Milleunlibro gennaio 2024

La cura

È iniziato un nuovo anno, pieno di sogni e di speranze. L’augurio che più ci sentiamo di fare a tutti, adulti e bambini, è che vi sentiate amati, che abbiate intorno qualcuno che “ si prenda cura” di voi. Come educatori non possiamo non pensare a “ Lettera a una professoressa “ di Don Lorenzo Milani e al messaggio che campeggia su una parete della scuola di Barbiana: “ I care”.  “ Mi sta a cuore, me ne occupo, mi riguarda, me ne importa” è l’esatto contrario del motto fascista “ me ne frego” .

“ I Care” rappresenta l’idea di una scuola capace di “ avere a cuore”  i bambini e di portarli tutti, nessuno escluso, verso il successo formativo. L’idea , come sancito dalla Costituzione, di una scuola che porti attenzione  agli ultimi, a chi la scuola esclude, come un ospedale che cura i sani e respinge i malati .

Ma cos’è la cura, cosa significa  “prendersi cura” ?

Possiamo parlare di cura degli altri , delle cose, della natura e di tutto questo nostro mondo,  ma può significare anche cura di sé.

La scuola vi ha atteso

Un piccolo libro ricco di idee e proposte per l’accoglienza alla scuola primaria perché un bambino si può sentire accolto anche attraverso piccoli dettagli relativi alla cura degli spazi, dei tempi, delle parole.  I segnali che un educatore dà fin dal primo momento sono perciò importanti per accompagnare i nuovi; e per dare la sensazione che si accoglie il bambino tutto intero, nella sua essenzialità ma anche nella sua ricchezza . Perché “ accoglienza è un atteggiamento esistenziale, più che un percorso strutturato. Non è un mero atto dovuto, ma una forma di attenzione quotidiana versi tutti”. Ecco allora l’importanza di riconoscere al bambino la possibilità di parlare di sé, di narrarsi; l’insegnante o comunque l’educatore potrà fare attenzione alle sensazioni, ai vissuti, ai silenzi. Nel testo troviamo una pedagogia della narrazione, con sfondi narrativi interessanti e coinvolgenti. Un libro per riflettere anche sull’uso dello spazio. La scarsità di spazio a disposizione provoca nei bambini irrequietezza , difficoltà di concentrazione; l’eccesso di spazio a sua volta provoca disorientamento, difficoltà nella gestione dello spazio. Le diverse proposte di oggetti, parole e giochi rappresentano piccoli dettagli che possono aiutare bambini e adulti ( genitori e insegnanti) ad affrontare un nuovo inizio .

Consigliato a tutti gli educatori

Consigliato da Marina Sirotti

O.Busatto, R.Sambo, P.Scotto Lachianca, disegni di F. Tonucci, La scuola vi ha atteso –  edizioni Junior, 2009

Il libro degli abbracci

Un libro di storie brevi: incontri, ricordi, a volte sogni, a volte malinconici, a volte fanno sorridere. La scrittura di Galeano è capace di regalare emozioni e corpo a piccoli sprazzi di vita e di sogno.

“Diego non conosceva il mare. Suo padre, Santiago Kovadloff, lo condusse a scoprirlo. Se ne andarono a sud. Il mare stava al di là delle alte dune, in attesa. Quando padre e figlio, dopo un lungo cammino, raggiunsero finalmente quei culmini di sabbia, il mare esplose nei suoi occhi. E fu tanta l’immensità del mare, e tanto il suo fulgore, che il bimbo restò muto di bellezza. E quando alla fine riuscì a parlare, tremando, balbettando, chiese a suo padre: -Aiutami a guardare!”

Alcune delle storie possono essere un buon input per introdurre riflessioni con i ragazzi più grandi.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado

Consigliato da Antonella Bottazzi

Eduardo Galeano, Il libro degli abbracci– ed. Sperlig e Kupfer, 2005

Insegnare al principe di Danimarca

«Si racconta qui l’apprendistato di un gruppo di insegnanti di media cultura ed umanità per conoscere le periferie della città e le periferie dell’animo degli adolescenti, cercando di stabilire con loro un dialogo educativo e di vita» (Carla Melazzini).

Un libro che non può mancare nella biblioteca di un docente; il testo racconta di ragazzi che frequentano una scuola speciale e di chi se ne prende cura. Racconta di Napoli e del “Progetto Chance”, che l’autrice, insieme al marito, ha seguito per undici anni, per dare la licenza media a tanti ragazzi che avevano abbandonato la scuola. In questa scuola fuori dagli schemi oltre agli insegnanti, ci sono educatori e genitori “ sociali”. Un’esperienza unica, descritta col cuore di chi l’ha vissuta in prima persona.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado

Consigliato da Antonella Bottazzi

Carla Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca– Sellerio ed. , 2023

Una casa per CHu Ju

Cina. Chu Ju ha quattordici anni e una sorellina piccola. Ma i suoi genitori volevano un maschio, e sono disposti a vendere la bambina pur di riprovare ad avere l’atteso erede. Chu Ju decide allora di andarsene da casa pur di garantire alla sorella un futuro in famiglia. Da sola affronta molti lavori e molte situazioni, va in città, torna in campagna, e si costruisce un avvenire. Per tornare a casa e scoprire che niente è cambiato, ma lei sì. E che la sua casa non è più lì, ma altrove.

Consigliato da 10 anni.

