Da dove partire per parlare di guerra ai bambini?

Non abbiamo dubbi sulla necessità e ineluttabilità di parlare e soprattutto di dare voce ai bambini anche in merito al tema della guerra. Gli avvenimenti di questi giorni, così vicini e così presenti sui media, arrivano ai nostri alunni e non li lasciano certo indifferenti. È facile banalizzare quando si parla di guerra e di pace, cerchiamo di evitarlo. Il nostro compito, crediamo, è di dare voce alle paure, ai pensieri e alle angosce che i nostri bambini provano mentre ascoltano e soprattutto vedono immagini terribili. E anche dare una speranza che c’è sempre qualcosa che si può fare. Sappiamo quanto una storia mirata e non banale  possa aiutarci ad affrontare i temi più difficili.

Per questo vi proponiamo tre testi che, a nostro parere, possono avvicinarli con passo lieve ad un tema così pesante.

Roberto Piumini Le cinque isole De Agostini
David McKee I conquistatori Il Castoro
Paolo Marabotto Il paese dei colori Lapis

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Scrivere insieme a scuola: perché? come si fa?

Una pratica MCE per crescere e imparare insieme l’arte della scrittura

«La scrittura collettiva permette di giungere tutti insieme a un testo compiuto partendo dalle idee anche parziali e confuse di ogni partecipante.
Il giusto pensiero si forma cammin facendo, discutendo, approfondendo, aggiustando. Una settimana di lavoro per scrivere una lettera o un altro testo non è tempo perduto se da quel lavoro ne viene una capacità nuova di usare la lingua.»
Mario Lodi

Il 3 Marzo si è svolto il terzo mini webinar, Scrivere insieme a scuola: perché? come si fa?, del nostro ciclo Mezz’ora con noi. Pubblichiamo qui sotto la video registrazione per chi non avesse potuto partecipare o chi volesse rivederlo.

Con Valeria Zanolin e Nerina Vretenar, coautrice del libro Scrivere insieme, hanno raccontato la loro esperienza Alberto Speroni, insegnante di scuola primaria a Genova, Alice Cinnirella e Debora Lorenzi, insegnanti di scuola primaria a Firenze.

Le nostre due collane hanno pubblicato molti libri sulla didattica della lingua e l’educazione linguistica, puoi trovarli sul nostro catalogo e al sito MCE libri.

Ecco i riferimenti relativi ai libri e ai video citati durante il webinar: Psicologia della composizione scritta, Bereiter e Scardamalia (La Nuova Italia); El vendedor de humo (video presente su YouTube); Dire Fare Inventare – Parole e grammatiche in gioco, a cura di N. Vretenar e testi di B. Malfermomi, (MCE-Asterios)

Clicca sull’immagine per andare alla scheda del libro
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La valutazione nella scuola di oggi

Il quadrimestre si è appena concluso e i documenti di valutazione sono stati consegnati alle famiglie.

Quante delle parole di Mario Lodi siete riuscite o riusciti a fare vostre nella compilazione dei vostri giudizi e nella comunicazione fatta ai bambini e ai genitori?

Lasciateci le vostre testimonianze e riflettiamo insieme.

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Buon compleanno Mario Lodi!

Mario Lodi nel 1974 scrisse questa lettera aperta ai genitori sulle pagelle, che fu pubblicata su Cooperazione Educativa n. 5-6/1974

Nessun problema mi mette in difficoltà come questo. La mia incapacità a esprimere con un numero quella complessa realtà che è il bambino a scuola, ha diverse motivazioni, che voglio qui spiegare perché i genitori capiscano che non si tratta di un atteggiamento contestatore di moda, ma di un problema che coinvolge la concezione che l’educatore ha dell’uomo e della società in cui vive, e la sua stessa coscienza.

La pagella è strumento di corretta valutazione?

La pagella, così com’è oggi, uno strumento di valutazione impreciso e soggettivo. Il numero che dovrebbe essere scritto nelle caselle corrispondenti alle “materie” o a gruppi di attività, è il risultato di una strana miscela di sensazioni riguardo alle attività del bambino, che il maestro compie sulla base di un modello di sufficienza che varia da insegnante a insegnante. Non sono rari i casi di “temi” giudicati in modo diverso, a volte opposto, da maestri e professori.

