Milleunlibro novembre

Perdersi e ritrovarsi

Ci sono momenti nella vita in cui possiamo perdere la strada, l’orientamento,  situazioni in cui è facile smarrirsi. Ci allontaniamo dalle cose sicure, andiamo verso mondi sconosciuti, a volte anche per gioco. Possiamo perderci nel vero significato della parola, ma anche in senso metaforico, ciò che conta è ritrovarsi.   

La fiaba di Pollicino, il gioco del nascondino, una mamma che perde la pazienza ma che poi sa consolare… Proponiamo queste e altre situazioni che raccontano di momenti di smarrimento, disorientamento, incertezza e paura, ma anche di crescita e di speranza , di ricomposizione di corpi andati in mille pezzi grazie all’amore e alla cura.

I bambini che si perdono nel bosco

identità e linguaggi nell’infanzia

La  prima edizione risale al lontano 1976,ma credo che la lettura di questo piccolo libro abbia valore anche oggi per tutti gli educatori e gli insegnanti. Il titolo è una metafora sul rapporto tra bambini e scuola. Questa infatti può diventare un bosco meraviglioso da scoprire, qui i bambini  possono giocare, collegare tutto alla traccia e alla memoria che riporta a casa, possono  sentirsi padroni del territorio perché padroni  dei segni per riconoscerlo e collegarlo. La casa diventa  una presenza da cui si possono allontanare, sicuri di ritornare , poichè si sono riempiti le tasche di sassolini bianchi che indicano la strada. La scuola però può anche diventare  un bosco scuro e pauroso, in cui  i bambini hanno lasciato briciole di pane secco , tracce che presto scompaiono  e si perdono. Questa è la scuola sbagliata. Sta a noi adulti accogliere ogni bambino nella sua interezza e ricchezza, prenderlo per mano e accompagnarlo aiutandolo a lasciare sassolini bianchi.

Andrea Canevaro, scrittore e pedagogista che da poco più di un anno ci ha lasciato, da sempre impegnato nell’ambito della disabilità e dell’handicap, è stato definito uno dei padri dell’inclusione scolastica. Diceva: “ Da soli ci si perde, insieme si va lontano” .

Consigliato a tutti gli educatori : a chi non l’ha ancora letto e a chi vorrà rileggerlo quando si sente un po’ perso nel bosco.

Marina Sirotti

Andrea Canevaro, I bambini che si perdono nel bosco – edizioni  La Nuova Italia, 1982

La foresta-radice-labirinto

A 100 anni dalla nascita di Italo Calvino è bello riscoprire e perdersi in questa storia. Nel testo ci sono i classici elementi della fiaba: un re che torna da una guerra , la figlia Verbena minacciata da oscure manovre di corte e innamorata del giovane Mirtillo, una matrigna e un primo ministro che complottano per prendere il potere, poi il lieto fine. Molto  interessante è la metafora della foresta che circonda la capitale del regno. La foresta appare come un luogo fitto ed insidioso dove tutti i personaggi si perdono e non riescono a trovare la via d’uscita. Ciascuno cerca la sua strada, ma qui tutto si confonde: quelli che sembrano rami per uno diventano radici per l’altro. Ciò che sta sopra per uno, per l’altro appare sotto. L’intervento di uno strano uccello deciderà le sorti di tutti, come un faro nel buio. Nel libro il perdersi viene visto come un nuovo modo di cercarsi e di trovare un mezzo per stabilire l’ordine , per dare un senso alle cose.

Consigliato dai 9 anni e a chi vuole riflettere sulla possibilità di vedere il mondo attraverso prospettive diverse.

Marina Sirotti

Italo Calvino, La foresta radice-labirinto– edizioni Mondadori, 2013

Ti cerco e ti trovo

Ancora un bellissimo bosco: natura che accoglie e luogo misterioso, pieno di  luci e di ombre. Qui puoi giocare tra gli alberi ma puoi anche aver paura, trovarti al buio, sentire strani rumori… Questo accade ai protagonisti  durante il gioco del nascondino.  Il lettore segue con attenzione le vicende dei due fratellini e non si accorge che l’autore ha  preparato un secondo piano di lettura / gioco che si svela nell’ultima pagina : “Cosa si nasconde nel bosco “ ?  Un elenco di oggetti e animali da trovare invita a  ricominciare  a sfogliare, pagina dopo pagina, alla ricerca di elementi da rintracciare celati tra le forme delle cortecce , dei rami e delle foglie. L’antico gioco del nascondino, compare nelle parole del testo e nelle immagini. Tra le pagine si nascondono tante emozioni: tristezza,  inquietudine, paura e per finire speranza e gioia.

Consigliato dai 6 anni

Marina Sirotti

 Anthony Browne ,Ti cerco, ti trovo– edizioni  Camelozampa,2018

Nascondino

L’autrice,  ispirandosi al famoso gioco per ragazzi, si diverte a nascondere alcuni animali all’interno delle illustrazioni. Il compito dei lettori/giocatori è proprio quello di cercare e individuare il cucciolo all’interno di uno scenario uniforme. È come trovare un ago in un pagliaio. Il compito del piccolo lettore è cercare, cercare, cercare.  Chi si nasconde tra i dadi da gioco?
E in mezzo alle cuffie invernali? Qualcuno ci sarà, ma non è certo facile da scovare!
Tra mucchi di calzini e montagne di foglie, un gioco di osservazione per rintracciare gli animali mimetizzati… del tutto o quasi! Pagine divertenti, che stimolano l’attenzione e la percezione visiva.

Consigliato dai 2 anni e per tutti quelli che amano mettersi alla prova.

