Pandemia e identità

In tempo di Covid – tempo di distanziamento fisico, tempo di divieti e di quasi assenza del corpo – un libro che ha per titolo Sentirsi belli sentirsi brutti attira l’attenzione, o quanto meno incuriosisce.

Rivolta, in primis, a educatori e a quanti hanno a che fare con adolescenti, questa pubblicazione si rivela come una sorta di magico “prontuario”, ricco di proposte simpatiche e praticabili, che ritengo efficaci se costruite insieme ai ragazzi, in dialogo sincero con loro.

Nel nostro tempo, in cui tutto sembra giocarsi perentoriamente sulla immagine di sé, la preadolescenza e l’adolescenza – età di grandi dubbi e incertezze, contraddizioni ed entusiasmi, bellezza e tristezza – sono un periodo importante della vita, e come tale deve essere considerato, valorizzando tutte le occasioni di crescita reale, solidarietà e progettazione con i pari, confronto costruttivo con gli adulti.

Sono i motivi per cui questo libriccino è apprezzabile: presenta occasioni per riconoscere gli stereotipi, rafforzare l’autostima nella presa di coscienza delle emozioni, delle differenze di genere, della ricchezza e delle potenzialità che ciascuno ha in sé. Le attività proposte sono molto semplici, ad esempio costruire una carta di identità su come immaginare se stessi tra ven’anni: «vorrei essere… se fossi…»; discussioni su selfie e fotoritocchi, identità e profili facebook; diversità e come e perché provare a «mettersi nei panni dell’altro»…

Credo intelligente il modo in cui l’autrice fa proposte, invitando l’insegnante/educatore e i ragazzi stessi a tracciare un filo conduttore tra i temi e le attività, mettendo a fuoco le problematiche che più li riguardano.

Immagino, a seguire, un secondo libriccino, scritto, appunto “in diretta” da ragazzi e ragazze che hanno registrato le loro esperienze e le propongono ai coetanei.

Luisa Rossi

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