E’ stato dimostrato perfino che lo stesso tema può essere valutato in modo diverso dallo stesso insegnante, in differenti momenti. Io stesso ho provato, anni fa, a ripetere i voti della pagella a distanza di qualche giorno: i voti non sono risultati uguali. Ciò dipende dal fatto che ogni materia racchiude diverse capacità. Un numero per la “lingua italiana” col quale sintetizzare più attività come la lettura, la scrittura, l’ortografia, la sintassi, la proprietà di linguaggio, la fantasia, la capacità di conversare ecc.

Per la prima classe elementare, con bambini pressoché sconosciuti che si rivelano a poco a poco e che si trovano di fronte a grosse difficoltà come l’apprendimento della lingua scritta, tirar fuori un numero e collocarlo in una di quelle caselle, è per me impossibile.

Il voto in comportamento

Anche per il comportamento il voto è sempre soggettivo e discende dalla concezione che l’educatore ha della scuola e dell’uomo.

Lo stesso bambino, infatti, cambiando maestro, può cambiare voto.

Si sa che sul comportamento ci sono diversi modi di valutazione: c’è chi premia con un bel voto il bambino che sta zitto e ubbidiente ( perché magari ha paura) e c’è invece chi considera buon comportamento quello del bambino che discute, dà tono alla vita della classe, magari si ribella in certi casi, per un giusto motivo.

Riguardo al comportamento il voto è quindi in relazione alla reazione del bambino a scuola, e spesso, se il bambino a scuola non si trova a suo agio, la colpa non è sua.

I bambini sono diversi

 La prima scoperta che l’educatore fa nella scuola quando instaura un rapporto non autoritario con gli alunni è che essi, pur avendo raggiunto una piattaforma comune nel processo evolutivo, sono tutti diversi.

Ciò dipende dallo sviluppo più o meno regolare del corpo, dalle disposizioni naturali esercitate, dalle esperienze vissute sin dalla nascita in famiglia e fuori. L’educatore che ricerca e utilizza le diverse attitudini e capacità personali nel contesto sociale della classe, realizza attività collettive nelle quali ogni bambino, stimolato dagli altri, dà il meglio di sé: chi la fantasia, chi il disegno, chi il senso musicale o dell’umorismo, chi il ragionamento, ecc. Viene così innalzato il livello collettivo della ‘produzione scolastica’ realizzata sulla base degli interessi dei bambini e non dell’imposizione del maestro. In questo caso non è possibile valutare l’apporto individuale sia qualitativo che quantitativo, perché ogni intervento è legato agli altri: a volte una sola parola detta al momento giusto o un’idea nata in una situazione problematica, sono più importanti di lunghi elaborati. E’ un tipo di intervento che la pagella non considera, come non considera il lavoro collettivo.

Le cause dell’insuccesso scolastico

Il nostro lavoro è simile a quello del medico che ricerca le cause profonde del male prima di intervenire. Anzi, ora la medicina si pone il fine di prevenire le cause delle malattie cercando di eliminarle sul piano sociale, facendo conoscere i problemi a tutti per risolverli consapevolmente. Il bambino che a noi è affidato, deve essere messo nelle condizioni ideali per sviluppare in modo equilibrato il suo corpo e la sua mente, in un rapporto di collaborazione. Questo rapporto esclude, in quanto tale, giudizi e valutazioni. Accettando di dare il voto, io maestro divento il ‘giudice’ degli scolari, mentre voglio essere un loro ‘amico’, uno che insegna e impara insieme a loro, in certi casi uno che impara da loro.

Facendo il confronto dei risultati e non tenendo conto dei punti di partenza, la pagella diventa inevitabilmente strumento di selezione. Infatti in Italia i ragazzi delle famiglie più disagiate, che non possono dare ai loro figli molti stimoli culturali ( libri, gite, linguaggio, ecc.) sono quelli più bocciati.