Marina Sirotti

Silvia Borando, Nascondino – edizioni Minibombo, 2017

Nell’erba

Una gita al fiume con la famiglia passo dopo passo si trasforma in un’incredibile avventura per la piccola Yuchan. Una farfalla che vola e si posa si un sasso, ma non aspetta la bambina, poi vola sull’erba alta che diventa una foresta impenetrabile, poi una cavalletta e Yuchan cammina tra l’erba alta,  il vento  soffia forte, ci  sono suoni di animali che sembrano venire da un mondo lontano, le pagine diventano scure, fanno paura.  A Yuchan viene da piangere, poi finalmente …. la voce della mamma e il suo sorriso. Un tenerissimo albo illustrato che parla di natura ma soprattutto di bambini che possono perdersi, ma poi ritrovano il sorriso grazie a chi si prende  cura di loro. 

Consigliato dai 5 anni

Marina Sirotti

Komako Sakai, Yukiko Kato , Nell’erba – edizioni BABALIBRI, 2011

Urlo di mamma

Siamo di fronte a un albo piccolo piccolo, ma di grande potenza comunicativa. È un libro letto diversi anni fa, ma che ricordo con emozione ogni volta che come mamma o anche come educatore perdo la calma e mi stupisco della mia arrabbiatura. Il protagonista della storia è un urlo, proprio così, un urlo da parte di mamma pinguino, talmente forte da mandare in mille pezzi il suo piccolo. Il grido provoca una spaccatura metaforicamente rappresentata dalle parti del corpicino che si spaccano e volano via, il luoghi sperduti e lontani. La storia termina quando la mamma riesce a raccogliere tutti i pezzi del figlio e cucirli insieme. Dunque una mamma che si perde nel sentimento della rabbia, ma che poi ritrova se stessa e anche il suo cucciolo chiedendo scusa. Il piccolo ritrova la fiducia nella sua mamma e insieme possono riprendere il cammino. Le mamme urlano, ma sanno anche riportare la pace, sanno confortare e rassicurare .

Consigliato ai bambini piccoli, alle loro mamme e anche a tutti gli educatori che a volte possono sbagliare, ma poi sanno chiedere scusa.

Marina Sirotti

Jutta Bauer ,Urlo di mamma  – Nord Sud Edizioni, 2008

Tre in tutto

In Italia, tra il 1945 e i 1952 , circa a  70 mila bambini tra i sei e i dodici anni del sud povero vennero accolti da famiglie del nord per essere sfamati. Dal sud partirono, grazie all’iniziativa dell’Unione Donne Italiane, i treni diretti a comuni  del nord  dove altre donne, nuove madri, attendevano i bambini: quei treni furono chiamati i “ treni della felicità”. Il bellissimo albo illustrato con grandi immagini dalle tonalità bianco, nero e grigio narra proprio questo. Figure quasi come  fotografie,  garbate e ricche di dettagli documentano questa storia potente, commovente, ma espressa con parole misurate.  Due fratelli raccontano in prima persona il momento della partenza dalla madre (ciò che resta della famiglia) e dalla povertà del sud, il lungo viaggio fino in Emilia.  Descrivono la separazione, lo smarrimento, le paure e i pregiudizi :”In alta Italia i comunisti mangiavano i bambini. Oppure ci facevano il sapone “, poi  raccontano la nuova realtà fatta di sorrisi e calore, di polenta e di tortellini. Infine viene il tempo del ritorno e la sensazione di ritrovare un luogo familiare, ma di vederlo con occhi diversi. Gli stessi occhi del bambino in copertina che invita il lettore a seguirlo nelle pagine che raccontano di un’esperienza ricca di grande umanità.

Consigliato dagli 8 anni

Marina Sirotti

Davide Calì , Tre in tutto – edizioni Camelozampa, 2018

Come i pini di Ramallah

In questo momento di smarrimento totale, dove in diverse parti del  mondo si dà voce alle armi invece di usare il potere delle parole, ho ricordato un libro pubblicato diversi anni fa, ma quanto mai attuale.

I protagonisti sono due ragazzini, uno israeliano e uno palestinese,  due storie parallele che raccontano la loro vita quotidiana. Scritto in forma di diario, ogni pagina racconta la scuola, la casa, la preghiera, la cultura dei due popoli. C’è dolore, ci sono attentati e lutti in famiglia, da entrambe le parti.  Nonostante questo, l’autore usa parole delicate, quasi come poesia.

Mohammed  e  Ibrahim hanno 10 anni e si incontrano per caso a Ramallah, dove gli alberi della pineta fanno un profondo inchino a tutti quelli che entrano in città, israeliani e palestinesi. I due bambini si osservano, poi  si raccontano e alla fine riprendono la loro vita con un dubbio : “Non so se la pace esiste, è qualcosa che non esiste ma che può diventare reale, se tutti credono che esista, che si può fare. Intanto bisogna dirla, raccontarla, finchè non sarà dappertutto, nelle alghe, nella pietra, nella montagna. Ci sono tante piccole cose da fare, tanti brandelli da cucire

Consigliato dai 9 anni e a chi pensa che : ” Due popoli sulla stessa terra in fondo sono come due fratelli in una stessa cameretta… “

Marina Sirotti

Antonio Ferrara , Come i pini di Ramallah– Fatatrac , 2003

Giochi filosofici

sfide all’ultimo pensiero con bambini coraggiosi

Il libro parte da affermazioni di grandi filosofi o da domande del tipo: “Non credi che a volte prendiamo per reali le nostre visioni e ciò che immaginiamo?” Segue la descrizione delle idee di uno o più filosofi e poi alcune suggestioni di possibili attività da svolgere con i bambini per aiutarli a ragionare, immaginare, riflettere. Il libro propone 15 temi filosofici che riguardano la natura, l’essere umano, il linguaggio, il cambio di prospettiva. E’ un libro didattico, adatto a chi per la prima volta approccia al tema della filosofia con i bambini, anche piuttosto piccoli. Per perdersi, certo, ma mai inutilmente.

