Milleunlibro febbraio

scuola e teatro, libri consigliati ed esperienze possibili.

Teatro e scuola

“Un uomo  attraversa lo spazio e un altro lo osserva: è sufficiente questo a dare inizio a un’azione teatrale”. Per Peter Brook, come per  Jerzy Grotowski, è da qui che bisogna partire, dall’istante di un incontro. 

E dunque se teatro è incontro quale luogo migliore per praticarlo se non la scuola?

Il teatro è cura di sé ,  nel senso che insegna ad ascoltare il proprio corpo e le proprie emozioni.

È uno spazio  interculturale, che realizza una didattica dei punti di vista e sperimenta pratiche di ascolto attivo.

È uno spazio che favorisce l’educazione alla cittadinanza attiva , nel momento in cui predisponiamo un contesto e uno spazio nel quale affrontare problemi sociali,  creando un’occasione di dialogo e di confronto.  

È un’attività che prevede la cooperazione come condizione irrinunciabile per la buona riuscita dell’azione teatrale stessa.

Il teatro inoltre  è terra di mezzo tra fuori e dentro la scuola.

L’attività di teatro può essere di grande aiuto anche per bambini disabili o svantaggiati, che in questa forma riescono ad esprimersi , liberi da modalità di lavoro  e valutazioni troppo legate ad abilità prettamente scolastiche.

Diversi sono gli approcci al teatro che la scuola può e deve, a nostro parere, promuovere.  Uno di questi è certamente la fruizione di spettacoli degni di  tale nome, che facciano riferimento a testi letterari o ad opere teatrali di spessore, preferibilmente recitati da bravi attori e messi in scena da registi capaci. In questo senso credo che se condividete con noi l’idea che il teatro educa e il gioco dell’immedesimazione cura, sia compito di ogni docente vedere tanto teatro, frequentarlo come frequenta le biblioteche e i musei. Teniamo conto del fatto, tra l’altro, che molti dei nostri ragazzi non farebbero mai l’esperienza di assistere ad uno spettacolo teatrale, semplicemente perché in molte famiglie non c’è questa abitudine. La scuola può colmare un vuoto.

Ma un approccio non meno importante che offre moltissime opportunità di crescita del singolo e del gruppo, è fare teatro a scuola, esserne protagonisti.

È pratica abbastanza comune nella scuola dell’infanzia e alla primaria, poi sempre meno nei gradi che seguono, quella di provare a mettere in scena opere classiche e non solo.

Qualcuno si serve di copioni già predisposti, che facilitano chi non si sente preparato a gestire uno spettacolo dalla scrittura del testo alla messa in scena. Questa strada però limita enormemente le potenzialità dello strumento, il coinvolgimento emotivo e la partecipazione attiva e consapevole dei bambini/ragazzi.

È vero, noi docenti  non siamo registi, ma se la pretesa non è quella di creare un’opera colossale, possiamo dare dignità a testi e pensieri espressi dai ragazzi. Talvolta ci possono aiutare esperti, che passando da un laboratorio centrato sui ragazzi, ci forniscono materiale per creare una rappresentazione che appunto li rappresenti e dia dignità e valore ai loro pensieri. Insegnante ed operatore teatrale, insieme, possono essere costruttori e conduttori del percorso.

Nel teatro  sono coinvolti il corpo, la voce, lo sguardo, le emozioni, ingredienti irrinunciabili del nostro fare scuola.

Una delle carte vincenti da subito quando si propone l’attività teatrale ai bambini e ragazzi, è che questa cattura in modo piuttosto spontaneo la loro attenzione; ed è così che testi anche difficili, complessi, vengono affrontati con spirito nuovo, giocoso e teso alla comprensione legata alla necessità di comunicare.

La grande sfida, nel tradurre un testo o le parole pronunciate da uno studente e inserirle in una restituzione teatrale, è quella di non perdere il pathos che li accompagna mentre si leggono o si pronunciano la prima volta.

Per tutti questi motivi e altri ancora, le proposte che seguono non vogliono essere una serie di copioni in scatola da riproporre pedissequamente, ma suggestioni che aprano ad esperienze uniche e irripetibili.

Quelle che seguono pertanto sono proposte molto diverse tra loro, che spaziano dalla fiaba, al mito, alla tragedia…

 Buon lavoro e buon teatro.

Pinocchio nero

Come recita il sottotitolo, si tratta di un viaggio vero e proprio, in cui Marco Baliani, partendo da un progetto  di AMREF con i ragazzi di strada di uno slum di Nairobi, durato due anni e mezzo, si mette in relazione con loro e costruisce uno spettacolo in cui , insieme al testo di Collodi, mette in scena anche le parole dei ragazzi.

