Call for papers!

Inviateci la documentazione dei lavori sulla Shoah che avete realizzato!

Immaginiamo che in questi giorni con i vostri alunni abbiate lavorato sulla Shoah. Ognuno avrà scelto di farlo secondo il proprio progetto educativo e scegliendo gli strumenti più adatti alla propria classe: film, video, testimonianze dirette… Presto il tempo consegnerà a noi, nati decenni dopo, il compito di documentare quell’episodio buio dell’umanità, in modo ricco e puntuale.

Una responsabilità che non possiamo rifiutare per garantire ai più giovani la capacità di individuare, leggere e rifiutare i soprusi e le violenze che ancora oggi uomini e donne praticano su altri uomini e donne.

Una responsabilità che come insegnanti ci obbliga anche a riflettere sul modo di fare storia a scuola, come ha messo in evidenza Franco Lorenzoni nel suo articolo postato ieri : « Il giorno della memoria ci porta a ragionare su quale ruolo abbia oggi la storia nella scuola».

L’invio della documentazione dei vostri lavori ci aiuterà a creare un gruppo cooperativo di riflessione e di lavoro. Un percorso di studio condiviso.

Come redazione MCE iniziamo mettendovi a disposizione il lavoro fatto da un maestro MCE, Daniele Zuccato, in alcune classi quinta a Venezia.

Il lavoro parte dalla lettura del libro di Ferruccio Neerman “Infanzia rubata. Storia vissuta di un bambino ebreo”. Ferruccio e sua sorella Olga erano due fratelli ebrei e si salvarono dalle persecuzioni razziali rifugiandosi con la famiglia in malga Boscosecco, nel comune di Roana. I due ragazzi di 17 e 13 anni, fuggirono da Venezia con altri parenti e amici e rimasero nascosti nella malga dall’autunno del 1943 alla primavera del 1944. A condurli nella malga ed a fargli da angelo custode fu Costante Martello, una guardia forestale di Cesuna che i Neerman hanno proposto come un Giusto tra le Nazioni a Gerusalemme.

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Gli insegnanti MCE e le tecniche di Freinet

22 Gennaio 2022 – una riflessione sul piano di lavoro.

Se siete iscritti al Movimento potrete partecipare alla giornata di studio compilando entro venerdì 21 il modulo al link https://forms.gle/xjZXjrFrZY13xXCv5

«Il Mce è nato in Italia nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet. Non si è trattato solo della introduzione e utilizzazione di alcune tecniche di base, ma di dare vita a un movimento di ricerca che ponga al centro del processo educativo i soggetti, per costruire le condizioni di un’educazione popolare, in quanto garanzia di rinnovamento civile e democratico.»

Tra noi la ricerca non si è mai fermata e continua sabato 22 con la riflessione comune sull’attualità delle tecniche nella scuola di oggi. L’osservazione, la documentazione, lo scambio di esperienze e pensieri, la cooperazione tra insegnanti ne segnano le tappe.

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MEZZ’ ORA CON NOI – Un modo per fare scienza a scuola

Il ciclo dei nostri Miniwebinar prosegue con il 2° appuntamento.

Il 25 Gennaio alle ore 17,30 vogliamo indagare– assieme a Maria Arcà – un modo per fare scienza a scuola.
Come possiamo capire la struttura dei materiali e degli oggetti della vita quotidiana?

Maria Arcà autrice, con Rosalba Prando, del libro Materia e materiali
risponderà ad alcuni interrogativi sull’argomento tracciando un
possibile percorso da proporre in classe.

Per la sola giornata del webinar il libro sarà acquistabile a metà
prezzo qui:
https://store.streetlib.com/it/maria-arca/materia-e-materiali

Per partecipare iscrivetevi compilando il modulo al seguente link
https://forms.gle/i2RBeGndAvPS4X6E6
Le iscrizioni si accettano fino al 24 gennaio.