Consigliato ai docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado.

Antonella Bottazzi

Luca Mori, Giochi filosofici – Erickson, 2018

I misteri dell’isola di Utopia

La storia di nove bambini che scoprono gli strani esperimenti che Platone fa con uno specchio che produce ombre anziché riflessi. Leggendo o sentendo narrare questa storia, ideata da Luca Mori, dottore di ricerca delle discipline filosofiche, i bambini si trovano catapultati nel mondo dell’isola di Utopia, dove tutto è possibile, a patto di immaginarlo. Questo libro può essere un valido preteso per condurre bambini anche molto piccoli nel mondo della filosofia, passando per l’immaginazione di un mondo migliore possibile. Nella mia esperienza il racconto è stato presentato in un luogo speciale, connotato; i bambini hanno ragionato e discusso insieme intorno alle grandi domande sulla vita, per poi costruire in modo concreto il plastico della loro isola di Utopia, in cui riporre speranze e sogni concreti. Un input stimolante per perdersi in pensieri profondi. Le riflessioni dei bambini sono state, come spesso accade, piuttosto sorprendenti.

Consigliato a bambini dai 6 anni, ma anche molto di più.

Antonella Bottazzi

Luca Mori, I misteri dell’isola di Utopia, Ed. ETS, 2017

Penso dunque siamo

Gli autori partono dall’idea che la filosofia non sia una prerogativa di menti adulte. Anche nella prima infanzia i bambini sono capaci di ragionamenti sulla loro vita e quella degli altri. Il contesto in cui si collocano le proposte è quello laboratoriale: in ogni percorso, partendo dal pensiero di un filosofo narrato in modo chiaro e semplice, i bambini sono invitati, attraverso domande mirate, a riflettere e ragionare; il tutto attraverso giochi e rappresentazioni grafiche, insieme ai compagni, in un’interazione che aiuta a crescere e a pensare. Le proposte didattiche sono interessanti e molto utili per chi si avvicina a questo tipo di esperienza per la prima volta.

Consigliato a docenti della scuola primaria

Antonella Bottazzi

Chiara Colombo, Fiorenzo Ferrari, Penso dunque siamo, percorsi e giochi di filosofia per bambini – ed. La Meridiana, 2019

Pollicino

Questo non è un libro, ma un puzzle, e per ricostruirlo si legge la storia pezzo pezzo, affiancando le immagini per ricostruire il quadro d’insieme. In questo caso il tema del perdersi è ovvio, ma le riflessioni che possiamo fare con i bambini, anche piccoli, sono molteplici. Belle e colorate le immagini. Ai bambini che iniziano a leggere piace ricostruire insieme la storia, attraverso un’azione fisica. La storia è raccontata attraverso 21 schede, ognuna delle quali presenta il testo in caratteri maiuscoli su un lato e l’illustrazione sull’altro. Il docente può poi aggiungere attività manuali in cui ricostruire il mondo il Pollicino, ad esempio, con materiali di recupero, per poi continuare a raccontare con gli oggetti.

Consigliato a bambini dai 3 anni

Antonella Bottazzi

Sophie Fatus, Pollicino- Ed. Fatatrac, 2019

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Milleunlibro-Novembre 2022

libri per parlare dei diritti dei bambini, da quelli naturali a quelli della costituzione e della convenzione dei diritti per l’infanzia

I diritti dei bambini

Il 20 novembre è la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia 

Non dobbiamo tacere Diritti negati, diritti riconosciuti, diritti conquistati

«Hai diritto,

al nome

a non essere discriminato

alle cure dei genitori a un livello di vita sufficiente

a una vita piena e dignitosa al riposo, al tempo libero, al gioco.

All’educazione.

Alla libertà di espressione,

a vivere secondo la  tua cultura,

religione, lingua,

a esprimere opinioni,

a essere preso in considerazione…»

Il libro propone una rassegna di testi differenti per provenienza e tipologia: articoli di giornale, scritti di bambini, testimonianze e documenti di organizzazioni internazionali… Testimonianze delle violazioni dei diritti inalienabili dei minori nei diversi Paesi del mondo. Lo scopo è indurre l’attenzione di chi – genitori, educatori, insegnanti, società tutta ­– può e deve portare alla luce e far riflettere, suscitare dialogo, acquisire consapevolezza.

I testi e le immagini vogliono indicare a insegnanti e alunni le possibili azioni in difesa dei bambini, da praticare nella scuola e nella vita quotidiana.

Consigliato a tutti gli adulti.

Giuliana Manfredi

Giancarlo Cavinato, Maria Marchegiani, Anna Mazzucco (a cura di), Non dobbiamo tacere, collana RicercAzione, Edizioni MCE, Roma 2019.

Il cammino dei diritti

Un progetto nato in collaborazione con   Amnesty International. Venti carte e 20 tappe, ognuna dedicata a un avvenimento che ha rappresentato un passo avanti nel cammino dei diritti umani. Ogni apertura si presenta con un’illustrazione di Andrea Rivola, un componimento  di Janna Carioli : si parte dal 1786 con l’abolizione della pena di morte nel Gran ducato di Toscana e si arriva al 2013, in Pakistan, con Malala Yousafzai e il suo appello per il diritto all’istruzione. Un libro per conoscere la strada percorsa fino ad oggi, con eventi e personaggi che  hanno lasciato una traccia indelebile, per pensare al nostro futuro. Un’occasione per dare voce ai pensieri , alle paure e ai desideri dei bambini, magari leggendo una carta al giorno.

