con la pedagogia Freinet
Modena, 17 maggio 2022 – Ci ha lasciati Adriana Querzé , insegnante, dirigente scolastica, formatrice e per dieci anni, tra il 2004 e il 2014, assessora all’Istruzione del Comune di Modena. Ha dedicato la vita alla scuola, con grande attenzione per i più fragili. Tanti docenti la ricordano con affetto e riconoscenza.
Adriana Querzè è stata un faro per molti docenti modenesi ,e non solo. Donna di grande cultura , da sempre nei corsi di formazione che conduceva, ci ha trasmesso l’apertura alle differenze , l’importanza dell’ascolto, la necessità di sospendere il giudizio. Ha saputo dare, a noi che per primi ci trovavamo ad insegnare agli alunni disabili nella scuola primaria, utili indicazioni pedagogiche e didattiche , mostrandoci come l’inclusione dovesse necessariamente passare attraverso la valorizzazione delle differenze, delle peculiarità e dei talenti di ogni singolo alunno. Allo stesso modo ci ha sostenuto quando ci siamo trovati ad occuparci e preoccuparci dell’accoglienza degli alunni figli di migranti. Ci ha suggerito l’utilizzo delle fiabe, come ponte tra i popoli e le diverse culture, un ponte del tutto naturale per i bambini; ci ha invitato a dare spazio al racconto orale e alla narrazione reciproca, per esaltare le somiglianze, più che le differenze. E lo ha fatto con la delicatezza e la grande lucidità che l’hanno sempre contraddistinta, forte dei valori che ha voluto condividere con noi. La scuola di Modena ti deve molto, grazie Adriana.
Antonella Bottazzi docente di scuola primaria
Perché leggere le storie di Giufà?
Le storie di questo personaggio giramondo ci permettono di avvicinarci a popoli e culture molto diversi dalla nostra, scoprendo però, forse con sorpresa, che oltre a tante differenze che ci dividono, ci sono tante somiglianze che potrebbero unirci.
Adriana Querzè e Arturo Ghinelli, autori del libro
Un’amica, una collega, una formatrice
Adriana era un’amica, una collega, una formatrice, una mente lucida, che ha trasmesso a tutti noi una visione chiara, anche se complessa, del mondo della scuola e della società. Ci ha dato sempre una speranza di poter cambiare, in meglio, la scuola e il mondo. Lo ha fatto qui nella nostra realtà, ma si è spesa anche per il miglioramento delle scuole in Burkina Faso, in collaborazione con l’ONG Bambini nel Deserto. Prima appoggiando la pubblicazione di fiabe “Italia Burkina andata e ritorno”, poi promuovendo una ricerca sulle difficoltà di apprendimento, seguita da una sperimentazione didattica di cui ha curato buona parte dei contenuti teorici. Oltre a noi, la piangono diversi colleghi insegnanti del Burkina Faso, che hanno conosciuto la sua umanità e competenza in occasione della prima formazione nel 2012. Ma il vuoto che ci lascia sarà riempito da ciò che siamo e che sappiamo, anche grazie a lei. Bruna Montorsi docente di scuola primaria
In occasione del webinar MCE che si terrà sulla piattaforma zoom lunedì prossimo, 23 maggio, abbiamo rivolto alcune domande a Enrico Bottero, traduttore, per MCE, della nuova edizione italiana della Scuola “moderna”. Guida pratica per l’organizzazione materiale, tecnica e pedagogica della scuola “popolare”, Asterios, Trieste 2022, apparso di recente in libreria.
Gentile professore, in merito a questo libro, da Lei recentemente tradotto dal francese, quali ritiene siano i punti essenziali di cui un lettore italiano deve tener conto nella lettura?
La scuola “moderna”, testo scritto durante la seconda guerra mondiale in un periodo, per Freinet, di immobilità forzata, è una sintesi efficace dell’organizzazione della classe cooperativa. Prima di allora, spinto dall’esigenza dell’azione, aveva scritto articoli sulle esperienze delle diverse tecniche. Solo durante la guerra scrisse un libro che le presenta tutte insieme grazie alla descrizione di una giornata nella scuola. Di qui l’importanza del volume che abbiamo pubblicato. Per comprenderla è però necessario contestualizzare distinguendo tra ciò che è inevitabilmente datato e ciò che possiamo considerare di attualità.