Consigliato da Antonella Bottazzi

Gloria Whelan, Una casa per Chu Ju– Fabbri ed.,2006

Così in terra, così in cielo

La sua cattedrale era la strada, i suoi insegnanti prostitute, barboni, tossici, tutte quelle vite perdute che sono anime salve. Don Andrea Gallo ,un prete da marciapiede, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, che accoglieva chiunque avesse  bisogno e chi voleva  trovare un punto da cui ripartire a nuova vita. Con “Cosi in terra, come in cielo” don Gallo ha raccontato la sua personale saga accanto agli ultimi.  Nel suo “camminar domandando” fa bizzarri incontri con monsignori, politici, transessuali, giovani inquieti, zelanti fedeli che non credono e atei che invece sperano, artisti come Vasco Rossi e Manu Chao. Lui, allora ottantaduenne che viaggiava in direzione ostinata e contraria e che nonostante i molti meriti è rimasto orgogliosamente un prete semplice, sgranando il rosario laico di Fabrizio De André, ha raccolto le storie di bassifondi e vicoli che tanto somigliano a quelle delle Scritture; ha cercato l’efficacia storica del messaggio evangelico e ha impastato mani e cuore nelle realtà più dolorose, lavorando senza risparmiarsi affinché questa terra diventi cielo. Un prete “prete”, anarchico, discusso, amatissimo.

Don Andrea Gallo, Così in terra, così in cielo– ed. Mondadori, 2010

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado

Consigliato da Antonella Bottazzi

Vita. Uno spettacolo straordinario

È un libro che ho ricevuto in regalo e ogni tanto amo riguardare. L’autrice ha raccolto i disegni e i dipinti creati in tanti anni di lavoro , ha accostato le immagini fino a creare una storia che parla di noi esseri umani. Ci sono grandi pagine colorate, di forte impatto visivo, accompagnate da poche, potenti parole che ti prendono per mano in questo viaggio. Lisa Aisato racconta di gioie, dolori, amori, famiglia, scuola, perdite, a seconda del momento in cui ci troviamo, dall’infanzia alla vecchiaia. Narra della magia del Natale e dei colori dell’infanzia , dei giorni in cui ti sei sentita forte e invincibile alternati ad altri che lasciano graffi e cicatrici  dell’adolescenza, della libertà e del peso di essere adulti, fino alla vecchiaia, stagione in cui “porti in te tutta la vita”. È un libro che commuove. Le immagini incantano e le parole fanno pensare.

Con i bambini o con i ragazzi si può  andare a ruota libera con i pensieri suggeriti da un’immagine o da una frase, isolandola dal contesto. Si può leggere solo un periodo di questo testo visivo,oppure si può solo godere di tutto l’insieme ed emozionarsi.  

Consigliato dagli 8 anni

Consigliato da Antonella Bottazzi

Consigliato da Marina Sirotti

Lisa Aisato, Vita. Uno spettacolo straordinario– edizioni Rizzoli, 2019

Filo magico

Puoi prenderti cura delle persone vicine, degli animali, degli oggetti e persino di una piccola città, tutta intera. È quello che succede ad Annabelle, una bambina che un giorno trova una scatola con un filo  di mille colori  e comincia a intrecciare maglioni per tutti. La città, che prima era grigia e scura di fuliggine piano piano si trasforma, come anche il cuore degli abitanti. Il filo non finisce mai e Annabelle riveste persino cani, gatti, cassette delle lettere, automobili … Un prepotente arciduca vuole il filo per lui, ruba la scatola, ma il filo è magico e tornerà dalla bambina.

Consigliato dai 5 anni

Consigliato da Marina Sirotti

Mac Barnett, Filo magico – edizioni Terre di Mezzo, 2016

I giganti e le formiche

Due giganti, un uomo e una donna: enormi, muscolosi, con la pelle di un rosso acceso che mettono paura al solo vederli comparire nelle pagine. Il lettore immagina subito le terribili cose che possono combinare a chi sta vicino a loro. E invece no. Arriva la sorpresa dei gesti gentili e inaspettati dei due giganti, davvero grandi d’animo. L’uomo forzuto porta a spasso gli uccellini e si prende cura di loro se qualcuno si spezza un’ala. La donna gigante mentre cammina nel bosco barcolla per il timore di calpestare le formiche. Attraverso linee pulite e linguaggio essenziale la scrittrice coreana ci racconta  del rispetto della natura, della cura verso la persona amata e verso ogni essere vivente, da quello gigantesco a quello microscopico. 
Consigliato dai 5 anni

Consigliato da Marina Sirotti

Cho Won Hee, I giganti e le formiche – edizioni Orecchio acerbo, 2014

Come curare un’ala spezzata

Il titolo di questo albo, un po’ fumetto, un po’ silent book, ci racconta della cura di un’ala spezzata. Per curarla occorre riposo, tempo e speranza. Sono queste le cose che un bambino di nome Billy dona a un colombo precipitato e  sopravvissuto all’indifferenza di uomini e donne. Indifferenza e incuria sottolineate anche dal grigio delle grandi pagine illustrate, fino all’incontro con il bambino, unico elemento colorato che piano piano porta luce alle figure di mamma e papà, alla casa che offre riparo all’uccellino, fino al momento in cui con un battito d’ali, il colombo finalmente guarito vola via nel cielo sopra la città che è uscita dal grigio e ha recuperato tutti i suoi colori. Questo libro è sostenuto da Amnesty International per il contributo a una migliore comprensione dei diritti umani e dei valori che li sottendono.