 Come afferma lo stesso Baliani: “Le cose che ho insegnato loro sono numerose almeno quanto quelle che ho appreso . Questi ragazzi sono profondamente diversi da me … eppure ci siamo davvero incontrati, il teatro ci ha permesso di conoscerci,  nonostante gli apparenti ostacoli della lingua, del colore della pelle , delle condizioni di vita.”

Dalle parole di Baliani, che ha vissuto certamente un’esperienza estrema, traspare anche la possibilità che si apre quando, nel fare teatro, si va oltre la competenza linguistica. E questo aspetto, nella scuola multietnica, spesso ci tocca e ci mette alla prova.

Marco Baliani, Pinocchio nero, diario di un viaggio teatrale –ed. Rizzoli, Milano,2005

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado e ai ragazzi dalla secondaria di primo grado in su.

Antonella Bottazzi

The black Pinocchio

La stessa storia di cui sopra viene raccontata e supportata da foto e  dal video in DVD dello spettacolo stesso.

Un libro reportage che dà vita alle parole dei ragazzi, restituendo loro la facoltà di dire, di riflettere, di farsi attori di sé.

Citando la prefazione di Marco Baliani : “Attraverso il progetto i ragazzi diventavano gruppo, , si rafforzavano nella solidarietà, scoprivano attraverso il teatro la possibilità di esprimersi …. Ciascuno dei ragazzi  ha una voce, parla, può raccontare di sé, ha trovato qualcuno che lo ascolta … già solo per questo può permettersi di narrare la sua esperienza come un c’era una volta”. E questo può essere vero anche nelle nostre classi.

Consigliato ai docenti e ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Antonella Bottazzi

Ecco un estratto del video:

Giulio Cederna e John Muiruri,The black Pinocchio,le avventure di un ragazzo di strada, ed. Giunti, Firenze, 2005

I bambini pensano grande

In questo libro, in cui Lorenzoni racconta l’esperienza pedagogica nel piccolo paese di Giove, nel cuore dell’Umbria, i bambini pensano e parlano attraverso il suo narrare.

Così questo libro, che contiene indicazioni concrete per un insegnamento innovativo, non è un burocratico manuale di didattica che si aggiunga a una fila troppo lunga. All’opposto ogni pagina trabocca di spontanea poesia, pur non indugiando in un’estetica compiaciuta del mondo incantato dell’infanzia. Nel diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico: “provare a dare forma al mondo”. E una proposta pedagogica nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far esperienza, diventa anche un racconto antropologico. Uno dei capitolo è dedicato al teatro e al tentativo ardito di mettere in scena pensieri e voci dei bambini, partendo da un lutto che ha toccato profondamente tutta la comunità e dalle tante riflessioni filosofiche fatte durante tutto l’anno, anche sul tema della vita e della morte.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado.

Antonella Bottazzi

Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande, ed. Sellerio, Palermo, 2014

Manuale di piccolo circo

Il circo è una forma teatrale che coinvolge i bambini senza se e senza ma.

Quella di piccolo circo è un’arte che si tramanda non da genitori a figli, ma da compagno a compagno, non lascia grandi tracce né dinastie, anzi: sembra scomparire per poi riaffiorare sempre uguale, sempre diversa e vitale.

Il libro propone esercizi  e gag semplici e di grande effetto, spiegandoli in modo chiaro anche attraverso disegni stilizzati ed esplicativi.

 L’autore ha lavorato come saltimbanco e artista di piazza ed è creatore, insieme alla moglie Camilla Peluso, della prima scuola di circo per bambini .

Per chi ha voglia di mettersi in gioco come docente, un libro prezioso, che fa riscoprire il valore del gioco nel processo di apprendimento.

Consigliato ai docenti e ai bambini da 6 anni in su.

Antonella Bottazzi

Claudio Madia, Manuale di piccolo circo, ed. Feltrinelli Kids, Milano, 2003

Il circo delle nuvole

Un albo illustrato  in rima con le coloratissime illustrazioni di Gek Tessaro, che ancora una volta stupisce con una storia non banale, ma assai divertente che fa riflettere sul valore del denaro e delle cose e del fatto che non tutto si può comprare. Può diventare la base per un copione di uno spettacolo di piccolo circo.