Il webinar sarà anche trasmesso in streaming su Facebook nel Gruppo
“Quaderni MCE” al seguente indirizzo:
https://www.facebook.com/groups/1449816541808082

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Una Scuola per il Paese che riparte

Tappa romana del 70 anniversario del Movimento di Cooperazione Educativa

SABATO 15 GENNAIO
– Formarsi nel laboratorio adulto
E MARTEDI’ 18 GENNAIO
– La formazione dell’insegnante: una grande questione      
ISCRIZIONI AL LINK entro il 14 gennaio       https://forms.gle/DhDvSVg32mavRLrs8 

                                                     

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Rami di uno stesso albero

“Solo la narrazione consente di costruirsi un’identità e di trovare un posto nella propria cultura. Le scuole devono coltivare la capacità narrativa, svilupparla, smettere di darla per scontata.” (Jerome Bruner, La cultura dell’educazione) 

“Non si può affrontare la fatica del conoscere se non si sente che il proprio pensiero è degno di essere accolto e ascoltato.” (Franco Lorenzoni, Rami di uno stesso albero)

Leggendo questo libro incontriamo l’esperienza di  un nutrito gruppo di insegnanti ed educatori di Modena che ricerca intorno alla narrazione orale dal 1999.

Una ricerca ben documentata che affonda le sue radici nel principio che ognuno “può  riflettere su grandi temi solo quando  ha consapevolezza che il proprio pensiero conta”. E il libro ci porta a veder come costruire contesti capaci di far vivere e durare un ascolto attento, per garantire il diritto alla parola anche a chi possiede meno strumenti linguistici o culturali, ad esempio gli stranieri, o i disabili. 

Il cerchio narrativo: silenzio e ascolto.  Un luogo protetto, che nasce su un patto esplicito: “nessun giudizio da parte dell’insegnante e dei compagni, ascolto reciproco e sincerità, in primo luogo con noi stessi.” 

Clicca sulla copertina per andare alla scheda del libro

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«Qualsiasi conoscenza è narrazione»

Riportiamo di seguito la registrazione del webinar Rami di uno stesso albero andato in onda sulla nostra piattaforma Mercoledì 15 Dicembre, per permetterne l’ascolto a chi lo avesse perso e a chi volesse riascoltarlo.

Nel video Antonella Bottazzi, autrice del libro, e Franco Lorenzoni ci raccontano la lunga strada fatta insieme nello sperimentare la narrazione come potentissimo strumento di conoscenza di sé e del mondo.

Raccontano le loro esperienze, il cammino che li ha portati a comprendere le regole fondamentali da porre alla base di questa pratica per garantire uno spazio di autentica democrazia: il cerchio narrativo. Un luogo protetto, in cui tutti possano esprimersi senza paura, che migliora in ciascuno la capacità di parlare e di mettersi in relazione.

Clicca sull’immagine per andare alla scheda del libro

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MEZZ’ORA CON NOI – Miniwebinar per parlare di… libri

Per scambiarci pareri e idee su esperienze didattiche significative che abbiamo praticato – o vogliamo proporre ai colleghi – stiamo organizzando alcuni incontri a tema, intercettando anche anche argomenti delle più recenti pobblicazioni MCE. Saranno brevi conversazioni via web sulla piattaforma Zoom. Il primo appuntamento sarà il 15 Dicembre alle ore 17 con Antonella Bottazzi e Franco Lorenzoni.

Leggete attentamente la locandina per sapere come seguirlo.

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Matematica e Invalsi: dubbi e difficoltà di un’insegnante

Quest’anno mi ritrovo a insegnare per la prima volta matematica in una classe quinta. Sfoglio il libro di testo per farmi un’idea del materiale in dotazione e mi accorgo fin da subito della quantità di argomenti inseriti.

Ora che sono passati alcuni mesi dall’inizio dell’anno scolastico, mi sono ormai fatta un’idea delle difficoltà e punti di forza dei bambini e dei loro tempi di apprendimento, perciò riguardo gli argomenti proposti dal libro e mi sembrano veramente tanti: perimetro, area, volume, circonferenza, potenze, espressioni, unità di misura, probabilità, statistica, relazioni… tutto questo e anche di più si può trovare sul libro di testo adottato dalla classe. Confrontandomi con le colleghe, anche loro concordano che gli argomenti siano troppi, alcune fanno notare che certe conoscenze e abilità verranno riprese alla secondaria solo in classe terza… siamo insomma abbastanza d’accordo che sia meglio proporre meno argomenti ma affrontati con la giusta attenzione, e anche le colleghe della secondaria sembrano concordare. Molto bene, problema risolto, giusto?