Consigliato dai 4 anni 

Consigliato da Marina Sirotti

Bob Graham, Come curare un’ala spezzata– Edizioni Il castoro, 2014

Chiedimi cosa mi piace

Per occuparsi e prendersi cura di bambini occorre prima di tutto sapere cosa li fa stare bene e cosa li emoziona. Così la semplice domanda “cosa ti piace?”  apre un mondo e invita a un ascolto profondo di chi è l’altro , dei suoi gusti e desideri. I protagonisti di questo albo sono un papà e una bambina, un papà affettuoso che asseconda e segue la sua piccola. È lei che guida e conduce il gioco delle domande e delle risposte. Un dialogo che si snoda in una bellissima giornata d’autunno e si arricchisce in tutte le pagine splendidamente illustrate quasi con schizzi di matite colorate da Suzy Lee (autrice del silent book “L’onda” ). Il testo è quasi un elenco che si conclude con “ chiedimi se voglio un altro bacio della buonanotte “.

Consigliato a bambini ed educatori

Consigliato da Marina Sirotti

Bernard Waber, Chiedimi cosa mi piace– edizioni Terre Di Mezzo, 2016

Anthony Browne, Gorilla- edizioni Orecchio acerbo, 2017

Un racconto che parla di realtà e di sogni, una storia dalle premesse pesanti e cupe che si scioglie in un felice e sospirato finale. Tra le pagine di questo albo trovi illustrazioni potenti accompagnate da dettagli e ombre, che giocano a nascondino e seminano indizi. Anna ama i gorilla, sono loro che la bambina vede ovunque, li conosce in tutte le loro forme ma non ne ha mai visto uno dal vero, perché suo papà non l’ha mai accompagnata allo zoo. Il papà è piuttosto assente, impegnato o troppo stanco. C’è sempre qualcosa che ostacola, si inserisce tra i loro sguardi che non si incontrano mai. Un gorilla di pezza una notte si anima , diventa amico e compagno di avventure. Rappresenta finalmente qualcuno che si prende cura di lei attraverso piccole cose come un cinema, la visita allo zoo, una merenda. Il mattino il gorilla torna giocattolo, il papà fa una proposta ad Anna … e lei sorride.  È un sogno  o è realtà ?

Consigliato dai 6 anni , una lettura anche per  i grandi e per i genitori indaffarati che spesso perdono vista le cose importanti della vita, come trascorrere del tempo con i propri figli.

Consigliato da Marina Sirotti

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Nuova uscita nella collana Narrare la scuola!

A cura di Marta Marchi e Paola Sartori, Dall’io al noi– ed.Asterios, 2023

L’incontro, il  dialogo  e il confronto con l’altro si promuovono attraverso  un nuovo  itinerario educativo. Rivolto ai docenti di ogni ordine di scuola, il libro ci fa conoscere esperienze, tecniche e pratiche didattiche per educare a una cittadinanza consapevole, responsabile e attiva.  A partire dalla ricerca del Movimento di Cooperazione Educativa sui diritti dell’infanzia,  Dall’io al noi ci conduce a realizzare spazi di partecipazione e rappresentanza sociale con i futuri cittadini del mondo.

 Il libro accoglie inoltre l’idea delineata nelle Linee guida del 2022 per una “educazione civica” intesa come riferimento valoriale, trasversale a tutte le attività.

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Milleunlibro febbraio

scuola e teatro, libri consigliati ed esperienze possibili.

Teatro e scuola

“Un uomo  attraversa lo spazio e un altro lo osserva: è sufficiente questo a dare inizio a un’azione teatrale”. Per Peter Brook, come per  Jerzy Grotowski, è da qui che bisogna partire, dall’istante di un incontro. 

E dunque se teatro è incontro quale luogo migliore per praticarlo se non la scuola?

Il teatro è cura di sé ,  nel senso che insegna ad ascoltare il proprio corpo e le proprie emozioni.

È uno spazio  interculturale, che realizza una didattica dei punti di vista e sperimenta pratiche di ascolto attivo.

È uno spazio che favorisce l’educazione alla cittadinanza attiva , nel momento in cui predisponiamo un contesto e uno spazio nel quale affrontare problemi sociali,  creando un’occasione di dialogo e di confronto.  

È un’attività che prevede la cooperazione come condizione irrinunciabile per la buona riuscita dell’azione teatrale stessa.

Il teatro inoltre  è terra di mezzo tra fuori e dentro la scuola.

L’attività di teatro può essere di grande aiuto anche per bambini disabili o svantaggiati, che in questa forma riescono ad esprimersi , liberi da modalità di lavoro  e valutazioni troppo legate ad abilità prettamente scolastiche.

Diversi sono gli approcci al teatro che la scuola può e deve, a nostro parere, promuovere.  Uno di questi è certamente la fruizione di spettacoli degni di  tale nome, che facciano riferimento a testi letterari o ad opere teatrali di spessore, preferibilmente recitati da bravi attori e messi in scena da registi capaci. In questo senso credo che se condividete con noi l’idea che il teatro educa e il gioco dell’immedesimazione cura, sia compito di ogni docente vedere tanto teatro, frequentarlo come frequenta le biblioteche e i musei. Teniamo conto del fatto, tra l’altro, che molti dei nostri ragazzi non farebbero mai l’esperienza di assistere ad uno spettacolo teatrale, semplicemente perché in molte famiglie non c’è questa abitudine. La scuola può colmare un vuoto.

Ma un approccio non meno importante che offre moltissime opportunità di crescita del singolo e del gruppo, è fare teatro a scuola, esserne protagonisti.

È pratica abbastanza comune nella scuola dell’infanzia e alla primaria, poi sempre meno nei gradi che seguono, quella di provare a mettere in scena opere classiche e non solo.