Gek Tessaro, Il circo delle nuvole– Lapis, Milano, 2015

Di seguito alcuni stralci di spettacoli con Gek Tessaro.

https://youtu.be/mEipm6YTaVU il  circo delle nuvole

https://youtu.be/WxVWMl8kvfU spettacolo il cuore di Chisciotte

https://youtu.be/qRWPH1TLG2M spettacolo Bestiolini

Consigliato ai bambini da 4 anni.

Antonella Bottazzi

Gli Snicci e altre storie

Un libro che raccoglie alcuni racconti del Dr. Seuss, pseudonimo di Theodor Seuss Geisel ,scrittore e fumettista statunitense di origini tedesche. Ha scritto tanto per i bambini , quasi sempre i testi sono in rima, leggeri, divertenti e pieni di fantasia. Libri che educano e divertono con storie tenere e profonde.   Lui stesso dice : “Mi piacciono le assurdità, svegliano le cellule cerebrali. La fantasia è un ingrediente necessario nella vita. È un modo di guardare la vita dalla parte sbagliata di un telescopio… e questo ti permette di ridere di tutte le realtà della vita.”

Dalle prime righe del libro appare subito la differenza tra Snicci stellati e snicci comuni, resterà differenza o diventerà disuguaglianza? La storia potrà diventare occasione per parlare di giustizia e di diritti anche tra i bambini più piccoli

Gli Snicci Stellati

sulle pance hanno le stelle.

Gli Snicci Comuni  hanno solo la pelle.

Non son stelle grandi, ma piccine abbastanza

Da farti pensare  che non hanno importanza.”

Consigliato dai 4 anni in su.

Marina Sirotti

dr. Seuss, Gli Snicci e altre storie – Giunti edizioni, Firenze, 2022

La battaglia del burro

dr. Seuss, La battaglia del burro – ed. Giunti, Milano, 2021

Un altro testo in rima, con filastrocche apparentemente assurde, che potrà essere un modo per parlare di muri, di guerra e di corsa agli armamenti , a bambini e ad adulti.

Gli Zighi e gli Zaghi sono due popolazioni divise da un muro e in lotta tra loro.

Perché ? Uno sostiene che la fetta di pane va imburrata di sopra, l’altro dice che il burro va spalmato sotto. Così i due guardiani del muro cominciano la guerra. È una battaglia senza esclusione di colpi, alla ricerca di armi sempre più strampalate e micidiali.  La battaglia del burro non ha un finale, ma lo lascia intendere al lettore: se si decide di lanciare la bomba il mondo finirà, se si decide di dare tregua alla guerra di sguardi forse invece c’è ancora una speranza per l’umanità.

La lettura del testo è molto coinvolgente, i bambini si schierano con gli Zighi o con gli Zaghi , ma soprattutto, se invitati a farlo, raccontano di loro  e del loro mondo.

Consigliato ad adulti e bambini da 6 a 99 anni.

Marina Sirotti

Il viaggio di Djuha, un furbo sciocco in giro per il mondo

Riproponiamo il testo di Adriana Querzè, pedagogista  e Arturo Ghinelli, docente . I due hanno selezionato una raccolta di storie brevi tramandate oralmente ; le storie  hanno per protagonista questa figura popolare e si sono diffuse in gran parte dei  nei paesi affacciati sul mar Mediterraneo. Giufà o Djuha o Giucà è una sagoma buffa ma anche educativa. Le sue azioni tragicomiche di permettono di sorridere e di riflettere.

Tante sono le storie e tutte piuttosto facilmente rappresentabili teatralmente come  “ Giufà e la porta”, “Giufà e la statua di gesso”, “Il chiodo e Giufà”.

Gli uomini e le donne di ogni parte del mondo, che seguono religioni diverse, che parlano lingue diverse , che hanno regole diverse, hanno anche cose che possono unire, come le storie di Giufà, narrate in Italia, in Africa, in Turchia, in Albania, in Germania. Marco (8 anni) sintetizza così questa abitudine di alcune storie a spostarsi nel mondo:“ Noi siamo diversi, ma le nostre ombre sono uguali “ .

Consigliato ad adulti e bambini da 6 a 99 anni.

Marina Sirotti

a cura di Adriana Querzè e Arturo Ghinelli, I viaggi di Jduha, un furbo sciocco in giro per il mondo, Comune di Modena, 1993
 

Giufà e il re Salomone

Storie consigliate dai 7 anni.

Marina sirottti

 Asacanio Celestini e Maja Celija, Giufà e il re Salomone– Donzelli, Roma, 2009

Esercizi di stile

Un libro che propone 99 versioni della stessa storia, rivisitata ogni volta in uno stile letterario differente.