E invece no, perché ecco comparire lo spauracchio che fa cambiare idea a molti insegnanti: le prove INVALSI. La probabilità va per forza accennata perché negli INVALSI è presente; è vero che la circonferenza verrà ripresa alla secondaria solo in classe terza, ma negli INVALSI i bambini la troveranno…

Gli INVALSI ci sono, è un dato di fatto, che ci piacciano oppure no. Ma come si può gestire il contrasto fra le riflessioni degli insegnanti su cosa sarebbe più sensato per la propria classe e la consapevolezza di questa prova che a un mese dalla fine della scuola pesa su tutti come una spada di Damocle? I docenti sanno che i risultati della propria classe saranno pubblici e d’altra parte i bambini, pur non essendo i soggetti valutati dagli INVALSI, sono coloro che si trovano a dover affrontare una prova lunga e faticosa: come loro maestra mi chiedo se sia giusto lasciarli così sprovveduti davanti a tanti quesiti ai quali, se non saranno stati affrontati certi argomenti, so già che non saranno in grado di rispondere.

D’altra parte, è giusto mettere in secondo piano le necessità della classe in termini di apprendimento solo perché un certo giorno arriverà una prova nazionale, scritta da chi non conosce gli alunni che abbiamo davanti? Finalmente siamo arrivati a un sistema di valutazione per la scuola primaria che prevede la possibilità di obiettivi differenti nelle diverse classi, perché ogni percorso di apprendimento è unico e non perfettamente sovrapponibile a quello dei bambini inseriti in altri contesti. Se da un lato abbiamo fatto questo grande passo avanti, dall’altro mi chiedo come conciliarlo con un sistema di valutazione nazionale che pretende invece di valutare tutti come se fossero uguali.

Voi cosa ne pensate? Anche altri insegnanti vivono questa difficoltà? Come la gestite? Pensate ci possa essere un modo per sfruttare la presenza degli Invalsi in maniera positiva?

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Solo ginnastica?

Dal quotidiano “La Repubblica”

«Manovra, scuola: dal 2022 in quarta e quinta elementare arriva il maestro di ginnastica»
«Le scienze motorie diventeranno obbligatorie due ore a settimana. Le proteste dei laureati in Scienze della formazione primaria: «Così si frammenta l’istruzione».»

A fine Ottobre i media nazionali hanno annunciato che la manovra economica prevedeva l’introduzione delle scienze motorie come materia curricolare, quindi obbligatoria, almeno due volte la settimana nella scuola primaria. Sarà nominato un docente per le attività fisiche fornito di titolo idoneo e inquadrato nella classe di concorso “Scienze motorie e sportive nella scuola primaria”.

La sperimentazione inizierà a partire dall’anno scolastico 2022-2023 nelle classi quarta e quinta primaria. Se sarà ritenuta positiva sarà applicata immediatamente a tutte le classi del primo ciclo.

L’introduzione del maestro di ginnastica ha suscitato un vivo dibattito nel mondo della scuola e dell’educazione. Il Coordinamento Nazionale dei laureati e studenti in Scienze della formazione primaria (laurea quinquennale), hanno espresso il loro disaccordo con la campagna social #MAESTRINPALESTRA sottolineando che

«L’Educazione motoria nella scuola primaria deve essere interdisciplinare e inclusiva. Ai bambini servono docenti interdisciplinari, che, tra l’altro, oggi, hanno fatto già una preparazione in motoria e gioco. Così si frammenta l’istruzione primaria. I bambini hanno bisogno di pratiche inclusive, che prevedono la commistione e l’uso di più linguaggi e codici comunicativi e hanno il diritto di costruire gli apprendimenti e le relazioni educative con tempi distesi e non con orari frammentati e discipline separate.»

Leggendo e ascoltando i diversi documenti i punti critici più discussi e da risolvere sono: i maestri devono avere compresenza, co-progettazione e titolarità della disciplina, sia nel tempo modulare (24, 27 e 30 ore) sia nel tempo pieno di (40 ore).

Cosa ne pensate? qual è la vostra esperienza? Educazione motoria è solo ginnastica o anche altro? la ginnastica è sufficiente ai bambini per conquistare un rapporto positivo e sano con il proprio corpo? e il teatro? la danza? la musica? il gioco?

Come rendere efficace e coerente ai bisogni espressivi dei bambini la proposta del Ministero secondo voi?

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