Qualcuno si serve di copioni già predisposti, che facilitano chi non si sente preparato a gestire uno spettacolo dalla scrittura del testo alla messa in scena. Questa strada però limita enormemente le potenzialità dello strumento, il coinvolgimento emotivo e la partecipazione attiva e consapevole dei bambini/ragazzi.

È vero, noi docenti  non siamo registi, ma se la pretesa non è quella di creare un’opera colossale, possiamo dare dignità a testi e pensieri espressi dai ragazzi. Talvolta ci possono aiutare esperti, che passando da un laboratorio centrato sui ragazzi, ci forniscono materiale per creare una rappresentazione che appunto li rappresenti e dia dignità e valore ai loro pensieri. Insegnante ed operatore teatrale, insieme, possono essere costruttori e conduttori del percorso.

Nel teatro  sono coinvolti il corpo, la voce, lo sguardo, le emozioni, ingredienti irrinunciabili del nostro fare scuola.

Una delle carte vincenti da subito quando si propone l’attività teatrale ai bambini e ragazzi, è che questa cattura in modo piuttosto spontaneo la loro attenzione; ed è così che testi anche difficili, complessi, vengono affrontati con spirito nuovo, giocoso e teso alla comprensione legata alla necessità di comunicare.

La grande sfida, nel tradurre un testo o le parole pronunciate da uno studente e inserirle in una restituzione teatrale, è quella di non perdere il pathos che li accompagna mentre si leggono o si pronunciano la prima volta.

Per tutti questi motivi e altri ancora, le proposte che seguono non vogliono essere una serie di copioni in scatola da riproporre pedissequamente, ma suggestioni che aprano ad esperienze uniche e irripetibili.

Quelle che seguono pertanto sono proposte molto diverse tra loro, che spaziano dalla fiaba, al mito, alla tragedia…

 Buon lavoro e buon teatro.

Pinocchio nero

Come recita il sottotitolo, si tratta di un viaggio vero e proprio, in cui Marco Baliani, partendo da un progetto  di AMREF con i ragazzi di strada di uno slum di Nairobi, durato due anni e mezzo, si mette in relazione con loro e costruisce uno spettacolo in cui , insieme al testo di Collodi, mette in scena anche le parole dei ragazzi.

 Come afferma lo stesso Baliani: “Le cose che ho insegnato loro sono numerose almeno quanto quelle che ho appreso . Questi ragazzi sono profondamente diversi da me … eppure ci siamo davvero incontrati, il teatro ci ha permesso di conoscerci,  nonostante gli apparenti ostacoli della lingua, del colore della pelle , delle condizioni di vita.”

Dalle parole di Baliani, che ha vissuto certamente un’esperienza estrema, traspare anche la possibilità che si apre quando, nel fare teatro, si va oltre la competenza linguistica. E questo aspetto, nella scuola multietnica, spesso ci tocca e ci mette alla prova.

Marco Baliani, Pinocchio nero, diario di un viaggio teatrale –ed. Rizzoli, Milano,2005

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado e ai ragazzi dalla secondaria di primo grado in su.

Antonella Bottazzi

The black Pinocchio

La stessa storia di cui sopra viene raccontata e supportata da foto e  dal video in DVD dello spettacolo stesso.

Un libro reportage che dà vita alle parole dei ragazzi, restituendo loro la facoltà di dire, di riflettere, di farsi attori di sé.

Citando la prefazione di Marco Baliani : “Attraverso il progetto i ragazzi diventavano gruppo, , si rafforzavano nella solidarietà, scoprivano attraverso il teatro la possibilità di esprimersi …. Ciascuno dei ragazzi  ha una voce, parla, può raccontare di sé, ha trovato qualcuno che lo ascolta … già solo per questo può permettersi di narrare la sua esperienza come un c’era una volta”. E questo può essere vero anche nelle nostre classi.

Consigliato ai docenti e ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Antonella Bottazzi

Ecco un estratto del video:

Giulio Cederna e John Muiruri,The black Pinocchio,le avventure di un ragazzo di strada, ed. Giunti, Firenze, 2005

I bambini pensano grande

In questo libro, in cui Lorenzoni racconta l’esperienza pedagogica nel piccolo paese di Giove, nel cuore dell’Umbria, i bambini pensano e parlano attraverso il suo narrare.

Così questo libro, che contiene indicazioni concrete per un insegnamento innovativo, non è un burocratico manuale di didattica che si aggiunga a una fila troppo lunga. All’opposto ogni pagina trabocca di spontanea poesia, pur non indugiando in un’estetica compiaciuta del mondo incantato dell’infanzia. Nel diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico: “provare a dare forma al mondo”. E una proposta pedagogica nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far esperienza, diventa anche un racconto antropologico. Uno dei capitolo è dedicato al teatro e al tentativo ardito di mettere in scena pensieri e voci dei bambini, partendo da un lutto che ha toccato profondamente tutta la comunità e dalle tante riflessioni filosofiche fatte durante tutto l’anno, anche sul tema della vita e della morte.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado.

Antonella Bottazzi

Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande, ed. Sellerio, Palermo, 2014

Manuale di piccolo circo

Il circo è una forma teatrale che coinvolge i bambini senza se e senza ma.

Quella di piccolo circo è un’arte che si tramanda non da genitori a figli, ma da compagno a compagno, non lascia grandi tracce né dinastie, anzi: sembra scomparire per poi riaffiorare sempre uguale, sempre diversa e vitale.

Il libro propone esercizi  e gag semplici e di grande effetto, spiegandoli in modo chiaro anche attraverso disegni stilizzati ed esplicativi.

