Parlare di economia a scuola?

Parlare a scuola di economia, come disciplina, può sembrare a prima vista una forzatura, soprattutto non si capisce a cosa possa servire accanto alle discipline consuete. Ma anche bambini molto piccoli a volte pongono domande che possono spiazzare.

Parlare a scuola di economia, come disciplina, può sembrare a prima vista una forzatura, soprattutto non si capisce a cosa possa servire accanto alle discipline consuete. Ma anche bambini molto piccoli a volte pongono domande che possono spiazzare.

«Ma come mai l’Italia che è un paese ricco, ha un bilancio in passivo?»
(Alberto 8 anni)

Per noi, insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria, fare economia a scuola, significa soprattutto osservare e analizzare i “fatti” di vita come “scenari di relazioni” dove le competenze personali servono per far parte di questo mondo e della sua complessità. 

«Per me scambiare e prestare sono due cose diverse. Quando scambi una cosa con un bambino tipo la figurina c’è sempre una cosa di ritorno, ma la tua non torna. Quando presti qualcosa la dai solo per poco tempo e poi la regola è che torna indietro perché è tua.»
(Pietro 7 anni)

«I soldi sono stati un’invenzione quasi perfetta, erano leggeri e tascabili e non si scioglievano con la pioggia, era più difficile falsificarli perché c’era un marchio e delle scritte, perciò il truffatore faceva molta fatica a ricopiarle.»
(Francesco 9 anni)

Parlando di come si vende, si compra, di ruoli e significati legati al valore, di costruzione di un prezzo abbiamo sperimentato l’aspetto interdisciplinare dell’economia e lo stretto legame con il tema della cittadinanza, intesa come assunzione di responsabilità verso sé stessi e gli altri. Ad esempio, quando andiamo con i bambini a fare la spesa non osserviamo solo i ruoli della compravendita per poi discutere gli aspetti sociali, ma cerchiamo anche di costruire idee di valore legandole all’importanza di una economia sostenibile. 

Allo stesso modo quando proponiamo l’analisi di uno scontrino non ci fermiamo alla lettura di cifre o alle operazioni, ma indaghiamo anche gli aspetti economici e fiscali collegati al suo uso. Negli anni abbiamo anche imparato che i temi economici sono affrontabili a tutte le età, a diversi livelli di complessità e con passaggi propedeutici ai successivi.

«Lo scontrino è la storia della spesa, perché se tu leggi tutte le cose scritte capisci come hai fatto la spesa, cosa hai preso, quanti soldi hai dato, c’è anche la data del giorno che hai fatto la spesa e il nome del posto.»
(Giulia 6 anni) 

In questo percorso a ritroso, per esempio, la costruzione del concetto di prezzo passa attraverso l’acquisizione dei concetti di valore, di scambio e di catena di produzione che possono essere affrontati fin dalla scuola dell’infanzia. 

Parlare di queste cose piace ai bambini, perché si sentono apprendisti nel mondo adulto. Non è questo ciò che viene chiesto con l’educazione civica? Partire dai fatti di vita non è forse il modo più semplice e efficace per arrivare ai saperi disciplinari? Sfruttare la curiosità dei bambini verso le cose difficili del mondo adulto può servire a costruire strumenti di lettura efficaci per aiutarli a scegliere un domani? Possiamo immaginare l’economia come una strada alternativa per affrontare conoscenze importanti per la vita? 

«Mio papà mi ha spiegato che il bilancio familiare è dato da una serie di numeri. Sono i soldi che in ogni famiglia entrano ed escono. Entrano dalle paghe dei genitori, dalle mance che i figli ricevono dai nonni, mentre le uscite sono le spese che ha una famiglia come il cibo, i vestiti, le tasse, i buoni mensa, le visite mediche, la benzina, le assicurazioni. Fare “bilancio” vuol dire calcolare attentamente quanti soldi si prendono e quanti vengono spesi, cercando di mettere un po’ anche in banca per delle spese non prevedibili come pagare il meccanico perché si è rotta l’automobile.»
(Sara 10 anni)

«Il bisogno per me è legato a beni perché tu hai bisogno di alcuni beni, esistono bisogni comuni; cioè che tutti hanno (cibo, acqua, casa, famiglia….) e bisogni personali che uno ha secondo le sue esigenze, i suoi gusti. I bisogni personali spesso cambiano nel tempo.»

(Claudia 8 anni)

Siamo convinte che parlare di economia a scuola contribuisca a formare nel bambino uno sguardo serio verso le azioni quotidiane concrete.

«Io facendo una piccola riflessione tra me e me, mi sono accorto che non risparmio molto, forse con l’acqua quando mi lavo i denti, mentre li spazzolo, chiudo l’acqua. Poi non spreco il cibo, di solito mangio tutto, perché non mi posso alzare da tavola prima di aver finito tutto quello che ho nel piatto.» 

(Angelo 8 anni) 

«Faccio risparmiare fatica alla mamma perché molto spesso porto via le immondizie nel cassonetto, però allo stesso tempo faccio sprecare fiato ai miei perché me lo devono dire tantissime volte. Beh mi è dispiaciuto scoprire che non risparmio molto.   »

(Riccardo 8 anni) 

«Economia per me è una cosa che studi da piccolo e poi secondo me può diventare un lavoro…»
(Giorgia 6 anni)

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