La trama è semplice e banale: Parigi , verso mezzogiorno, su un autobus affollato, un uomo si lamenta con chi lo spinge di continuo e, non appena trovato un posto libero, lo occupa. Il narratore, due ore dopo, rivede l’uomo alla Gare Saint-Lazare con un amico, che gli dice di far mettere un bottone sulla sciancratura del soprabito.

Un libro che apre a letture differenti e a diverse interpretazioni teatrali, mai noioso e in grado di far riflettere sull’estetica e sul senso che le parole e il tono possono dare alla semplice narrazione di un fatto.

Consigliato dalla scuola secondaria di primo grado in su.

Antonella Bottazzi

Raymond Queneau, Esercizi di stile– ed. Einaudi, Torino, 1983

Ecco un video in cui si mostra un possibile lavoro teatrale con i ragazzi: https://youtu.be/E9MZlTz3Kg0

Filemone e Bauci

P.Ovidio Nasone, Filemone e Bauci, tradotto da Cristiana Pezzetta, ed. Topipittori, Milano,  2022

Certo, importante sarebbe leggere il testo originale, racchiuso nelle “Metamorfosi” di Ovidio, ma questo albo illustrato e ben tradotto, si respira la possibilità di andare oltre le immagini, che non sono troppo didascaliche, ma evocative.

L’albo può cioè agevolare , se mai ce ne fosse bisogno, la vicinanza ad un mondo così lontano dal reale, ma così vero e profondo nei sentimenti che suscita. I miti restano certamente un tipo di testo da esplorare e che molto si presta a diventare rappresentazione teatrale, specie se sul testo riusciamo a fare un’opera di arricchimento tramite i pensieri e le riflessioni dei ragazzi, toccando anche temi che nella nostra società sono ormai divenuti tabù. Non è un copione teatrale.

Consigliato dai 10 anni in su.

Antonella Bottazzi

Metamorfosi

Un classico con testo a fronte e un saggio di Italo Calvino. Miti di trasformazione che esplorano gli archetipi dell’umano sentire. Le storie dei miti, lette in forma originale, seppur non comprese in tutti i termini specifici, suscitano nei bambini, anche piuttosto piccoli, immaginazione ed immedesimazione. È un testo potente; può certamente essere fonte di ispirazione per scrivere insieme ai ragazzi un copione teatrale dove la forza della storia evoca passioni ed emozioni in ciascuno di noi.

Consigliato a tutti i docenti che potranno leggerlo o narrarlo a bambini da 8 anni in su.

Antonella Bottazzi

P.Ovidio Nasone, Metamorfosi– ed. Einaudi, Torino, 2015

Alcuni classici

Come introdurre un giovanissimo lettore a questi capolavori letterari? Guidati dal poeta-drammaturgo Roberto Mussapi, con questa collana si è scelta una struttura semplice; ogni opera è sintetizzata in cinque scene come fossero cinque atti di un dramma. Mussapi racconta cosa accade in queste scene e ciò che è accaduto prima e dopo. Giorgio Bacchin, illustratore, rappresenta invece le scene. Ogni scena si apre con un’ampia rappresentazione dell’epoca dell’autore: la Firenze di Dante Aligheri, la Londra di William Shakespeare, la Parigi di Molière e la campagna Toscana di Goethe. Anche questi non sono copioni teatrali.

Consigliati dai 7 anni.

Antonella Bottazzi

L’avaro

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, L’avaro di Moliére –  Jaka Book, Milano, 2009

La divina commedia di Dante Alighieri

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, La divina commedia di Dante Alighieri – Jaka Book, Milano, 2008

La tempesta di Shakespeare

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, La tempesta di Shakespeare – Jaka Book, Milano,  2008

Il Faust di Goethe

Roberto Mussapi, Giorgio Bacchin, Il Faust di Goethe – Jaka Book, Milano,  2009

Per chi vuole approfondire:

Saltatori di muri

Questo testo racconta un incontro reale con gli  immigrati e l’impegno a restituire loro la parola, attraverso l’ascolto attivo.

Parla dell’incontro con il teatro di Mandiaye N’Diaye, giovane senegalese  divenuto attore attraverso il teatro delle Albe di Marco Martinelli, a Ravenna; parla di cosa ha significato per gli animatori di un gruppo interculturale , composto da italiani e immigrati, la possibilità di narrare nelle scuole di Palermo.

Parla cioè di una sfida : l’incontro tra educazione e accoglienza nell’ottica di  costruire una convivenza interculturale a partire dal territorio e dalla narrazione orale.