 L’autore ha lavorato come saltimbanco e artista di piazza ed è creatore, insieme alla moglie Camilla Peluso, della prima scuola di circo per bambini .

Per chi ha voglia di mettersi in gioco come docente, un libro prezioso, che fa riscoprire il valore del gioco nel processo di apprendimento.

Consigliato ai docenti e ai bambini da 6 anni in su.

Antonella Bottazzi

Claudio Madia, Manuale di piccolo circo, ed. Feltrinelli Kids, Milano, 2003

Il circo delle nuvole

Un albo illustrato  in rima con le coloratissime illustrazioni di Gek Tessaro, che ancora una volta stupisce con una storia non banale, ma assai divertente che fa riflettere sul valore del denaro e delle cose e del fatto che non tutto si può comprare. Può diventare la base per un copione di uno spettacolo di piccolo circo.

Gek Tessaro, Il circo delle nuvole– Lapis, Milano, 2015

Di seguito alcuni stralci di spettacoli con Gek Tessaro.

https://youtu.be/mEipm6YTaVU il  circo delle nuvole

https://youtu.be/WxVWMl8kvfU spettacolo il cuore di Chisciotte

https://youtu.be/qRWPH1TLG2M spettacolo Bestiolini

Consigliato ai bambini da 4 anni.

Antonella Bottazzi

Gli Snicci e altre storie

Un libro che raccoglie alcuni racconti del Dr. Seuss, pseudonimo di Theodor Seuss Geisel ,scrittore e fumettista statunitense di origini tedesche. Ha scritto tanto per i bambini , quasi sempre i testi sono in rima, leggeri, divertenti e pieni di fantasia. Libri che educano e divertono con storie tenere e profonde.   Lui stesso dice : “Mi piacciono le assurdità, svegliano le cellule cerebrali. La fantasia è un ingrediente necessario nella vita. È un modo di guardare la vita dalla parte sbagliata di un telescopio… e questo ti permette di ridere di tutte le realtà della vita.”

Dalle prime righe del libro appare subito la differenza tra Snicci stellati e snicci comuni, resterà differenza o diventerà disuguaglianza? La storia potrà diventare occasione per parlare di giustizia e di diritti anche tra i bambini più piccoli

Gli Snicci Stellati

sulle pance hanno le stelle.

Gli Snicci Comuni  hanno solo la pelle.

Non son stelle grandi, ma piccine abbastanza

Da farti pensare  che non hanno importanza.”

Consigliato dai 4 anni in su.

Marina Sirotti

dr. Seuss, Gli Snicci e altre storie – Giunti edizioni, Firenze, 2022

La battaglia del burro

dr. Seuss, La battaglia del burro – ed. Giunti, Milano, 2021

Un altro testo in rima, con filastrocche apparentemente assurde, che potrà essere un modo per parlare di muri, di guerra e di corsa agli armamenti , a bambini e ad adulti.

Gli Zighi e gli Zaghi sono due popolazioni divise da un muro e in lotta tra loro.

Perché ? Uno sostiene che la fetta di pane va imburrata di sopra, l’altro dice che il burro va spalmato sotto. Così i due guardiani del muro cominciano la guerra. È una battaglia senza esclusione di colpi, alla ricerca di armi sempre più strampalate e micidiali.  La battaglia del burro non ha un finale, ma lo lascia intendere al lettore: se si decide di lanciare la bomba il mondo finirà, se si decide di dare tregua alla guerra di sguardi forse invece c’è ancora una speranza per l’umanità.

La lettura del testo è molto coinvolgente, i bambini si schierano con gli Zighi o con gli Zaghi , ma soprattutto, se invitati a farlo, raccontano di loro  e del loro mondo.

Consigliato ad adulti e bambini da 6 a 99 anni.

Marina Sirotti

Il viaggio di Djuha, un furbo sciocco in giro per il mondo

Riproponiamo il testo di Adriana Querzè, pedagogista  e Arturo Ghinelli, docente . I due hanno selezionato una raccolta di storie brevi tramandate oralmente ; le storie  hanno per protagonista questa figura popolare e si sono diffuse in gran parte dei  nei paesi affacciati sul mar Mediterraneo. Giufà o Djuha o Giucà è una sagoma buffa ma anche educativa. Le sue azioni tragicomiche di permettono di sorridere e di riflettere.

Tante sono le storie e tutte piuttosto facilmente rappresentabili teatralmente come  “ Giufà e la porta”, “Giufà e la statua di gesso”, “Il chiodo e Giufà”.

Gli uomini e le donne di ogni parte del mondo, che seguono religioni diverse, che parlano lingue diverse , che hanno regole diverse, hanno anche cose che possono unire, come le storie di Giufà, narrate in Italia, in Africa, in Turchia, in Albania, in Germania. Marco (8 anni) sintetizza così questa abitudine di alcune storie a spostarsi nel mondo:“ Noi siamo diversi, ma le nostre ombre sono uguali “ .

Consigliato ad adulti e bambini da 6 a 99 anni.

Marina Sirotti

a cura di Adriana Querzè e Arturo Ghinelli, I viaggi di Jduha, un furbo sciocco in giro per il mondo, Comune di Modena, 1993
 

Giufà e il re Salomone

Storie consigliate dai 7 anni.

Marina sirottti

 Asacanio Celestini e Maja Celija, Giufà e il re Salomone– Donzelli, Roma, 2009

Esercizi di stile

Un libro che propone 99 versioni della stessa storia, rivisitata ogni volta in uno stile letterario differente.