« ti ricordi quando eri incatenato prigioniero, deriso, umiliato?

Ti ricordi quando eri trattato

come un animale ?

ti ricordi quando eri frustato

e la tua vita valeva meno

di un soldo bucato ?

No?

Beh, sei fortunato »

Consigliato a docenti di scuola primaria/ secondaria di primo grado.

Marina Sirotti

Janna Carioli, Il cammino dei diritti- Fatatrac, 2015

I diritti naturali di bambini e bambine

Questo albo illustrato ripercorre venti tappe fondamentali nel cammino dei diritti di uomini e donne, bambini e bambine, attraversando temi come l’istruzione, l’ambiente, l’amore.
Da Rosa Parks a Malala Yousafzai, dalla proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani alla Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, maestri e ragazzi possono addentrarsi tra filastrocche e illustrazioni per riflettere insieme sulle persone e sulle storie
che hanno rappresentato momenti di svolta nella storia umana, che hanno tracciato un sentiero sul quale ancora oggi camminiamo. Per riflettere sul significato di quei diritti conquistati con coraggio
e fatica nella nostra vita di oggi, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre città e in quelle più lontane da noi.


«Una notte una stella brillò più di altre

sia pure per poco.

Fu quando gli uomini deposero la clava

e accesero il fuoco.

Un’altra notte una stella brillò solitaria

fra mille milioni. Fu quando gli uomini, finita la follia,

spensero i cannoni

e tracciarono assieme un nuovo sentiero

che guarda lontano

verso il sogno che ha della vita

ogni essere umano.»

Consigliato a bambini, bambine e insegnanti della scuola primaria e a tutti gli educatori.

Annalisa Di Credico

Gianfranco Zavalloni, I diritti naturali dei bambini e delle bambine-
  a cura di Mario Turci, 2003

I diritti dei bambini in parole semplici

Un gradevole libricino che elenca i principali diritti, come recita il titolo, con parole semplici alla portata dei bambini e con immagini accattivanti. Un punto di partenza per parlarne, considerandone magari uno alla volta e approfondendo con storie e albi illustrati che aiutino anche i più piccoli a riflettere su un grande e delicatissimo tema.

Consigliato ai bambini da 6 anni.

Antonella Bottazzi

Comitato UNICEF, “ I diritti dei bambini in parole semplici” ,con il contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali . Testi tratti da “Tutti i grandi sono stati bambini” di Daniele Novara e Lorella Boccalini, Torino, gruppo Abele , 2000

La pedagogia della lumaca

Un libro che è un vero manifesto di una scuola che va in direzione diversa dalla nostra società  di oggi. Perché forse la scuola ha proprio il compito e forse il dovere di offrire anche “ altro” .  Gianfranco Zavalloni, racconta di una scuola lenta, che si dà il tempo dell’attesa, in sintonia con i tempi della natura, perché “ perdere tempo, è guadagnare tempo”. Per noi stessi e per i nostri ragazzi, che sono disorientati se non hanno tutto e subito . E allora la scuola può perdere tempo  ad ascoltare, a parlare insieme, può perdere tempo per giocare , per condividere scelte e per crescere. In questa scuola raccontata e vissuta da Zavalloni trovano spazio attività come :

  • Gite / viaggi a piedi o in bicicletta alla scoperta di spazi,  luoghi, incontri che spesso ci sfuggono a causa del poco tempo che i mezzi di comunicazione troppo veloci ( auto, internet…) ci lasciano.  
  • Laboratori di attività manuali con l’uso di strumenti e di tecnologie semplici. Per risolvere piccoli e grandi problemi della quotidianità è importante imparare e saper usare  la vanga, l’ago e il filo, la pentola, la sega, il martello, la scopa, il binocolo…
  • Orti didattici per portare attenzione ai tempi dell’attesa,  avere pazienza, maturare capacità previsionali. Seminare  e coltivare frutta e ortaggi mettono  a
  • frutto le  abilità manuali , le conoscenze scientifiche, lo sviluppo del pensiero logico- interdipendente.
  • Teatro , per conoscere se stessi e gli altri, per pensare e per ridere.

Consigliato a maestre, maestri e a tutti gli educatori.

Marina Sirotti

Gianfranco Zavalloni, La pedagogia della lumacaEMI, 2012

Un grande giorno di niente

Il diritto all’ozio

A vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.

L’ozio e la noia come molla per scoprire quanto di meraviglioso abbiamo intorno a noi. La noia come tempo privilegiato  per osservare, riflettere, immaginare e creare. 

Beatrice Alemagna trasforma un giorno di niente in un giorno di tutto. C’è un luogo isolato, c’è una mamma impegnata al lavoro e irritata per il continuo uso del telefonino del figlio. Il bambino uscirà, perderà il cellulare, si arrabbierà, ma in compenso nella natura che circonda la casa  scoprirà tante piccole cose meravigliose.

Consigliato ai bambini dagli 8 anni.

Marina Sirotti

Beatrice Alemagna, Un grande giorno di nienteTopipittori, Milano 2016

Federico

Leo Lionni: grande artista e grande narratore che ha scelto i bambini come destinatari privilegiati. Le sue storie trattano argomenti importanti come l’amicizia, la solidarietà, il rispetto del punto di vista altrui, mai in modo pedante. I suoi testi risultano sempre delicati e garbati.  Storie belle, dove personaggi, cose e animali vivono esperienze paurose o divertenti, emozionanti o sorprendenti,  che suscitano sempre meraviglia e fanno riflettere. Anche la storia di Federico può fornire un’ occasione per pensare a come ciascuno può contribuire in modo diverso al benessere di tutti.  Il topolino Federico non fa nulla, mentre i suoi compagni corrono e accumulano provviste per il lungo inverno. È solo ozio il suo?