Far le parti uguali fra disuguali

Nel libro Lettera a una professoressa don Milani e i suoi ragazzi riportano la frase di una professoressa che si credeva imparziale: “Se un compito è da quattro, io gli do quattro”. Dice don Milani: “E non capiva, poveretta, che proprio di questo era accusata. Perché non c’è nulla che sia ingiusto come far le parti uguali fra disuguali”. Infatti nessun bambino ha voglia di prendere voti bassi, né vuole essere bocciato. Se non riesce, è perché ci sono cause che noi dobbiamo individuare per rimuoverle. E nella quasi totalità dei casi le cause, come abbiamo visto, dipendono dalle condizioni sociali della famiglia. Lo stesso problema esiste anche in una scuola dove non si fa conversazione, dove non si progettano insieme attività. In una scuola dove i bambini lavorano individualmente, l’educatore che volesse dare un voto o un giudizio “oggettivo” commetterebbe un’ingiustizia verso il bambino che presenta temporanei ritardi di sviluppo.

La mercificazione del lavoro scolastico

Un altro motivo contro il voto è che  esso diventa di solito la motivazione del lavoro. Si agisce cioè in vista di una ‘ricompensa’, non si studia per il piacere di conoscere. Liberare i bambini dalla ricompensa del voto e dal timore della bocciatura significa impostare il lavoro scolastico sugli interessi dei bambini, interessi che sono sempre rivolti alla conoscenza di se stessi, dei loro problemi in famiglia, del mondo. Significa abolire il voto-paga.

Senza voti è possibile vivere e studiare?

E’ inevitabile che dove ci sono i voti si fanno confronti. I voti non lasciano mai indifferenti i bambini. Il bambino che riesce bene nelle attività scolastiche, anche se non lo dice, può credersi più bravo e intelligente degli altri e diventare superbo; il bambino che non riesce può credersi meno intelligente e diventare insicuro o invidioso. La superbia, l’invidia, l’insicurezza, il pettegolezzo sono conseguenze del voto; anche se non sono evidenti e non portano a forme traumatiche ( ma talora accade), influiscono negativamente sui bambini e ostacolano l’attuarsi della socialità nella quale il bambino dovrebbe sentire gli altri vicini, e proprio dagli altri dovrebbe ricevere in continuazione stimoli. Senza voti è possibile vivere e studiare, è possibile aiutarsi a vicenda. Collaborando si dona, ci si unisce, si cresce.

Due scuole

Scrive Giuseppe Fara, docente di psicologia dell’età evolutiva, in ‘Psicologia’, parlando dell’insuccesso scolastico:

‘La vecchia scuola pone al centro del proprio interesse l’oggetto dello studio, ciò che si deve insegnare ed imparare, i programmi, i libri di testo; e l’insegnamento, di conseguenza, è rivolto a una collettività anonima, la scolaresca; la cultura che si vuole trasmettere è la cultura del passato, come garanzia di certezza e di solidità; e i suoi contenuti sono presentati come una realtà statica e dogmatica che passivamente deve essere accolta; la maturazione dello studente deve ispirarsi al principio d’autorità e deve costruirsi sulla molla dell’individualismo e della competizione’. In questa scuola il voto è necessario come stimolo e motivazione perché si studiano cose che non interessano.

‘La scuola nuova- continua Fara- pone al centro del proprio interesse il soggetto, lo studente, con le sue personali attitudini, motivazioni, aspirazioni; ed è a lui che individualmente l’insegnamento è indirizzato; la cultura che si vuol trasmettere è ancorata ai problemi del presente e proiettata verso il futuro, come realtà da costruire con l’impegno di ognuno; e i suoi contenuti sono presentati come un prodotto della storia dell’uomo che attivamente e criticamente ha la possibilità di adoperarli per trasformare il mondo che lo circonda; la maturazione dello studente deve ispirarsi alla democrazia e deve costruirsi sulla spinta alla socialità e alla collaborazione’. In questa scuola il voto è inutile.

La collaborazione fra genitori ed educatore

 I genitori hanno il diritto di seguire i loro figli durante l’esperienza scolastica e quindi la scuola autoritaria, che non permette loro di sentirsi parte sociale di essa, usa il voto come ‘informazione’. I genitori non possono ignorare i problemi dell’infanzia e devono discutere insieme agli educatori l’atteggiamento da tenere nei confronti dei bambini perché questi non vivano a casa in un modo e a scuola in un altro, con le conseguenze negative che è facile immaginare. L’educatore per intervenire in modo corretto deve conoscere la ‘storia’ del bambino in tutti i particolari illuminanti. Questa storia, dalla nascita fino ad oggi, il genitore e l’educatore la possono ricostruire soltanto insieme. In questo modo potranno seguire lo sviluppo, i problemi, le conquiste del bambino negli anni, cioè la storia della sua maturazione; il suo prepararsi ad essere uomo o donna nel contesto di una comunità che dalla scuola si estende alla famiglia e al contesto sociale.