La trama è semplice e banale: Parigi , verso mezzogiorno, su un autobus affollato, un uomo si lamenta con chi lo spinge di continuo e, non appena trovato un posto libero, lo occupa. Il narratore, due ore dopo, rivede l’uomo alla Gare Saint-Lazare con un amico, che gli dice di far mettere un bottone sulla sciancratura del soprabito.

Un libro che apre a letture differenti e a diverse interpretazioni teatrali, mai noioso e in grado di far riflettere sull’estetica e sul senso che le parole e il tono possono dare alla semplice narrazione di un fatto.

Consigliato dalla scuola secondaria di primo grado in su.

Antonella Bottazzi

Raymond Queneau, Esercizi di stile– ed. Einaudi, Torino, 1983

Ecco un video in cui si mostra un possibile lavoro teatrale con i ragazzi: https://youtu.be/E9MZlTz3Kg0

Filemone e Bauci

P.Ovidio Nasone, Filemone e Bauci, tradotto da Cristiana Pezzetta, ed. Topipittori, Milano,  2022

Certo, importante sarebbe leggere il testo originale, racchiuso nelle “Metamorfosi” di Ovidio, ma questo albo illustrato e ben tradotto, si respira la possibilità di andare oltre le immagini, che non sono troppo didascaliche, ma evocative.

L’albo può cioè agevolare , se mai ce ne fosse bisogno, la vicinanza ad un mondo così lontano dal reale, ma così vero e profondo nei sentimenti che suscita. I miti restano certamente un tipo di testo da esplorare e che molto si presta a diventare rappresentazione teatrale, specie se sul testo riusciamo a fare un’opera di arricchimento tramite i pensieri e le riflessioni dei ragazzi, toccando anche temi che nella nostra società sono ormai divenuti tabù. Non è un copione teatrale.

Consigliato dai 10 anni in su.

Antonella Bottazzi

Metamorfosi

Un classico con testo a fronte e un saggio di Italo Calvino. Miti di trasformazione che esplorano gli archetipi dell’umano sentire. Le storie dei miti, lette in forma originale, seppur non comprese in tutti i termini specifici, suscitano nei bambini, anche piuttosto piccoli, immaginazione ed immedesimazione. È un testo potente; può certamente essere fonte di ispirazione per scrivere insieme ai ragazzi un copione teatrale dove la forza della storia evoca passioni ed emozioni in ciascuno di noi.

Consigliato a tutti i docenti che potranno leggerlo o narrarlo a bambini da 8 anni in su.

Antonella Bottazzi

P.Ovidio Nasone, Metamorfosi– ed. Einaudi, Torino, 2015

Alcuni classici

Come introdurre un giovanissimo lettore a questi capolavori letterari? Guidati dal poeta-drammaturgo Roberto Mussapi, con questa collana si è scelta una struttura semplice; ogni opera è sintetizzata in cinque scene come fossero cinque atti di un dramma. Mussapi racconta cosa accade in queste scene e ciò che è accaduto prima e dopo. Giorgio Bacchin, illustratore, rappresenta invece le scene. Ogni scena si apre con un’ampia rappresentazione dell’epoca dell’autore: la Firenze di Dante Aligheri, la Londra di William Shakespeare, la Parigi di Molière e la campagna Toscana di Goethe. Anche questi non sono copioni teatrali.

Consigliati dai 7 anni.

Antonella Bottazzi

L’avaro

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, L’avaro di Moliére –  Jaka Book, Milano, 2009

La divina commedia di Dante Alighieri

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, La divina commedia di Dante Alighieri – Jaka Book, Milano, 2008

La tempesta di Shakespeare

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, La tempesta di Shakespeare – Jaka Book, Milano,  2008

Il Faust di Goethe

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, Il Faust di Goethe – Jaka Book, Milano,  2009

Per chi vuole approfondire:

Saltatori di muri

Questo testo racconta un incontro reale con gli  immigrati e l’impegno a restituire loro la parola, attraverso l’ascolto attivo.

Parla dell’incontro con il teatro di Mandiaye N’Diaye, giovane senegalese  divenuto attore attraverso il teatro delle Albe di Marco Martinelli, a Ravenna; parla di cosa ha significato per gli animatori di un gruppo interculturale , composto da italiani e immigrati, la possibilità di narrare nelle scuole di Palermo.

Parla cioè di una sfida : l’incontro tra educazione e accoglienza nell’ottica di  costruire una convivenza interculturale a partire dal territorio e dalla narrazione orale.

È un testo che cambia i nostri punti di vista, invitandoci ad accogliere l’altro e la sua cultura.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado

Antonella Bottazzi

Franco Lorenzoni, Marco Martinelli, Saltatori di muri, Macro edizioni,  Cesena, 1998

L’ospite bambino

È il diario di un maestro ed educatore quello che Lorenzoni scriveva in quegli anni, in cui racconta il suo misurarsi e mettersi in gioco con le culture altre attraverso esperienze forti , sempre immerso nella natura, passando in molti casi attraverso azioni teatrali; azioni che mettono in contatto con il mondo esterno, con il proprio corpo, con chi sta vicino a noi. Non vuole  essere  un trattato di pedagogia e didattica, ma  può suscitare nei docenti o educatori il desiderio di sperimentare approcci diversi, forti delle esperienze che testimoniano come l’apprendimento e la crescita globale di ciascuno di noi siano mediati dal corpo e dal contatto significativo con la natura e con gli altri.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado.

Antonella Bottazzi

Franco Lorenzoni, L’ospite bambino– Theoria, Milano,1995

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Freinet nella scuola di oggi

Il 23 Maggio alle 17,30 durante il nostro webinar ci confronteremo su un libro che da molti anni aspettava una nuova edizione italiana: La scuola “moderna“. Guida pratica per l’organizzazione materiale, tecnica e pedagogica della scuola “popolare”. Un’occasione di dialogo, a cui partecipare per comprendere che Freinet ha ancora molto da dirci.