Consigliato ai bambini dai 4 anni in su. 

Marina Sirotti

Leo Lionni, Federico– Babalibri, 2005

Con le mani nella terra

Il diritto a sporcarsi

A giocare con la sabbia, la terra, l’erba,le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti

Il diritto agli odori 

A percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura

Il bambino piccolo pensa con le mani. Secondo Maria Montessori la mano è «l’organo dell’intelligenza», lo strumento che aiuta la mente a conoscere, a comprendere. Con le mani nella terra è un libro, ricco di proposte  e consigli su come piantare semi e far nascere una piantina, creare il compost, innaffiare.

 È un libro di divulgazione scientifica perché spiega come i  vegetali producono l’ossigeno e puliscono l’aria che respiriamo, regolano il clima, compattano il terreno e impediscono le frane,  ci donano medicine…

È un libro di ecologia perché dalla conoscenza delle  piante emerge la necessità di rispettare la natura e di prendersene cura. 

È un libro chiaro e di piacevole lettura, arricchito da curiosità.  

Consigliato a bambini dagli 8 anni.

Marina Sirotti

Emanuela Bussolati, Con le mani nella terra– Editoriale Scienza, Trieste 2019 

Giocare con la natura

Diritto al selvaggio

In questo libro l’autore, che ha sperimentato tutti i giochi che propone, invita docenti e ragazzi a vivere esperienze significative in natura, comunicando con l’ambiente in modo selvaggio, nel senso fisico del termine, attraverso i sensi, annusando, assaporando, osservando e ascoltando con attenzione ciò che la natura intorno ci offre.  Le attività proposte sono molto coinvolgenti e precedute da  un semplice schema esplicativo che indica all’insegnante le peculiarità didattico-educative della proposta.

Consigliato ai docenti per proporre attività a bambini e ragazzi da 5 anni in su.

Antonella Bottazzi


Joseph Cornell, Giocare con la natura– Edizioni Red ,Milano, 2006

La bambina strisce e punti

Il diritto al dialogo

Ilaria è una bambina italiana di 11 anni, che va in Africa con mamma e papà, studiosi di medicina tradizionale africana. Lì ha un’amica del cuore  che si chiama Zega, di 13  anni. Le due ragazzine si raccontano segreti. Così Ilaria narra di quella volta in cui ha conosciuto Amina,  una cannibale,  mentre Zega le racconta  di leoni e di coccodrilli, di riti di iniziazione,   della notte e dei silenzi. Tanti dialoghi per conoscere l’Africa, per intrecciare storie impossibili, ma soprattutto per conoscere se stessi, per crescere e per dare il giusto valore alle cose, come la vergogna. Amina, la regina con la coda dice: «I bambini in africa nascono nudi e chi nasce nudo non deve vergognarsi né del petto, né del pisello. Se ti vergogni di troppe cose, prima o poi finirai per vergognarti anche del sole. E farai come i pipistrelli, uscirai solo di notte.»  

Consigliato a bambini dai 7 anni.

Marina Sirotti

Emanuela Nava, La bambina strisce e punti-Salani , 1996

Il giardino dei giochi dimenticati

Il diritto all’uso delle mani

A piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco

In questo manuale i due autori restituiscono a genitori e nonni smemorati e a ragazzi curiosi i giochi di una volta, e soprattutto insegnano loro a costruirli e a giocare grazie a semplici e precise indicazioni (dai materiali e dagli spazi dove giocare alle regole per il loro svolgimento) .

Giochi con i tappi e con le biglie, giochi di squadra, giochi da non dimenticare… , un manuale per insegnanti che  non hanno paura di dare in mano ai bambini chiodi, sega e martello per costruire, e avere la soddisfazione di dire “ questo l’abbiamo fatto noi “ e poi giocarci per davvero, durante intervalli e ore di lezione, perché giocando s’impara meglio ! 

Consigliato da 5 a 99 anni

Marina Sirotti

Giorgio F. Reali, Niccolò Barbiero, Il giardino dei giochi dimenticati Salani, Firenze, 2002

Giocattoli creativi

Diritto all’uso delle mani

In questo libro che vede la collaborazione di Gianfranco Zavalloni e di Roberto Papetti puoi trovare schizzi, disegni e consigli per costruire giocattoli con materiali semplici, poveri, riciclati e con semplici attrezzi  da lavoro  Giochi come barche, burattini, fionda e fucile, paracadute, frullino …  per adulti, bambini e bambine , perché possano trovare insieme il tempo e il gusto di giocare.  

Consigliato da 5 a 99 anni

Marina Sirotti

Gianfranco Zavalloni e Roberto Papetti, Giocattoli creativi– editoriale La scienza, Trieste,2002

Sporcarsi è bello

Diritto a sporcarsi 

Diritto al selvaggio

Un libro pieno di attività con la terra, il fango, la sabbia, la polvere …. seguendo la naturale inclinazione di ogni bambino a sporcarsi le mani ! E molte notizie e curiosità relative a piante e animali che popolano il terreno, corredate da immagini semplici ma accattivanti. Un testo che offre molte idee a chi ha deciso di insegnare le scienze non solo sui libri, ma a partire da prati, orti e giardini.

