Dato l’ormai diffusissimo utilizzo dello smartphone gli adolescenti usano molto le immagini fotografiche, ritratti singoli, di gruppo, selfie; e fanno molto uso delle applicazioni per migliorare o modificare i tratti del volto. Seguono dei criteri estetici “nuovi”, ma più che mai omologati. Esistono canoni di bellezza decisamente stereotipati nei social, nella pubblicità, in televisione e questi vengono perseguiti anche a costo di notevole impegno di tempo e di sacrifici.
Le applicazioni che modificano i tratti del viso sono sostanzialmente programmi di fotoritocco e sovrappongono in modo meccanico un modello, uno stile estetico, al volto reale considerato …insoddisfacente. Rendono tutte le facce più colorate, più lisce, più toniche ma riducono individualità, espressione e vivacità; umiliano addirittura la vivezza dell’espressione personale (che nell’identità è forza) e sviliscono la spontaneità. Occorrerebbe invece dare valore alla specificità e all’unicità di ciascun volto, di ciascun corpo e di ciascuna personalità.
Nel libro “Sentirsi belli, sentirsi brutti” emerge la necessità di trasmettere questo messaggio: “Non lottare per cambiare a tutti i costi, parlane, reagisci, crea una lista delle cose positive che vedi in te, cambia quello che vuoi cambiare ma accetta i complimenti che ti vengono fatti, non lasciarti criticare passivamente, rispondi alle osservazioni e soprattutto non cominciare tu stesso con l’autodenigrarti. E sappi comunque che gli altri sono insicuri quanto te”.
Occorre dialogare con i ragazzi, metterli in dialogo tra loro, e la scuola è un luogo d’incontro importante, ideale per avviare questo lavoro.
Ritengo che questo e-book offra alcuni esercizi, annotazioni e proposte di animazione didattica che hanno al centro in un preciso assunto, ovviamente supportato da studi e ricerche: la buona convivenza con sé stessi e con gli altri si può insegnare… e si può imparare.
L’autrice partendo da alcuni riferimenti teorici, vuole fornire una traccia, un canovaccio di percorso, o meglio, suggerimenti per la realizzazione di percorsi diversificati scelti dall’insegnante in modo che siano adatti ad un certo gruppo-classe.
Questo non è un libro “concluso”, ma un laboratorio aperto a commenti e nuovi spunti per continuare a lavorare insieme.