Proposta

A questo punto dico ai genitori: ‘Io non sono capace di giudicare vostro figlio con un numero ma mi sento capace e in dovere di capire come ha vissuto fin qui per aiutarlo a proseguire senza chiedere a lui più di quel che può dare ma anche senza trascurare nulla di ciò che lo può realizzare come persona libera e sociale’.

Il bambino di 6 anni, che arriva in prima, è il risultato di un lungo e complesso processo evolutivo. A scuola il punto di partenza è questo risultato. Se non lo si conosce non è possibile far crescere il bambino globalmente con gradualità e armonia. Solo così è possibile tentare una valutazione, descrivendo la sua storia, i suoi progressi e i suoi problemi. E’ una pagella un po’ più difficile e impegnativa da scrivere, ma è una cosa seria.

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Laboratorio di Scienze – Materiali per il lavoro in classe

Come anticipato alla fine del webinar di Maria Arcà, Un modo di fare scienza in classe, che si è svolto il 25 Gennaio scorso, vi mettiamo a disposizione una raccolta del suo materiale su Particelle e strutture – Come è fatta la materia dentro?

Consultatela e se pensate che possa esservi utile per la vostra progettazione e il lavoro in classe, scaricatela cliccando sulla copertina. In cambio vi chiediamo di riportarci i vostri commenti e opinioni, eventuali suggerimenti e una documentazione delle attività che avete svolto con i bambini.

Clicca sull’immagine per andare alla raccolta.

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«Maè, posso leggere?»

Fare inclusione attraverso il racconto e il gruppo-classe

Abbiamo ricevuto dal Gruppo Fiorentino del MCE questa testimonianza di grande valore, non solo perché racconta l’importante risorsa rappresentata dalla cooperazione tra i bambini, ma anche quanto sia fondamentale e insostituibile quella tra gli adulti che educano.

Nel video, di cui riportiamo il link più in basso, Luna Pacifici, insegnante di sostegno in una piccola scuola primaria della Maremma toscana, documenta il percorso di inclusione affrontato con le sue colleghe e tutti gli alunni. E non dimentica di ringraziare il MCE e il nostro volume «Chi ben comincia…» Parlare-scrivere-leggere a scuola!

Per ascoltare e vedere le immagini cliccate sul seguente link: https://www.facebook.com/MCEFirenze/videos/445989023919287

Clicca sull’immagine per andare alla scheda del libro
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Narrazione e didattica della storia

Nella collana RicercAzione è appena uscita la nuova edizione di un classico del MCE: L’avventura di Hula-Una storia nella Preistoria.

L’autore è Lando Landi, che è stato maestro a Scuola Città Pestalozzi di Firenze e docente di Didattica della Storia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’università fiorentina.

Landi ha scritto questa storia immaginaria per suscitare nei bambini l’interesse verso la preistoria. «La vicenda non è reale, ma il contesto, le  “strutture”, gli indizi, i personaggi… potrebbero essere realmente parte di una realtà preistorica, e sono desunti da informazioni, documenti, studi di cui, a oggi, le scienze umane e l’archeologia dispongono.».

Nella preparazione del libro l’autore si è ampiamente giovato del
suo vissuto di insegnante, delle esperienze fatte durante la conduzione
di laboratori e corsi di formazione per insegnanti, delle
competenze acquisite nel campo dell’archeologia sperimentale e
delle osservazioni sul comportamento degli animali, secondo la sua
esperienza di fotografo naturalista.

Una pubblicazione che ci offre l’occasione per riflettere su come oggi nelle scuole gli insegnanti usino la narrazione durante i loro percorsi di didattica della storia. Con quali metodi e a quale storia viene data priorità?

Aspettiamo i vostri interventi a commento di questo articolo! L’invio della documentazione dei vostri lavori ci aiuterà a creare un gruppo cooperativo di riflessione e di lavoro. Un percorso di studio condiviso.