Iniziamo dal primo aspetto. Soffre inevitabilmente dell’usura del tempo la concezione provvidenziale della storia che emerge fin dalle prime pagine (la certezza del prossimo avvento della società socialista). È pur vero che dobbiamo rivendicare un rapporto tra pedagogia e politica, oggi pericolosamente ignorato (il che vorrebbe dire legittimare lo statu quo), ma non abbiamo più quelle “certezze”. Non abbiamo più una teodicea, la certezza di un’utopia realizzata. Abbiamo ancora una speranza ma, fortunatamente, meno certezze. Un altro aspetto legato al tempo trascorso è l’utilizzo di tecniche e materiali ormai desueti. Oggi non si usano più la tipografia o il ciclostile né si utilizzano le bandes enseignantes. Abbiamo nuovi strumenti e nuovi materiali. Dobbiamo utilizzarli al meglio nello spirito della scuola “moderna”. Abbiamo anche una società ben diversa. Quando scriveva Freinet c’era una scuola chiusa e impermeabile alla vita. Oggi c’è ancora chiusura ma la vita fuori dalla scuola è diversa perché molto più condizionata dal consumismo. Che cosa vuol dire oggi aprire la scuola al mondo, alla vita? L’apertura alla vita va pensata per evitare di diventare strumenti di logiche mercatistiche (a volte richieste dagli stessi genitori). La scuola deve essere un luogo in cui i ragazzi, affinché possano apprendere a cooperare, siano protetti dalla pervasive logiche competitive del moderno “capitalismo pulsionale”.
Detto questo, la grande attualità del libro sta nel fatto che mette al centro dell’azione dell’insegnante l’organizzazione materiale del lavoro. Se vogliamo superare la pedagogia tradizionale, dice Freinet, dobbiamo agire sull’organizzazione del lavoro. Una sua frase dovrebbe farci riflettere: «L’efficienza intellettuale, morale e sociale della vostra educazione non è solo condizionata, come ci hanno fatto credere per troppo tempo, dalla personalità dell’educatore o dal potere magico di un metodo. L’efficienza dipende dal materiale utilizzato, dalla sua perfezione e dall’organizzazione tecnica del lavoro».
Questa affermazione è agli antipodi della mentalità idealistica (ancora diffusa in Italia, più di quanto non si creda) secondo cui sarebbero la genialità dell’educatore, la sua capacità empatica, e magari “seduttiva”, a fare la differenza. Se vogliamo cambiare la scuola, dice Freinet, «dobbiamo smettere di contare sui casi eccezionali», (anche se lodevoli) magari, aggiungo io, facendone delle icone: «…cerchiamo strumenti, tecniche e un’organizzazione che consentano i migliori risultati educativi con insegnanti normali» i quali dovrebbero comunque credere nell’utilità delle tecniche e nel progetto pedagogico che le motiva.
Un altro aspetto importante del libro, anche se ancora sotto traccia («Cooperazione Educativa», n. 2, 1963), è la consapevolezza che la pedagogia proposta da Freinet non sia solo un insieme di tecniche ma un vero e proprio sistema. L’originalità di Freinet, non sta nelle singole tecniche (quasi tutte mutuate da altri educatori) ma nell’aver costruito una loro sintesi coerente. Coerente con che cosa? Con alcuni principi di fondo: si parte dall’espressione libera e creativa dei ragazzi e dalla comunicazione (si fa qualcosa per qualcuno, non compiti “scolastici”) e, con l’occasione, si lavora per giungere agli apprendimenti (pratici e cognitivi). Freinet ha indicato, concretamente, la via di una pedagogia degna di questo nome: conciliare l’esigenza di finalizzazione (dare un senso a ciò che si fa a scuola) con quella di formalizzazione (acquisire saperi e competenze pratiche e intellettuali).
I due fattori qui nominati che segnano l’attualità del libro (centralità dell’organizzazione e natura sistemica della pedagogia Freinet) indicano una scelta: la pedagogia Freinet (che non è “metodo”) deve evolversi (anche con nuove tecniche) ma senza modificare la sua struttura di fondo, i suoi principi. Se la cooperazione tra insegnanti ha luogo condividendo pratiche più che teorie, le tecniche Freinet sono un punto di riferimento essenziale. Non bisogna ogni volta reinventare l’ombrello. Se c’è già un buon ombrello che ci copre insieme dalla pioggia, partiamo da quello, miglioriamolo e arricchiamolo insieme. È anche questo un suggerimento di Freinet.
Sappiamo e apprezziamo i corsi di formazione che sta tenendo per insegnanti di scuola primaria. Quale, a suo avviso, è per i docenti di oggi l’attualità di questo “maestro” tanto apprezzato nel Movimento di Cooperazione Educativa?