Consigliato a partire da 6 anni

Antonella Bottazzi

 Paulette Bourgeois- Valerie Wyatt, Sporcarsi è bello-Editoriale La Scienza, Trieste,  2000.

Mio nonno era un ciliegio

Diritto a un buon inizio

A mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura

A giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade

Il diritto al selvaggio

A costruire un rifugio- gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi  su cui arrampicarsi 

Ottaviano è un nonno straordinario , un nonno di campagna.

Non è un chiacchierone, ma condivide le sue esperienze e i suoi ricordi con Tonino, il nipote. 

Usa parole affettuose con l’oca Alfonsina, con la nonna che non c’è più e con Felice, il ciliegio.

Usa parole dure  con i vigili e il Comune che vogliono prendergli la terra e abbattere il ciliegio.

La voce di questo nonno un po’ “ matto” accompagna sempre Tonino, lo incoraggia anche quando Tonino sale sul ciliegio e non vuole più scendere. “ Devi pensare di essere un uccello, devi pensare di esser un gatto, devi pensare che l’albero è tuo amico” .

Consigliato  dai 9 anni

Marina Sirotti

Angela Nanetti, Mio nonno era un ciliegio– Einaudi ragazzi, Milano, 1998

Che cos’è un bambino?

Un albo illustrato che ogni adulto dovrebbe leggere, da solo o insieme a figli, nipoti, scolari, per guardare con attenzione e per capirsi un po’ di più. Per riconoscere che “ i bambini vogliono essere ascoltati con occhi spalancati … ai bambini  piace annusare l’erba chiudendo gli occhi … ai bambini piace ascoltare la voce lontana delle conchiglie … “

Parole chiare e vere che creano scorci di ritratti  accompagnate da grandi e bellissime illustrazioni. 

Consigliato dai 6 anni

Marina Sirotti

Beatrice Alemagna, Che cos’è un bambino?-  Topipittori, Milano, 2008

Un posto silenzioso

Il diritto al silenzio

Ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua

” Ma tu ce l’hai un posto silenzioso?” 

L’autore dopo una domanda semplice , schietta e un po’ destabilizzante invita te, bambino lettore  a chiudere  gli occhi e ti accompagna  ad ascoltare i tanti amici del silenzio. Al mare , dove puoi sentire il suono delle sirene e dei gabbiani, in campagna, tra il sibilo del vento e   il chiacchiericcio delle foglie …., fino a far silenzio intorno  e scoprire le parole dentro di te. E il silenzio non fa più paura.  Dai 6 anni

Dopo la lettura di questo albo e alla domanda “ cos’è per te il silenzio ? “ ecco alcune risposte di bambini di 9 anni:  

  • È come acqua, quando sei immerso e non hai distrazioni. Il silenzio è inodore e insapore, però lo si può gustare  perché disseta la mente come l’acqua.
  • Significa riposo, quando hai mal di testa e ti passa , i pensieri  ti lasciano.
  • È un modo di comunicare, si deve saper interpretare, come un linguaggio a segni. Tra amici, per esempio, ci si intende con un’occhiata.
  • Non puoi vederlo, ma puoi capirlo È una pausa, a volte una pausa di stupore, come chi ascolta Orfeo.
  • È natura, è una pausa dai rumori della città, dalle urla di bambini. Rimane solo il respiro e il fruscio del vento.  
  • È il suono più bello del mondo, quando non c’è bisogno di altro. È una musica. Solo tu riesci a sentirla. È un canto immaginario.
  • È  come un pensatoio.

Consigliato dai 5 anni.

Marina Sirotti

Luigi Ballerini, Simona Mulazzani, Un posto silenzioso-Lapis, Roma,  2016

Mattia e il nonno

Il diritto alle sfumature

A vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle 

Un nonno e un nipote. Il racconto di una passeggiata insieme nella natura. La riva di un fiume, un cavallo , dei girasoli, la spiaggia, il tramonto, la notte … e il nonno che diventa sempre più piccolo. 

Consigliato dai 6 anni.

Marina Sirotti

Roberto Piumini, Mattia e il nonno– Einaudi ragazzi, Milano, 1997

Storia di Iqbal

Diritto a un buon inizio

A mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura

Storia vera di un bambino pakistano , vittima dello sfruttamento minorile; una storia che ci apre ad un mondo difficile da immaginare come vero, ma anche la storia di come il sacrificio di un singolo individuo,  possa cambiare il destino di molti. Una storia di denuncia, di coraggio e di amicizia, capace di far riflettere adulti e ragazzi. 

Consigliato ad adulti e  ragazzi dai 10 anni

Antonella Bottazzi

Francesco D’Adamo, Storia di Iqbal – edizioni EL,2001, San Dorligo della Valle ( Trieste), 2001

Alice nel paese dei diritti

Mario Lodi ci accompagna in un viaggio speciale: un viaggio nel mondo reale, dove possiamo scoprire, insieme ad Alice e alla Regina di Cuori come sono nati e cosa significano i diritti dei bambini: la vita, il nome, la cura, una casa, una famiglia, il gioco, la parola…
E dopo che la storia ci ha portato ad incontrare persone, storie, luoghi diversi, Daniele Novara ci offre tantissimi spunti per lavorare con i bambini sulle emozioni, sul conflitto, sul pregiudizio, per “costruire” insieme a loro i diritti nella nostra vita di tutti i giorni.
È un libro che non può mancare nell’armadietto di noi maestri, il mio è pieno di post-it che segnano le pagine che ho percorso e quelle che devo ancora percorrere con i miei alunni!