L’ iscrizione è possibile fino al 22 Maggio compilando il modulo al seguente link: https://forms.gle/GLAnyAzTEyUQKJdaA

Clicca sull’immagine per andare alla scheda del libro
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Buon compleanno Mario Lodi!

Mario Lodi nel 1974 scrisse questa lettera aperta ai genitori sulle pagelle, che fu pubblicata su Cooperazione Educativa n. 5-6/1974

Nessun problema mi mette in difficoltà come questo. La mia incapacità a esprimere con un numero quella complessa realtà che è il bambino a scuola, ha diverse motivazioni, che voglio qui spiegare perché i genitori capiscano che non si tratta di un atteggiamento contestatore di moda, ma di un problema che coinvolge la concezione che l’educatore ha dell’uomo e della società in cui vive, e la sua stessa coscienza.

La pagella è strumento di corretta valutazione?

La pagella, così com’è oggi, uno strumento di valutazione impreciso e soggettivo. Il numero che dovrebbe essere scritto nelle caselle corrispondenti alle “materie” o a gruppi di attività, è il risultato di una strana miscela di sensazioni riguardo alle attività del bambino, che il maestro compie sulla base di un modello di sufficienza che varia da insegnante a insegnante. Non sono rari i casi di “temi” giudicati in modo diverso, a volte opposto, da maestri e professori.

E’ stato dimostrato perfino che lo stesso tema può essere valutato in modo diverso dallo stesso insegnante, in differenti momenti. Io stesso ho provato, anni fa, a ripetere i voti della pagella a distanza di qualche giorno: i voti non sono risultati uguali. Ciò dipende dal fatto che ogni materia racchiude diverse capacità. Un numero per la “lingua italiana” col quale sintetizzare più attività come la lettura, la scrittura, l’ortografia, la sintassi, la proprietà di linguaggio, la fantasia, la capacità di conversare ecc.

Per la prima classe elementare, con bambini pressoché sconosciuti che si rivelano a poco a poco e che si trovano di fronte a grosse difficoltà come l’apprendimento della lingua scritta, tirar fuori un numero e collocarlo in una di quelle caselle, è per me impossibile.

Il voto in comportamento

Anche per il comportamento il voto è sempre soggettivo e discende dalla concezione che l’educatore ha della scuola e dell’uomo.

Lo stesso bambino, infatti, cambiando maestro, può cambiare voto.

Si sa che sul comportamento ci sono diversi modi di valutazione: c’è chi premia con un bel voto il bambino che sta zitto e ubbidiente ( perché magari ha paura) e c’è invece chi considera buon comportamento quello del bambino che discute, dà tono alla vita della classe, magari si ribella in certi casi, per un giusto motivo.

Riguardo al comportamento il voto è quindi in relazione alla reazione del bambino a scuola, e spesso, se il bambino a scuola non si trova a suo agio, la colpa non è sua.

I bambini sono diversi

 La prima scoperta che l’educatore fa nella scuola quando instaura un rapporto non autoritario con gli alunni è che essi, pur avendo raggiunto una piattaforma comune nel processo evolutivo, sono tutti diversi.

Ciò dipende dallo sviluppo più o meno regolare del corpo, dalle disposizioni naturali esercitate, dalle esperienze vissute sin dalla nascita in famiglia e fuori. L’educatore che ricerca e utilizza le diverse attitudini e capacità personali nel contesto sociale della classe, realizza attività collettive nelle quali ogni bambino, stimolato dagli altri, dà il meglio di sé: chi la fantasia, chi il disegno, chi il senso musicale o dell’umorismo, chi il ragionamento, ecc. Viene così innalzato il livello collettivo della ‘produzione scolastica’ realizzata sulla base degli interessi dei bambini e non dell’imposizione del maestro. In questo caso non è possibile valutare l’apporto individuale sia qualitativo che quantitativo, perché ogni intervento è legato agli altri: a volte una sola parola detta al momento giusto o un’idea nata in una situazione problematica, sono più importanti di lunghi elaborati. E’ un tipo di intervento che la pagella non considera, come non considera il lavoro collettivo.

Le cause dell’insuccesso scolastico

Il nostro lavoro è simile a quello del medico che ricerca le cause profonde del male prima di intervenire. Anzi, ora la medicina si pone il fine di prevenire le cause delle malattie cercando di eliminarle sul piano sociale, facendo conoscere i problemi a tutti per risolverli consapevolmente. Il bambino che a noi è affidato, deve essere messo nelle condizioni ideali per sviluppare in modo equilibrato il suo corpo e la sua mente, in un rapporto di collaborazione. Questo rapporto esclude, in quanto tale, giudizi e valutazioni. Accettando di dare il voto, io maestro divento il ‘giudice’ degli scolari, mentre voglio essere un loro ‘amico’, uno che insegna e impara insieme a loro, in certi casi uno che impara da loro.

Facendo il confronto dei risultati e non tenendo conto dei punti di partenza, la pagella diventa inevitabilmente strumento di selezione. Infatti in Italia i ragazzi delle famiglie più disagiate, che non possono dare ai loro figli molti stimoli culturali ( libri, gite, linguaggio, ecc.) sono quelli più bocciati.