È un testo che cambia i nostri punti di vista, invitandoci ad accogliere l’altro e la sua cultura.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado

Antonella Bottazzi

Franco Lorenzoni, Marco Martinelli, Saltatori di muri, Macro edizioni,  Cesena, 1998

L’ospite bambino

È il diario di un maestro ed educatore quello che Lorenzoni scriveva in quegli anni, in cui racconta il suo misurarsi e mettersi in gioco con le culture altre attraverso esperienze forti , sempre immerso nella natura, passando in molti casi attraverso azioni teatrali; azioni che mettono in contatto con il mondo esterno, con il proprio corpo, con chi sta vicino a noi. Non vuole  essere  un trattato di pedagogia e didattica, ma  può suscitare nei docenti o educatori il desiderio di sperimentare approcci diversi, forti delle esperienze che testimoniano come l’apprendimento e la crescita globale di ciascuno di noi siano mediati dal corpo e dal contatto significativo con la natura e con gli altri.

Consigliato ai docenti di ogni ordine e grado.

Antonella Bottazzi

Franco Lorenzoni, L’ospite bambino– Theoria, Milano,1995

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Gli stereotipi? È tempo di riflettere

Annalisa Busato ci ha regalato un bellissimo libro della collana RicercAzione di MCE, che ogni giorno, in tempi di pandemia da COVID diventa più prezioso per chi vive, lavora, incontra adolescenti.

Perché sentirsi belli sentirsi brutti è un po’ come sentirsi vivi, allegri e pieni di speranza o sentirsi soli, isolati, dimenticati, il tutto con le emozioni a mille, senza magari saperle riconoscere e definire e soprattutto senza pensare che sono di tutti e non solo le nostre.

Perché sono passata dagli adolescenti alle nostre emozioni? Perché forse in questo periodo siamo davvero tutti sulla stessa barca: grandi e piccini, chi vive in città e chi vive in campagna, biondi o bruni, grassi o magri … per usare stereotipi comuni e tutti alle prese con le tante emozioni che questa situazione sta scatenando.

E allora com’è sentirsi belli e brutti in questo periodo?  È cambiato il modo di definire la bellezza e la bruttezza? Ma soprattutto cosa significa bellezza e bruttezza oggi per gli adolescenti?

Vogliamo parlare per esempio di capelli e della loro bellezza?  Chiacchierando sulle emozioni e il corpo con ragazze e ragazzi tra i 12 e i 14 anni, figli e nipoti di amici, durante i mesi di novembre e dicembre 2020 a Milano, in quartiere e all’aperto, per rispettare la zona rossa, ho scoperto, ascoltandoli con attenzione e umiltà, che i capelli hanno per loro un’importanza enorme. Forse per le ragazze era scontato, ma per i ragazzi per me, è stata una sorpresa. Ci tengono tantissimo e ne parlano tra loro scambiandosi informazioni su shampoo e balsami, meglio se naturali, e se interpellati snocciolano saggi consigli. Insomma, capelli belli e ben curati sono un loro punto di forza insieme a cos’altro? Al loro sguardo, per esempio, che non sempre sappiamo cogliere.

Camminando e chiacchierando con loro siamo arrivati a parlare di corpo, di teatro, di ballo, di skate: per loro momenti di bellezza, di libertà, di espressione di sé, “senza la pressione dei compiti e dei voti” (parole testuali), in momenti e situazioni in cui le differenze, tutte le differenze, di genere, di etnia, di tradizioni, si abbattono in una dimensione di gioco e di divertimento.

Così mi hanno raccontato la loro idea di bellezza, il loro stare bene. Certo sono solo alcuni ragazzi che abitano a Milano, non sono un campione, ma per una volta non erano una statistica, un articolo di giornale, ma persone con cui ho parlato, e che, dopo la ritrosia iniziale di fronte ad una “nonna” che faceva loro domande sulla bellezza sul corpo e sulle  emozioni, sono diventati tutti, e dico tutti, un fiume di parole, felici di essere ascoltati, e non giudicati, sui capelli, sulla Ferragni, sugli skate, i videogiochi, sui colori delle cover del telefonino, sulla paura del buio e sulla bellezza del Duomo di Milano, sulla bellezza del ballare tutti insieme in coreografie, seguendo i tutorial, e sui biscotti brutti ma buoni che hanno imparato a cucinare durante la lezione “alternativa” da una compagna ucraina.

Gli stereotipi? È tempo di riflettere.

8 aprile 2021, Concetta Capacchione

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