Consigliato a bambini e docenti di scuola primaria

Annalisa Di Credico

Mario Lodi e Daniele Novara, Alice nel paese dei diritti, Sonda, 2013

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Festival di Internazionale Kids 2022

Vi ricordiamo che dal 27 al 29 maggio torna a Reggio Emilia il festival di Internazionale Kids!
Tre giorni di incontri e scoperte per parlare di attualità, sport, ambiente, libri, musica e molto altro. Il festival è per un pubblico dai sette anni in su, ma sono benvenute le persone di ogni età se accompagnate da un bambino.
Tutti gli incontri sono gratuiti e si svolgono tra i Chiostri di San Pietro e il palazzo dei Musei.

Clicca sull’immagine per scoprire il programma!

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Buon compleanno Mario Lodi!

Mario Lodi nel 1974 scrisse questa lettera aperta ai genitori sulle pagelle, che fu pubblicata su Cooperazione Educativa n. 5-6/1974

Nessun problema mi mette in difficoltà come questo. La mia incapacità a esprimere con un numero quella complessa realtà che è il bambino a scuola, ha diverse motivazioni, che voglio qui spiegare perché i genitori capiscano che non si tratta di un atteggiamento contestatore di moda, ma di un problema che coinvolge la concezione che l’educatore ha dell’uomo e della società in cui vive, e la sua stessa coscienza.

La pagella è strumento di corretta valutazione?

La pagella, così com’è oggi, uno strumento di valutazione impreciso e soggettivo. Il numero che dovrebbe essere scritto nelle caselle corrispondenti alle “materie” o a gruppi di attività, è il risultato di una strana miscela di sensazioni riguardo alle attività del bambino, che il maestro compie sulla base di un modello di sufficienza che varia da insegnante a insegnante. Non sono rari i casi di “temi” giudicati in modo diverso, a volte opposto, da maestri e professori.

E’ stato dimostrato perfino che lo stesso tema può essere valutato in modo diverso dallo stesso insegnante, in differenti momenti. Io stesso ho provato, anni fa, a ripetere i voti della pagella a distanza di qualche giorno: i voti non sono risultati uguali. Ciò dipende dal fatto che ogni materia racchiude diverse capacità. Un numero per la “lingua italiana” col quale sintetizzare più attività come la lettura, la scrittura, l’ortografia, la sintassi, la proprietà di linguaggio, la fantasia, la capacità di conversare ecc.

Per la prima classe elementare, con bambini pressoché sconosciuti che si rivelano a poco a poco e che si trovano di fronte a grosse difficoltà come l’apprendimento della lingua scritta, tirar fuori un numero e collocarlo in una di quelle caselle, è per me impossibile.

Il voto in comportamento

Anche per il comportamento il voto è sempre soggettivo e discende dalla concezione che l’educatore ha della scuola e dell’uomo.

Lo stesso bambino, infatti, cambiando maestro, può cambiare voto.

Si sa che sul comportamento ci sono diversi modi di valutazione: c’è chi premia con un bel voto il bambino che sta zitto e ubbidiente ( perché magari ha paura) e c’è invece chi considera buon comportamento quello del bambino che discute, dà tono alla vita della classe, magari si ribella in certi casi, per un giusto motivo.

Riguardo al comportamento il voto è quindi in relazione alla reazione del bambino a scuola, e spesso, se il bambino a scuola non si trova a suo agio, la colpa non è sua.

I bambini sono diversi

 La prima scoperta che l’educatore fa nella scuola quando instaura un rapporto non autoritario con gli alunni è che essi, pur avendo raggiunto una piattaforma comune nel processo evolutivo, sono tutti diversi.

Ciò dipende dallo sviluppo più o meno regolare del corpo, dalle disposizioni naturali esercitate, dalle esperienze vissute sin dalla nascita in famiglia e fuori. L’educatore che ricerca e utilizza le diverse attitudini e capacità personali nel contesto sociale della classe, realizza attività collettive nelle quali ogni bambino, stimolato dagli altri, dà il meglio di sé: chi la fantasia, chi il disegno, chi il senso musicale o dell’umorismo, chi il ragionamento, ecc. Viene così innalzato il livello collettivo della ‘produzione scolastica’ realizzata sulla base degli interessi dei bambini e non dell’imposizione del maestro. In questo caso non è possibile valutare l’apporto individuale sia qualitativo che quantitativo, perché ogni intervento è legato agli altri: a volte una sola parola detta al momento giusto o un’idea nata in una situazione problematica, sono più importanti di lunghi elaborati. E’ un tipo di intervento che la pagella non considera, come non considera il lavoro collettivo.

Le cause dell’insuccesso scolastico

Il nostro lavoro è simile a quello del medico che ricerca le cause profonde del male prima di intervenire. Anzi, ora la medicina si pone il fine di prevenire le cause delle malattie cercando di eliminarle sul piano sociale, facendo conoscere i problemi a tutti per risolverli consapevolmente. Il bambino che a noi è affidato, deve essere messo nelle condizioni ideali per sviluppare in modo equilibrato il suo corpo e la sua mente, in un rapporto di collaborazione. Questo rapporto esclude, in quanto tale, giudizi e valutazioni. Accettando di dare il voto, io maestro divento il ‘giudice’ degli scolari, mentre voglio essere un loro ‘amico’, uno che insegna e impara insieme a loro, in certi casi uno che impara da loro.

Facendo il confronto dei risultati e non tenendo conto dei punti di partenza, la pagella diventa inevitabilmente strumento di selezione. Infatti in Italia i ragazzi delle famiglie più disagiate, che non possono dare ai loro figli molti stimoli culturali ( libri, gite, linguaggio, ecc.) sono quelli più bocciati.