Far le parti uguali fra disuguali

Nel libro Lettera a una professoressa don Milani e i suoi ragazzi riportano la frase di una professoressa che si credeva imparziale: “Se un compito è da quattro, io gli do quattro”. Dice don Milani: “E non capiva, poveretta, che proprio di questo era accusata. Perché non c’è nulla che sia ingiusto come far le parti uguali fra disuguali”. Infatti nessun bambino ha voglia di prendere voti bassi, né vuole essere bocciato. Se non riesce, è perché ci sono cause che noi dobbiamo individuare per rimuoverle. E nella quasi totalità dei casi le cause, come abbiamo visto, dipendono dalle condizioni sociali della famiglia. Lo stesso problema esiste anche in una scuola dove non si fa conversazione, dove non si progettano insieme attività. In una scuola dove i bambini lavorano individualmente, l’educatore che volesse dare un voto o un giudizio “oggettivo” commetterebbe un’ingiustizia verso il bambino che presenta temporanei ritardi di sviluppo.

La mercificazione del lavoro scolastico

Un altro motivo contro il voto è che  esso diventa di solito la motivazione del lavoro. Si agisce cioè in vista di una ‘ricompensa’, non si studia per il piacere di conoscere. Liberare i bambini dalla ricompensa del voto e dal timore della bocciatura significa impostare il lavoro scolastico sugli interessi dei bambini, interessi che sono sempre rivolti alla conoscenza di se stessi, dei loro problemi in famiglia, del mondo. Significa abolire il voto-paga.

Senza voti è possibile vivere e studiare?

E’ inevitabile che dove ci sono i voti si fanno confronti. I voti non lasciano mai indifferenti i bambini. Il bambino che riesce bene nelle attività scolastiche, anche se non lo dice, può credersi più bravo e intelligente degli altri e diventare superbo; il bambino che non riesce può credersi meno intelligente e diventare insicuro o invidioso. La superbia, l’invidia, l’insicurezza, il pettegolezzo sono conseguenze del voto; anche se non sono evidenti e non portano a forme traumatiche ( ma talora accade), influiscono negativamente sui bambini e ostacolano l’attuarsi della socialità nella quale il bambino dovrebbe sentire gli altri vicini, e proprio dagli altri dovrebbe ricevere in continuazione stimoli. Senza voti è possibile vivere e studiare, è possibile aiutarsi a vicenda. Collaborando si dona, ci si unisce, si cresce.

Due scuole

Scrive Giuseppe Fara, docente di psicologia dell’età evolutiva, in ‘Psicologia’, parlando dell’insuccesso scolastico:

‘La vecchia scuola pone al centro del proprio interesse l’oggetto dello studio, ciò che si deve insegnare ed imparare, i programmi, i libri di testo; e l’insegnamento, di conseguenza, è rivolto a una collettività anonima, la scolaresca; la cultura che si vuole trasmettere è la cultura del passato, come garanzia di certezza e di solidità; e i suoi contenuti sono presentati come una realtà statica e dogmatica che passivamente deve essere accolta; la maturazione dello studente deve ispirarsi al principio d’autorità e deve costruirsi sulla molla dell’individualismo e della competizione’. In questa scuola il voto è necessario come stimolo e motivazione perché si studiano cose che non interessano.

‘La scuola nuova- continua Fara- pone al centro del proprio interesse il soggetto, lo studente, con le sue personali attitudini, motivazioni, aspirazioni; ed è a lui che individualmente l’insegnamento è indirizzato; la cultura che si vuol trasmettere è ancorata ai problemi del presente e proiettata verso il futuro, come realtà da costruire con l’impegno di ognuno; e i suoi contenuti sono presentati come un prodotto della storia dell’uomo che attivamente e criticamente ha la possibilità di adoperarli per trasformare il mondo che lo circonda; la maturazione dello studente deve ispirarsi alla democrazia e deve costruirsi sulla spinta alla socialità e alla collaborazione’. In questa scuola il voto è inutile.

La collaborazione fra genitori ed educatore

 I genitori hanno il diritto di seguire i loro figli durante l’esperienza scolastica e quindi la scuola autoritaria, che non permette loro di sentirsi parte sociale di essa, usa il voto come ‘informazione’. I genitori non possono ignorare i problemi dell’infanzia e devono discutere insieme agli educatori l’atteggiamento da tenere nei confronti dei bambini perché questi non vivano a casa in un modo e a scuola in un altro, con le conseguenze negative che è facile immaginare. L’educatore per intervenire in modo corretto deve conoscere la ‘storia’ del bambino in tutti i particolari illuminanti. Questa storia, dalla nascita fino ad oggi, il genitore e l’educatore la possono ricostruire soltanto insieme. In questo modo potranno seguire lo sviluppo, i problemi, le conquiste del bambino negli anni, cioè la storia della sua maturazione; il suo prepararsi ad essere uomo o donna nel contesto di una comunità che dalla scuola si estende alla famiglia e al contesto sociale.

Proposta

A questo punto dico ai genitori: ‘Io non sono capace di giudicare vostro figlio con un numero ma mi sento capace e in dovere di capire come ha vissuto fin qui per aiutarlo a proseguire senza chiedere a lui più di quel che può dare ma anche senza trascurare nulla di ciò che lo può realizzare come persona libera e sociale’.

Il bambino di 6 anni, che arriva in prima, è il risultato di un lungo e complesso processo evolutivo. A scuola il punto di partenza è questo risultato. Se non lo si conosce non è possibile far crescere il bambino globalmente con gradualità e armonia. Solo così è possibile tentare una valutazione, descrivendo la sua storia, i suoi progressi e i suoi problemi. E’ una pagella un po’ più difficile e impegnativa da scrivere, ma è una cosa seria.

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