Credo che l’attualità di Freinet (ma vorrei qui ricordare l’importante contributo della moglie Elise, troppo spesso misconosciuto) tra i maestri e le maestre di oggi consista proprio nella concretezza e realizzabilità delle tecniche. Gli insegnanti che, insofferenti della pedagogia tradizionale, cercano nuove vie trovano nella pedagogia Freinet e nelle tecniche una proposta praticabile per dare concretezza alle idee che li/le animano. Per questo sono importanti i momenti di ricerca/formazione. Non si tratta di “insegnare agli insegnanti” le tecniche che dovrebbero “applicare”, ma di condividere esempi attuali di organizzazione della classe cooperativa in modo che ciascuno possa sperimentare la sua via, tenendo conto delle condizioni materiali e umane del suo contesto. Le nuove esperienze vanno poi documentate, condivise e discusse insieme (in questo modo arricchite ed eventualmente corrette). Lavorare insieme sulle tecniche vuol dire cooperare concretamente tra insegnanti. È quello che molti di loro stanno cercando di fare, spesso utilizzando le piattaforme web che permettono di comunicare anche con i colleghi lontani. Solo un adulto capace di cooperare realmente con gli altri (dunque disposto ad accogliere le eventuali critiche e a modificare le proprie azioni, autoregolandosi) può promuovere un gruppo cooperativo con i suoi ragazzi. Lavorando con gli/le insegnanti mi rendo conto di quanto i molti impegni a cui oggi sono vincolati (anche grazie ad alcune derive dell’aziendalismo scolastico) rendano più difficile dedicare tempo alla documentazione e alla cooperazione con colleghi “freinetiani” che spesso lavorano in scuole lontane. Si tratta comunque di una via obbligata. Non bisogna demordere se vogliamo dare un futuro alla pedagogia cooperativa e “popolare”, a una scuola che sia democratica.
Ci può indicare, in breve, qualche esempio di condivisione e “uso” delle tecniche Freinet da parte di qualche docente nella sua pratica professionale quotidiana?
Si potrebbero fare molti esempi. Nel MCE oggi ci sono molti insegnanti che stanno lavorando con le tecniche. C’è chi è solo agli inizi e chi ci lavora da molti anni. Molto interesse, ad esempio, suscita il piano di lavoro. Io, tuttavia, non partirei da lì. Il piano di lavoro è una tecnica che ne riassume in sé molte altre (testo libero, attività di ricerca, preparazione di conferenze, lavoro sugli schedari di lingua e matematica, ecc.). Se non vogliamo che si riduca ad essere una risposta alla domanda di soluzioni per individualizzare le abilità di lingua e matematica attraverso esercizi prima sarebbe necessario introdurre alcune tecniche di vita. Molti insegnanti, giustamente, propongono e sperimentano in classe prima di tutto il testo libero, a cui seguono le tecniche di comunicazione (giornale, corrispondenza, radio, ecc.). Si rendono conto che il piano di lavoro senza solide basi nel metodo naturale non avrebbe alcun senso. Le classi che lavorano già con più tecniche arrivano naturalmente a costituire la cooperativa (o consiglio di cooperativa), un’istituzione di mediazione in cui si discutono proposte per la vita e il lavoro della classe, oltre a eventuali conflitti sulle attività e la loro gestione. Per operare, questa “istituzione” richiede però che si stia già lavorando con le tecniche. Se gli spazi di parola non hanno a disposizione attività comuni da organizzare si finisce per parlare solo dei problemi di relazione. Non va dimenticato che nella pedagogia Freinet la mediazione delle relazioni ha luogo attraverso l’impegno dei ragazzi in un lavoro comune.
Una riflessione arrivata dal gruppo MCE Didattica della Ricerca e Adozione alternativa. La condividiamo su queste pagine come spunto di riflessione e proposta di accompagnamentoper le e gli insegnanti che volessero iniziare ad andare oltre.
È maggio e si avvicina il momento in cui effettuare l’adozione dei testi per le nostre classi.
Non è facile per l’insegnante saper scegliere gli strumenti più idonei ed efficaci, ma sicuramente averne molti e diversificati può essere una grande opportunità. Questa è una possibilità reale e praticabile da subito, la normativa lo permette da moltissimi anni e le esperienze di insegnanti e di intere scuole lo testimoniano.
L’accesso ai saperi, ossia la formazione del pensiero, è uno dei nodi centrali della formazione e, se da una parte è indispensabile tener presente comele bambine e i bambini, in contesti collettivi e cooperativi, apprendono e imparano a costruire relazioni e conoscenza, dall’altro lato è fondamentale dotare la classe di una biblioteca di lavoro ricca di documenti, libri, monografie di diverso genere, supporto e formato, in grado di rispondere alle domande e curiosità delle giovani generazioni e di formare un bagaglio di strumenti per la formazione continua.
Noi di MCE affermiamo che non possa essere il testo unico – dove il “programma” è dettato dall’indice e, inevitabilmente, la sintesi prevale sull’accuratezza, l’approfondimento e (a volte anche) la correttezza scientifico-epistemologica – a sostenere i processi di apprendimento di bambine e bambine.
Questo è il momento in cui esercitare con decisione la libertà di insegnamento e il diritto di avvalersi degli strumenti che più arricchiscono i progetti didattici che stiamo tratteggiando per il prossimo anno scolastico.
Pertanto per promuovere la pratica virtuosa dell’adozione di strumenti alternativi al libro di testo, abbiamo realizzato un brevissimo video e restiamo a vostra disposizione per rispondere a curiosità, dubbi e domande anche relativi agli aspetti relativi alla legislazione.