Far le parti uguali fra disuguali

Nel libro Lettera a una professoressa don Milani e i suoi ragazzi riportano la frase di una professoressa che si credeva imparziale: “Se un compito è da quattro, io gli do quattro”. Dice don Milani: “E non capiva, poveretta, che proprio di questo era accusata. Perché non c’è nulla che sia ingiusto come far le parti uguali fra disuguali”. Infatti nessun bambino ha voglia di prendere voti bassi, né vuole essere bocciato. Se non riesce, è perché ci sono cause che noi dobbiamo individuare per rimuoverle. E nella quasi totalità dei casi le cause, come abbiamo visto, dipendono dalle condizioni sociali della famiglia. Lo stesso problema esiste anche in una scuola dove non si fa conversazione, dove non si progettano insieme attività. In una scuola dove i bambini lavorano individualmente, l’educatore che volesse dare un voto o un giudizio “oggettivo” commetterebbe un’ingiustizia verso il bambino che presenta temporanei ritardi di sviluppo.

La mercificazione del lavoro scolastico

Un altro motivo contro il voto è che  esso diventa di solito la motivazione del lavoro. Si agisce cioè in vista di una ‘ricompensa’, non si studia per il piacere di conoscere. Liberare i bambini dalla ricompensa del voto e dal timore della bocciatura significa impostare il lavoro scolastico sugli interessi dei bambini, interessi che sono sempre rivolti alla conoscenza di se stessi, dei loro problemi in famiglia, del mondo. Significa abolire il voto-paga.

Senza voti è possibile vivere e studiare?

E’ inevitabile che dove ci sono i voti si fanno confronti. I voti non lasciano mai indifferenti i bambini. Il bambino che riesce bene nelle attività scolastiche, anche se non lo dice, può credersi più bravo e intelligente degli altri e diventare superbo; il bambino che non riesce può credersi meno intelligente e diventare insicuro o invidioso. La superbia, l’invidia, l’insicurezza, il pettegolezzo sono conseguenze del voto; anche se non sono evidenti e non portano a forme traumatiche ( ma talora accade), influiscono negativamente sui bambini e ostacolano l’attuarsi della socialità nella quale il bambino dovrebbe sentire gli altri vicini, e proprio dagli altri dovrebbe ricevere in continuazione stimoli. Senza voti è possibile vivere e studiare, è possibile aiutarsi a vicenda. Collaborando si dona, ci si unisce, si cresce.

Due scuole

Scrive Giuseppe Fara, docente di psicologia dell’età evolutiva, in ‘Psicologia’, parlando dell’insuccesso scolastico:

‘La vecchia scuola pone al centro del proprio interesse l’oggetto dello studio, ciò che si deve insegnare ed imparare, i programmi, i libri di testo; e l’insegnamento, di conseguenza, è rivolto a una collettività anonima, la scolaresca; la cultura che si vuole trasmettere è la cultura del passato, come garanzia di certezza e di solidità; e i suoi contenuti sono presentati come una realtà statica e dogmatica che passivamente deve essere accolta; la maturazione dello studente deve ispirarsi al principio d’autorità e deve costruirsi sulla molla dell’individualismo e della competizione’. In questa scuola il voto è necessario come stimolo e motivazione perché si studiano cose che non interessano.

‘La scuola nuova- continua Fara- pone al centro del proprio interesse il soggetto, lo studente, con le sue personali attitudini, motivazioni, aspirazioni; ed è a lui che individualmente l’insegnamento è indirizzato; la cultura che si vuol trasmettere è ancorata ai problemi del presente e proiettata verso il futuro, come realtà da costruire con l’impegno di ognuno; e i suoi contenuti sono presentati come un prodotto della storia dell’uomo che attivamente e criticamente ha la possibilità di adoperarli per trasformare il mondo che lo circonda; la maturazione dello studente deve ispirarsi alla democrazia e deve costruirsi sulla spinta alla socialità e alla collaborazione’. In questa scuola il voto è inutile.

La collaborazione fra genitori ed educatore

 I genitori hanno il diritto di seguire i loro figli durante l’esperienza scolastica e quindi la scuola autoritaria, che non permette loro di sentirsi parte sociale di essa, usa il voto come ‘informazione’. I genitori non possono ignorare i problemi dell’infanzia e devono discutere insieme agli educatori l’atteggiamento da tenere nei confronti dei bambini perché questi non vivano a casa in un modo e a scuola in un altro, con le conseguenze negative che è facile immaginare. L’educatore per intervenire in modo corretto deve conoscere la ‘storia’ del bambino in tutti i particolari illuminanti. Questa storia, dalla nascita fino ad oggi, il genitore e l’educatore la possono ricostruire soltanto insieme. In questo modo potranno seguire lo sviluppo, i problemi, le conquiste del bambino negli anni, cioè la storia della sua maturazione; il suo prepararsi ad essere uomo o donna nel contesto di una comunità che dalla scuola si estende alla famiglia e al contesto sociale.

Proposta

A questo punto dico ai genitori: ‘Io non sono capace di giudicare vostro figlio con un numero ma mi sento capace e in dovere di capire come ha vissuto fin qui per aiutarlo a proseguire senza chiedere a lui più di quel che può dare ma anche senza trascurare nulla di ciò che lo può realizzare come persona libera e sociale’.

Il bambino di 6 anni, che arriva in prima, è il risultato di un lungo e complesso processo evolutivo. A scuola il punto di partenza è questo risultato. Se non lo si conosce non è possibile far crescere il bambino globalmente con gradualità e armonia. Solo così è possibile tentare una valutazione, descrivendo la sua storia, i suoi progressi e i suoi problemi. E’ una pagella un po’ più difficile e impegnativa da scrivere, ma è una cosa seria.

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