Clicca sull’immagine per andare alla scheda del libro.

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La grande impresa del capire

« Alberto [Manzi] la chiamava tensione cognitiva, ma è bene sia chiaro che i bambini con la tensione cognitiva non ci nascono!» Sono gli adulti e in particolare gli insegnanti, che coltivando come prima cosa la propria tensione cognitiva verso il mondo, possono permettere ai più giovani di costruirla senza tarpare le loro curiosità «spalmando risposte confezionate» alle loro domande.

«Non si tratta di fare scienza in modo nozionistico, ma di stimolare i ragazzi ad imparare a pensare e a sapere indagare su quello che c’è intorno… a costruire strategie di pensiero, ad alimentare la propria capacità di immaginazione, la stessa immaginazione che usano gli scienziati! ».

Durante il webinar Un modo di fare scienza, che si è svolto il 25 Gennaio, Maria Arcà, ricercatrice in biologia molecolare e, dal 1980, responsabile per il CNR del progetto di ricerca La formazione della conoscenza scientifica nella scuola di base, cerca di illustrarci in modo concreto l’approccio educativo maturato durante quel percorso a fianco del maestro Alberto Manzi e altre insegnanti. Una strategia didattica che guida i bambini a riflessioni non troppo diverse da quelle storicamente seguite dal pensiero chimico.

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Call for papers!

Inviateci la documentazione dei lavori sulla Shoah che avete realizzato!

Immaginiamo che in questi giorni con i vostri alunni abbiate lavorato sulla Shoah. Ognuno avrà scelto di farlo secondo il proprio progetto educativo e scegliendo gli strumenti più adatti alla propria classe: film, video, testimonianze dirette… Presto il tempo consegnerà a noi, nati decenni dopo, il compito di documentare quell’episodio buio dell’umanità, in modo ricco e puntuale.

Una responsabilità che non possiamo rifiutare per garantire ai più giovani la capacità di individuare, leggere e rifiutare i soprusi e le violenze che ancora oggi uomini e donne praticano su altri uomini e donne.

Una responsabilità che come insegnanti ci obbliga anche a riflettere sul modo di fare storia a scuola, come ha messo in evidenza Franco Lorenzoni nel suo articolo postato ieri : « Il giorno della memoria ci porta a ragionare su quale ruolo abbia oggi la storia nella scuola».

L’invio della documentazione dei vostri lavori ci aiuterà a creare un gruppo cooperativo di riflessione e di lavoro. Un percorso di studio condiviso.

Come redazione MCE iniziamo mettendovi a disposizione il lavoro fatto da un maestro MCE, Daniele Zuccato, in alcune classi quinta a Venezia.

Il lavoro parte dalla lettura del libro di Ferruccio Neerman “Infanzia rubata. Storia vissuta di un bambino ebreo”. Ferruccio e sua sorella Olga erano due fratelli ebrei e si salvarono dalle persecuzioni razziali rifugiandosi con la famiglia in malga Boscosecco, nel comune di Roana. I due ragazzi di 17 e 13 anni, fuggirono da Venezia con altri parenti e amici e rimasero nascosti nella malga dall’autunno del 1943 alla primavera del 1944. A condurli nella malga ed a fargli da angelo custode fu Costante Martello, una guardia forestale di Cesuna che i Neerman hanno proposto come un Giusto tra le Nazioni a Gerusalemme.

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Gli insegnanti MCE e le tecniche di Freinet

22 Gennaio 2022 – una riflessione sul piano di lavoro.

Se siete iscritti al Movimento potrete partecipare alla giornata di studio compilando entro venerdì 21 il modulo al link https://forms.gle/xjZXjrFrZY13xXCv5

«Il Mce è nato in Italia nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet. Non si è trattato solo della introduzione e utilizzazione di alcune tecniche di base, ma di dare vita a un movimento di ricerca che ponga al centro del processo educativo i soggetti, per costruire le condizioni di un’educazione popolare, in quanto garanzia di rinnovamento civile e democratico.»

Tra noi la ricerca non si è mai fermata e continua sabato 22 con la riflessione comune sull’attualità delle tecniche nella scuola di oggi. L’osservazione, la documentazione, lo scambio di esperienze e pensieri, la cooperazione tra insegnanti ne segnano le tappe.

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